Di Pietro: "Premier nella palude"
Bersani: delirio un esecutivo-bis
Bersani: delirio un esecutivo-bis
ROMA
«Berlusconi andrà avanti», ma «io preferirei andare alle elezioni». Umberto Bossi è convinto che alla fine il governo la spunterà, nel voto decisivo del 14 dicembre, ma che ostinarsi a tenere insieme una coalizione fragile può essere un errore: «Con il voto ci pensa il popolo a raddrizzare il governo», dice il Senatùr. Nel Palazzo, in attesa dell’approvazione della legge di stabilità e della successiva discussione in Parlamento della crisi, sono giorni convulsi.
L’opposizione accusa Berlusconi di dar vita ad un tentativo di compravendita di parlamentari che assicurino una continuità al suo governo, ma la maggioranza respinge le accuse. «Siamo in piena palude, dove tutti stanno cercando di salvare la poltrona - attacca Antonio Di Pietro - e con un premier che ha dato mandato a specifici suoi emissari di comprare il consenso». «Questa non è democrazia - aggiunge- questa è, da una parte dittatura, e dell’altra ridicolo. Il ridicolo che copre questo parlamento che tira a campare perchè non riesce ad assumersi le sue responsabilità».
«L’opposizione è un po’ strabica - replica il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto - quando c’è un parlamentare della maggioranza che esce dalla maggioranza è un fatto di grande democrazia, se succede l’inverso allora è un fatto di compravendita». «Il primo governo presieduto da un post comunista, quello di D’Alema - aggiunge Cicchitto - nacque perchè parlamentari provenienti da Forza Italia si spostarono e votarono per quel governo. In quel caso non fu compravendita, ma un’operazione nobilissima. Se succede l’inverso si tratta di mercato delle vacche, è una visione leggermente unilaterale».
Quanto agli scenari che potrebbero aprirsi in caso di crisi, la maggioranza si mostra compatta sulla necessità di proseguire l’azione di governo: «Credo che il lavoro del governo meriti la fiducia e il 14 dicembre il governo potrà riprendere la propria marcia», dice il ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
«Il governo non si rafforza nè si indebolisce - aggiunge Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl e ministro della Difesa - Sta lavorando, le chiacchiere stanno a zero. Noi lavoriamo, siamo il governo del fare, le chiacchiere le lasciamo agli altri».
Ma l’opposizione torna a bocciare l’ipotesi di un Berlusconi-bis: «sarebbe un delirio - dice Pier Luigi Bersani - ma se si associa a una crisi finanziaria, è un doppio delirio». E Anna Finocchiaro, capogruppo dei Democratici al Senato, ribadisce la necessità di un governo di responsabilità «per affrontare le questioni più urgenti e dare fiato e speranza alle imprese e ai lavoratori che hanno perso il lavoro o rischiano di non trovarlo mai».
«Berlusconi andrà avanti», ma «io preferirei andare alle elezioni». Umberto Bossi è convinto che alla fine il governo la spunterà, nel voto decisivo del 14 dicembre, ma che ostinarsi a tenere insieme una coalizione fragile può essere un errore: «Con il voto ci pensa il popolo a raddrizzare il governo», dice il Senatùr. Nel Palazzo, in attesa dell’approvazione della legge di stabilità e della successiva discussione in Parlamento della crisi, sono giorni convulsi.
L’opposizione accusa Berlusconi di dar vita ad un tentativo di compravendita di parlamentari che assicurino una continuità al suo governo, ma la maggioranza respinge le accuse. «Siamo in piena palude, dove tutti stanno cercando di salvare la poltrona - attacca Antonio Di Pietro - e con un premier che ha dato mandato a specifici suoi emissari di comprare il consenso». «Questa non è democrazia - aggiunge- questa è, da una parte dittatura, e dell’altra ridicolo. Il ridicolo che copre questo parlamento che tira a campare perchè non riesce ad assumersi le sue responsabilità».
«L’opposizione è un po’ strabica - replica il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto - quando c’è un parlamentare della maggioranza che esce dalla maggioranza è un fatto di grande democrazia, se succede l’inverso allora è un fatto di compravendita». «Il primo governo presieduto da un post comunista, quello di D’Alema - aggiunge Cicchitto - nacque perchè parlamentari provenienti da Forza Italia si spostarono e votarono per quel governo. In quel caso non fu compravendita, ma un’operazione nobilissima. Se succede l’inverso si tratta di mercato delle vacche, è una visione leggermente unilaterale».
Quanto agli scenari che potrebbero aprirsi in caso di crisi, la maggioranza si mostra compatta sulla necessità di proseguire l’azione di governo: «Credo che il lavoro del governo meriti la fiducia e il 14 dicembre il governo potrà riprendere la propria marcia», dice il ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
«Il governo non si rafforza nè si indebolisce - aggiunge Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl e ministro della Difesa - Sta lavorando, le chiacchiere stanno a zero. Noi lavoriamo, siamo il governo del fare, le chiacchiere le lasciamo agli altri».
Ma l’opposizione torna a bocciare l’ipotesi di un Berlusconi-bis: «sarebbe un delirio - dice Pier Luigi Bersani - ma se si associa a una crisi finanziaria, è un doppio delirio». E Anna Finocchiaro, capogruppo dei Democratici al Senato, ribadisce la necessità di un governo di responsabilità «per affrontare le questioni più urgenti e dare fiato e speranza alle imprese e ai lavoratori che hanno perso il lavoro o rischiano di non trovarlo mai».
Nessun commento:
Posta un commento