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14 nov 2010

Berlusconi: «Fiducia oppure al voto Ma solo per rinnovare la Camera»

BOCCHINO (FLI): «UN ESCAMOTAGE, IL PREMIER SI DIMETTA». BOSSI: «È UN GIOCO AL RIBASSO»

Il Cavaliere: «Otterremo il via libera. Il governo

andrà avanti». Affondo contro la Rai e i giornali


Silvio Berlusconi (Ansa)
Silvio Berlusconi (Ansa)
MILANO - È sicuro che il governo otterrà il via libera alla fiducia sia al Senato che alla Camera. Se però questo non dovesse accadere a Montecitorio, dove i numeri per l'esecutivo sono al momento meno favorevoli, si tornerà a votare soltanto per rinnovare quel ramo del Parlamento. All'indomani della lettera a Schifani e Fini nella quale comunica l'intenzione di arrivare al voto di fiducia dopo l'approvazione della Finanziaria, Silvio Berlusconi interviene per telefono alla convention milanese del Pdl. «Andremo avanti a governare con una fiducia che ci verrà data al Senato - dichiara il presidente del Consiglio - e che penso ci verrà data anche alla Camera. E se ci dovesse essere una fiducia che non c'è alla Camera benissimo, si andrà a votare per la Camera stessa dei deputati e vedremo che cosa decideranno gli italiani». Dopo la crisi scoppiata nel centrodestra per lo strappo dei finiani, Berlusconi torna ad attaccare i suoi avversari: «Ci sono dei professionisti della politica che possono aspirare a diventare presidente del Consiglio, o della Repubblica, solo grazie a compromessi di palazzo, ma questa non è democrazia: è solo partitocrazia». Non manca anche l'affondo sulla Rai («È una cosa indegna avere una tv pubblica di questo tipo») e i giornali («Non leggeteli, descrivono una situazione che non c'è e che è indipendente dagli elettori, descrivono posizioni politiche partitocratiche. La verità è che gli elettori esistono e che al 60% sono con me»). Nel giorno delle primarie del centrosinistra, poi, Berlusconi ufficializza l'appoggio del Pdl a Letizia Moratti nella corsa alla poltrona di sindaco di Milano: «Tutti gli in bocca al lupo a Letizia Moratti».

BOSSI - «Secondo me Berlusconi vuole andare al voto, perciò gioca al ribasso. Io giocherei invece al rialzo», ha detto Umberto Bossi, riferendosi al fatto di votare per una sola Camera al posto dell'intero Parlamento. «A me Fini ha detto che non gli dà fastidio vedere Berlusconi fare il presidente del Consiglio, io sto alle sue parole».

I FINIANI - In ogni caso, la resa dei conti ci sarà soltanto dopo l'approvazione della legge di stabilità. La mossa di Berlusconi di chiedere la discussione del voto di fiducia prima al Senato e poi alla Camera, con la possibilità di andare al voto solo per un ramo del Parlamento, dopo l'ira del Pd suscita però anche la dura reazione dei finiani. «L'ipotesi del solo scioglimento della Camera in caso di sfiducia è un escamotage che ha il solo obiettivo di tranquillizzare quei senatori pronti a sostenere un percorso di responsabilità che eviti al Paese l'ennesima campagna elettorale», afferma il capogruppo di Fli alla Camera, Italo Bocchino. «Restiamo convinti che sarebbe opportuna una scelta nell'interesse dell'Italia, con le dimissioni del governo e l'avvio di un percorso virtuoso che richiami tutte le forze politiche alla responsabilità verso i cittadini», conclude.

I MINISTRI - Diversa la posizione di alcuni rappresentanti del governo. «Questo governo farà approvare, anche con un voto di fiducia, la terza finanziaria di rigore - conferma a Rtl 102.5, il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. - I conti sono a posto, il Paese si è salvato dalla grande crisi». La Finanziaria, prosegue, «destina risorse a scuole, università, alla produttività, alleggerisce i tagli, soprattutto sulla parte sociale dei comuni. È una Finanziaria da tempi difficili che risponde alle esigenze del Paese». Poi, rivolgendosi all'opposizione seppur senza citarla, aggiunge: «Lorsignori sanno fare meglio? Vogliono tornare alle Finanziarie da assalto alla diligenza? Lo dicano, vogliamo tornare alla melassa, ai governi che si fanno e si disfano». Parla anche il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini: «I continui attacchi a Berlusconi e che tendono ad archiviare gli ultimi 15 anni di storia del Paese hanno un effetto ricostituente e vitaminico sul presidente del Consiglio». «Se questo governo cade - conferma - l'unica alternativa è il voto, è tornare dagli elettori». «Non si può chiamare tecnico - spiega il ministro - un governo che vedrebbe chi ha vinto le elezioni andare all'opposizione e chi è uscito sconfitto dalle urne guidare il Paese».

LA LETTERA A FINI E SCHIFANI - Berlusconi aveva già sancito le prossime mosse in una lettera inviata ai presidenti dei due rami del Parlamento, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Il Cavaliere, si legge, renderà «comunicazioni presso il Senato della Repubblica sulla situazione politica - anche alla luce del preannunciato ritiro della componente di Futuro e libertà per l'Italia dal governo da me presieduto - immediatamente dopo la definitiva approvazione della legge di stabilità e del bilancio dello Stato. Adempimenti, questi ultimi, la cui inderogabile necessità ai fini di una positiva stabilizzazione del nostro quadro economico e finanziario è stata da più parti, anche in modo estremamente autorevole, sottolineata». «Su tali comunicazioni - prosegue la lettera del premier - il governo ha intenzione di verificare il permanere del rapporto di fiducia da parte del Senato e, immediatamente dopo, da parte della Camera dei deputati».

NAPOLITANO - Un passaggio importante, per l'esecutivo. Apprezzato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Secondo il Capo dello Stato, è bene che «il governo e tutte le forze politiche» siano d'accordo che bisogna dare priorità all’approvazione della Finanziaria per poi affrontare il capito della «crisi politica», in sintonia con il richiamo espresso dal presidente della Repubblica. «D'altronde ci si regolò analogamente nelle vicende di fine anno 1994».

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