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29 nov 2010

L'Australia chiude la porta ad Assange



L'australiano Julian Assange, fondatore del sito Wikileaks che ha cominciato a pubblicare oltre 250 mila documenti segreti del Dipartimento di Stato Usa, é nel mirino anche della polizia australiana, che sta investigando se egli abbia violato leggi del suo Paese. Il governo di Canberra attende intanto richieste dagli Usa su che azione adottare contro il suo cittadino, e comunque non intende dargli rifugio. Il ministro della Giustizia Robert McClelland ha detto oggi di non aver ricevuto richieste da parte di Washington di cancellare il passaporto australiano di Assange, ma non esclude un simile provvedimento. "Potenzialmente vi è un certo numero di leggi penali che potrebbero essere state violate", ha detto. Non si sa dove si trovi Assange che è 'scomparso' dal 18 novembre, quando la magistratura svedese ha spiccato nei suoi confronti un mandato d'arresto internazionale per stupro e molestie sessuali, dopo l'accusa di due donne. Altrettanto misteriose le sue fonti, forse militari o dissidenti di qualche Paese. I suoi critici lo accusano di avere qualche 'gola profonda' nella Cia o in altri servizi di intelligence, che lo 'utilizzano per una nuova forma di guerra cibernetica. Assange ha cercato, prima che esplodesse il suo caso giudiziario per reati sessuali, di costruirsi una base operativa in Svezia, che ha leggi molto stringenti a tutela della liberta' di stampa ma il mandato di arresto, recepito dall'Interpol, gli ha chiuso quella porta. Qualche giorno prima aveva affermato di voler chiedere asilo politico alla Svizzera, ma per ora non risulta lo abbia fatto. Nei documenti del Dipartimento di Stato diffusi da Wikileaks l'Australia è descritta come un alleato "saldo come roccia" ma privo di influenza, mentre si prevede che altri dispacci riguardino la decisione del governo conservatore di John Howard di partecipare a fianco degli Usa all'invasione dell'Iraq, e la detenzione di cittadini australiani a Guantanamo. Sarebbero oltre 1.400 i documenti che menzionano l'Australia, ma non è ancora chiaro cosa contengano. Un dispaccio dell'ambasciatore Usa a Canberra tratta i retroscena del vertice Apec dei leader dell'Asia-Pacifico a Sydney nel 2007, e riferisce di un colloquio in cui il presidente Usa George W Bush esprimeva preoccupazione al presidente cinese Hu Jintao per una spedizione di parti di missili dalla Corea del Nord all'Iran, che avrebbe fatto scalo a Pechino. Il ministro della Difesa Stephen Smith ha confermato che una speciale task force intergovernativa sta studiando i documenti per accertare quale danno possa derivare dalla loro diffusione, mentre la premier Julia Gillard l'ha condannata come irresponsabile e potenzialmente dannosa all'interesse nazionale.

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