Non è chiaro quale sia la sorte del presidente Andry Rajoelina, fino ad oggi sostenuto dalla maggior parte delle forze armate: il Capo dello Stato dovrebbe trovarsi nella capitale, dove ieri ha votato il referendum per la nuova Costituzione che rafforza i suoi poteri. Ieri c'è statao un tentativo di golpe militare: il generale Rakotonandrasana, ex ministro delle forze armate, ha lanciato il suo appello all'ammutinamento, circondato da una ventina di ufficiali. Il numero totale degli ammutinati non supera la ventina.
Il Madagascar attraversa una forte crisi politica dal 2009 quando Rajoelina, appoggiato dall'esercito, aveva rovesciato il governo del presidente eletto Marc Ravalomanana: da allora occupa la carica di leader dell'Alta Autorità di transizione, carica che - se la nuova Costituzione fosse approvata - verrebbe confermata fino a quando non verrà eletto un nuovo Presidente, un voto tutt'altro che certo. La nuova Carta fondamentale abbassa inoltre di cinque anni l'età minima per potersi candidare alla Presidenza, permettendo così a Rajoelina di potersi presentare.
Rajoelina ha finora impedito al rivale, in esilio in Sudafrica, di tornare in patria e anzi un tribunale speciale ha condannato in contumacia l'ex presidente all'ergastolo per sedizione.
Ravalomanana, ricco uomo d'affari, era stato accusato di abuso d'ufficio e di aver ignorato le condizioni di povertà nell'isola; Rajoelina - un ex disc-jockey diventato leader politico - è stato di contro accusato di essere un demagogo poco interessato alla democrazia: di qui l'invito di parte dell'opposizione a boicottare il referendum costituzionale.
Sono in corso negoziati questa mattina in Madagascar tra i soldati ammutinati e il regime al potere che potrebbe ricorrere alla forza nel caso di fallimento delle discussioni. Lo hanno indicato fonti militari malgasce.
Nella capitale Antananarivo la vita sembra scorrere come tutti i giorni, con i negozi aperti e ingorghi nelle principali arterie di scorrimento, senza una particolare presenza militare visibile, all'indomani dell'annuncio da parte del generale ammutinato, Natale Rakotonandrasana, che aveva "sospeso tutte le istituzioni esistenti" nella grande isola dell'Oceano Indiano.
Gli ammutinati erano ancora barricati questa mattina in una caserma vicino all'aeroporto della capitale, da dove il generale Rakotonandrasana, ex ministro delle forze armate, aveva lanciato ieri il suo appello all'ammutinamento, circondato da una ventina di ufficiali. Il numero totale degli ammutinati non supera la ventina, secondo il primo ministro Camille Vital.
«Se i negoziati falliscono, il regime entrerà certamente in una fase più dura», ha indicato questa mattina una fonte nell'ambito delle forze militari regolari malgasce, sotto copertura di anonimato.
L'appello all'ammutinamento è stato lanciato mentre circa 8 milioni di elettori malgasci erano chiamati ieri a pronunciarsi tramite referendum su un progetto di costituzione su iniziativa dell'uomo forte del Paese, Andry Rajoelina. «Ci sono velleità di disordini da parte di alcuni che vogliono mettere i bastoni tra le ruote della transizione» verso un'uscita dalla crisi politica in Madagascar, ma «lo stato si assumerà le sue responsabilità» di fronte agli ammutinati, ha avvertito Rajoelina ieri sera.
Il Madagascar è sprofondato in una grave crisi politica ed economica dalla fine del 2008, quindi dopo l'esclusione del presidente eletto Marc Ravalomanana nel marzo 2009 da parte di Rajoelina, sostenuto dalla piazza e dalla maggioranza dell'esercito.
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