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15 nov 2010

Ivano, il bello per forza: «Sabrina gelosa di me? Se è stata lei, pagherà

«Non pensavo potesse averlo fatto A saperlo sarei stato lontano mille miglia»
Ivano Russo (Ansa)
Ivano Russo (Ansa)
AVETRANA (TARANTO) - Un boccone di pizza di scarole ripiena di salsiccia, come piace a lui. «Mammà, non so se sono poi così... bellissimo». Una forchettata di orecchiette, che quelle di casa sua sono sempre le migliori. «Mammà, ma la bellezza è una condanna?». Dai e dai, alla fine uno ci crede. Se fuori dal cancello le femmine del paese fanno la fila per te, se si appostano al campo sportivo per spiarti, se sgomitano in birreria per starti vicino, beh, vorrà pure dire qualcosa, anche se di base saresti un ragazzo modesto. «In fondo non sono Alain Delon», dice infatti durante uno dei primi interrogatori (forse il più drammatico), davanti ai pm Argentino e Buccoliero, il bello di Avetrana: Ivano Russo.

Capita poi che a furia di volare come un farfallone amoroso tra i boccali del pub «102» e gli scogli di Torre Colimena, uno s'impigli le ali nella tragedia, e che di colpo i messaggini di seduzione alle amiche diventino sospetti, quasi prove a carico; capita perfino di scoprire il proprio nome nel cuore della vittima, uno scricciolo di 15 anni come Sarah, che forse così bambina non era più, e in quello della sua presunta carnefice, Sabrina, una matrona di 22 anni col vezzo dei codini da adolescente, forse così pazza di passione da indossare il suo miglior vestito per uccidere, un pomeriggio d'agosto. Sì, esci con una, con un'altra, una terza, una quarta, «la notte non andavo mai a letto prima delle quattro, la mattina m'alzavo tardi», e proprio così capita di diventare un movente. Il movente del giallo di Avetrana. Si cammina sui pezzi di vetro, ogni passo un sobbalzo, ogni scheggia l'ombra d'una menzogna, ogni coccio una ferita nell'onore. Ivano aveva respinto Sabrina, Ivano forse preferiva Sarah, dicono le tv riecheggiando verbali filtrati (come sempre) ad atti appena depositati per le parti. Sembra un Beautiful sgarrupato, invece è il reality horror d'Italia.

All'ora di pranzo nella casetta alle porte del paese, Ivano è già molto avanti con la pizza di scarole: «ha mangiato poco», dice tuttavia mamma Elena, che sempre un po' si preoccupa e dolcemente monta la guardia contro i giornalisti davanti al cancello (sì, ora la beffa è che i cronisti hanno sostituito le femmine, però è rimasta la smania, tutti in fila per Ivano, alé). Questo bamboccione di 27 anni con barbetta maliarda e occhi di brace appena velati dalle lenti da miope (tipo molto mediterraneo, più Sharif alle cime di rape che Delon alle cozze...), si confida con mamma Elena come ha sempre fatto sin da bambino: perché lei è il suo vero orizzonte, amica e confessore, autista (quest'estate lo portava ogni pomeriggio al lavoro da pasticciere precario con la puntualità di uno chauffeur di rango) e consolatrice («non sentirti in colpa per Sarah, tu non hai colpe», gli ha detto ancora e ancora).
Sospira, Ivano: «Prima pensavo che non era possibile, che Sabrina non poteva averlo fatto, ma adesso sono confuso, mammà... Se è stata lei, se è stata Sabrina, deve pagare... A saperlo sarei stato lontano mille miglia!». E per la verità gliel'aveva perfino scritto, a Sabrina, proprio quel 26 agosto, in un sms, «Sabri' non mi tirare dentro 'sta storia», un sms su cui all'inizio i pm l'hanno strizzato come uno straccio («si decide o no, signor Russo, a dirci la verità?»). Ma figurarsi se quella benedetta ragazza lo stava a sentire: Ivano era «l'ossessione» di Sabrina, ha raccontato Mariangela Spagnoletti, ex migliore amica della damina nera di Avetrana e da un pezzo ormai micidiale teste d'accusa. Oltre ai palpiti e alle ansie, Mariangela condivide con Ivano l'avvocato (in questo pasticciaccio anche i testimoni si premuniscono, non si sa mai che può succedere): Enzo Tarantino è un legale raro e sobrio, che, dopo averla fatta sparire dal villaggio globale come il coniglio d'un prestigiatore, ha suggerito anche al bellone del paese un profilo più basso.

Ma come si fa a volare rasoterra quando i quotidiani e rotocalchi tv sparacchiano la frase fatale, «rivestiti!», forse vero movente per una Sabrina umiliata nella sua femminilità e gelosa della cuginetta più bella? «Sono in imbarazzo, ma'», dice Ivano a mamma Elena, forse intuendo l'imbarazzo che può provare persino chi deve raccontare una storia così idiota e al tempo stesso così letale. Elena Baldari è una tenace madre del sud che ha fatto dei figli la ragione di vita e, dopo la morte prematura del marito, la sua unica missione. Dietro il cancello di casa fa da portavoce a quel figliolo da proteggere ad ogni costo: «Se davvero è stata Sabrina, io andrei in cella a farle una faccia di schiaffi! Dico, si può ammazzare qualcuno per una storia così?». Un po' si fa prendere la mano, mamma Elena: «Andrò da mamma Concetta a dirle: vai in carcere da tuo cognato Michele, guardalo negli occhi, qua dobbiamo sapere la verità!». Un po' deve celare l'orgoglio e lo smisurato amore che di sicuro le fanno velo: «Beh, certo che bello, è bello, Ivano mio... piace alle donne, sì, ma è sempre stato corretto, un gentiluomo, non s'è mai approfittato delle... situazioni». Sabrina insinua che piacesse pure a Mariangela, ma forse lo fa per screditare chi l'accusa. Nelle notti d'estate di Ivano compare anche Angela, la ragazza di un amico pizzaiolo a Pescara. E Sarah? «La spronavo ad andare meglio a scuola», dice il bellone ai pm, dimenticando che con la ragazzina cotta di lui e la gelosissima Sabrina tirava l'alba assieme all'amico e coetaneo Alessio Pisello: due uomini fatti, almeno per l'anagrafe. «Ma Sarah era sempre sotto la tutoria di Sabrina», aggiungeva, compunto, Ivano, prima che le qualità di educatrice della giovane Misseri venissero un po' appannate dagli eventi.

E naturalmente adesso il suo figliolo è «triste e sconfortato», giura mamma Elena. Perché Ivano, di quella notte in cui Sabrina perse forse per sempre la stima di se stessa consegnandosi ai demoni che si coccolava nell'anima, non aveva fatto parola a nessuno. Certo, al «102» lo sapevano tutti, pare persino Sarah, che incautamente sfotteva la cugina grande. Ma così andavano le cose tra una birra e l'altra, anche prima del giallo che ha fatto conoscere Avetrana agli italiani e trasformato Ivano in un personaggio che, con un boccale davanti, ora contempla la propria immagine alla tv del pub: come in un dannato e irresistibile specchio delle sue brame.

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