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26 nov 2010

Governo sotto, slitta la riforma Gelmini

Doveva essere la giornata del secondo sì alla riforma Gelmini. Ma quella di ieri verrà ricordata soprattutto per la nuova escalation fatta registrare dalle proteste di studenti e ricercatori. Che dalle piazze e dai tetti delle facoltà si sono estese ai monumenti storici: il Colosseo, la torre di Pisa, la Mole antonelliana. Mentre il voto sul ddl che riscrive le regole sul reclutamento e riforma la governance degli atenei è slittato a martedì 30 novembre.
A deciderlo è stata la conferenza dei capigruppo di Montecitorio che, nonostante la contrarietà della Lega, ha accolto la proposta in tal senso avanzata dal Pd. Non è riuscito dunque alla maggioranza lo sprint auspicato dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e dalla relatrice Paola Frassinetti (Pdl). Complice una nuova spallata assestata dai finiani. In mattinata infatti il governo è andato sotto su un emendamento di Fabio Granata (Fli) che ha specificato come l'attuazione dell'articolo 16 del ddl, sull'abilitazione scientifica nazionale, debba avvenire a costo zero. La modifica ha incontrato il consenso di Pd e Udc ed è passata con con 282 sì, 261 no e tre astenuti. E anche se la titolare di viale Trastevere si è affrettata a definirlo un cambiamento di «scarso rilievo», il colpo si è fatto sentire. Tanto è vero che la diretta interessata ha subito aggiunto che «se il provvedimento verrà stravolto, il governo è pronto a ritirare il testo». Ripetendo in serata, ai microfoni del Tg1, che il provvedimento è «molto importante per combatter le baronie».
Da quel momento i lavori dell'assemblea sono proseguiti stancamente. Tra la soddisfazione del capogruppo democratico Dario Franceschini («ci sono i numeri per la sfiducia») e il timore neanche tanto strisciante dell'esecutivo di subire nuove imboscate, l'esame è arrivato all'articolo 18 (sui 25 dell'intero testo). Alla ripresa si ricomincerà da un emendamento anti-dinastie negli atenei presentato dall'Idv. Ieri è passato quello che chiude l'epoca dei rettori a vita: potranno restare in carica solo un mandato, per un massimo di sei anni.
Fuori dall'aula invece sono proseguite le proteste. A cominciare da Roma dove, a un sit-in davanti Montecitorio e a cortei improvvisati per le vie del centro e sul Lungotevere, è seguita l'"occupazione simbolica" del Colosseo. Decine di ragazzi sono entrati nell'anfiteatro Flavio e dal secondo anello hanno srotolato lo striscione: «Nessun taglio, nessun profitto».

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