Paura è la parola chiave per capire la giornata di ieri sui mercati. Paura che la strada verso il salvataggio dell'Irlanda si riveli più tortuosa del temuto; paura che la Grecia non sia in grado di restituire il denaro ricevuto nei termini prestabiliti; paura che il contagio della crisi dei debiti sovrani si estenda a Portogallo e Spagna; paura che la Cina adotti mosse restrittive per frenare l'inflazione; paura per l'inchiesta sull'insider trading a Wall Street e perfino paura per le tensioni fra le due Coree.
Quando anche una delle poche note in grado di far sorridere nella giornata, la crescita Usa rivista a +2,5% nel terzo trimestre, viene letta in modo negativo perché solleva il dubbio che la Federal Reserve possa ridurre il piano di stimolo da 600 miliardi di dollari è chiaro che fra gli investitori l'avversione al rischio ha raggiunto livelli siderali. In questi casi si comprano dollari, Treasury e Bund, si vendono invece le azioni, ma soprattutto l'euro e i titoli «periferici» che di questi tempi restano le attività più nell'occhio del ciclone.
Si spiega così il tracollo della valuta comune, scesa ieri ai minimi da due mesi (1,3359 dollari), e la giornata di alta tensione vissuta dai mercati europei. Volendo trovare un capro espiatorio si può ricorrere alle nuove parole del cancelliere tedesco Angela Merkel che, nel tentativo di far digerire ai propri elettori l'intervento a favore dell'Irlanda, ha definito «eccezionalmente seria» la situazione dell'euro. Ma si tratta di un'aggravante, perché gli investitori stavano punendo euro ed Europa già dalle prime battute.
A finire nel mirino ieri è stata soprattutto la Spagna, colpita perché candidata insieme al Portogallo a essere una delle prossime vittime della crisi del debito pubblico. Quella di Madrid è però la quarta economia del Continente e vale da sola molto di più di Irlanda, Spagna e Grecia messe insieme ed è anche per questo che la tensione si è fatta più alta. Ieri la Borsa di Madrid ha ceduto il 3,05% e il differenziale dei titoli di stato nei confronti del bund decennale è volato al record storico di 238 punti base, anche perché per collocare 3,3 miliardi di Bonos a 3 e 6 mesi il Tesoro spagnolo ha dovuto raddoppiare i tassi. Agli altri è andata meglio, ma di poco: fra le Borse, Milano ha perso il 2,07%, Parigi il 2,47%, Francoforte l'1,72% e Londra l'1,75%; parlando di spread, quello greco è balzato a 944 punti base, quello irlandese a quota 608, quello portoghese a 444 e quello sui BTp italiani a 169.
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