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15 nov 2010

I finiani: "Alle 13 diamo le dimissioni" Sacconi: "Si consuma il tradimento"





Fini: "La classe dirigente ha perso
il senso della dignità e del dovere"
In caso di voto, con Udc, Api e Mpa
Il ministro: "Premier Berlusconi 
o si va ad elezioni"

La crisi di governo prende forma oggi con i finiani che lasciano il governo e il ministro Sacconi che li saluta come «traditori».

Il viceministro Urso e i sottosegretari Menia e Bonfiglio invieranno stamattina a Silvio Berlusconi alle 13 la lettera con le proprie dimissioni dall'esecutivo. A loro poi si aggiungerà il sottosegretario dell'Mpa Reina. A confermare l'addio lo stesso Urso. «Stamattina, come annunciato, ci saranno le dimissioni irrevocabili degli esponenti di Fli al governo», annuncia il coordinatore di Futuro e libertà ai microfoni di Skytg24. 

Tra le reazioni degli ex avversari, ecco quella del Ministro del Welfare, Maurizio Sacconi: «Con il ritiro della delegazione dei finiani dal Governo si sta consumando il tradimento». Lo ha detto a Cividale (Udine), prima di partecipare ad un convegno di Confindustria. E ha aggiunto: «In questa difficile fase politica deve prevalere una regola oggettiva: o Berlusconi o elezioni». Per Sacconi «Occorrono governi coesi, e se dovesse cadere questo Governo il meno peggio sarebbe andare al voto». 

Il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervenendo alla presentazione del rapporto «L'Italia che c'è», dell'Associazione «Italia decide» ha sottolineato stamane che «tra le responsabilità della classe dirigente c'è anche quello di aver smarrito quel senso della dignità, della responsabilità e del dovere che dovrebbero essere proprie di chi è chiamato a ricoprire cariche pubbliche. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, come prevede un articolo della Costituzione che è tra i meno citati e conosciuti». 

All'incontro erano presenti il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. «Solo riscoprendo il carattere vincolante di queste parole dal sapore antico ma sempre straordinariamente attuale -ha aggiunto Fini- sarà possibile far riacquistare alla politica una piena credibilità. Partendo da questo pressupposto, etico prima ancora che politico, occorre dunque chiedersi come si possa ricostruire una strategia che ridia speranza e futuro all'Italia». 

Se si andasse a elezioni anticipate, per il coordinatore del partito finiano Adolfo Urso Futuro e Libertà si alleerebbe con Udc, Api e Mpa. «Se - osserva - non fosse possibile realizzare, come noi pensiamo, un nuovo governo e si andasse per scelta di altri alle elezioni anticipate, traumatiche per il paese, noi andremmo al voto con un'altra coalizione di centrodestra per voltare pagina». 

«Certamente - spiega Urso - con Casini, con il Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo, con Alleanza per l'Italia di Rutelli e comunque con le altre forze produttive del paese che vogliono nel centrodestra e dal centrodestra voltare pagina a fare davvero le riforme». L'uscita dall'esecutivo è quasi completa. «Entro le 13 di oggi consegneremo le nostre lettere di dimissioni irrevocabili dal governo», spiega il sottosegretario di Fli alle Politiche agricole Antonio Buonfiglio. Le lettere di dimissioni dei membri del governo di Fli, ha spiegato Buonfiglio, sono composte da «tre righe asciutte, senza commenti».

Intano ieri Berlusconi ha fatto la sua mossa. «Noi andremo avanti al Governo con la fiducia che, sono sicuro, avremo al Senato e, credo, anche alla Camera», ma se a Montecitorio andasse male «si andrà a votare per la Camera stessa». Berlusconi ieri ha rotto il silenzio e in una telefonata alla convention "Dalla parte del Cavaliere" per spiegare il piano per il governo. Innanzitutto, ha detto no al governo tecnico, o a qualsiasi ribaltone: «Ci sono professionisti della politica ormai vicini all'età in cui grandi leader come Bush e Blair scrivono le loro memorie che possono aspirare alla presidenza del Consiglio o della Camera solo attraverso decisioni di palazzo- così il Cavaliere- quindi agendo come se la gente non esistesse. Ma questa non è democrazia, è solo partitocrazia». Poi, il piano per la fiducia e l'idea del voto solo per Montecitorio: «Andremo avanti a governare con la fiducia che ci verrà data al Senato e, penso, anche alla Camera. Se non ci verrà data - avverte - andremo a votare per la Camera»

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