L'Iran come il mostro da isolare
Il Re dell'Arabia Saudita Abdullah chiese "ripetutamente agli Stati Uniti di attaccare l'Iran per mettere fine al programma nucleare di Teheran". A rivelarlo sono alcuni dei documenti inviati da ambasciate e consolati di tutto il mondo al Dipartimento di Stato americano, diffusi da WikiLeaks e pubblicati da cinque fra i maggiori giornali internazionali: New York Times, Guardian, Le Monde, El Pais e Der Spiegel.
Dai documenti emerge che alcuni paesi arabi chiesero agli Stati Uniti di intervenire contro Teheran. In un incontro con il generale americano David Petraeus, l'ambasciatore saudita a Washington Adel al-Jubeir fece invece presente che Re Abdullah chiese agli americani "di tagliare la testa del serpente".
La questione iraniana è centrale in numerosi dei documenti resi pubblici. Il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak nel giugno 2009 dichiarò che era necessario fermare l'acquisizione di materiale nucleare dell'Iran in un periodo di tempo compreso "fra i sei e i diciotto mesi". Sempre lo scorso anno il capo dell'intelligence militare israeliana Amos Yadlin affermava che "Israele non è nella posizione di sottovalutare l'Iran e farsi sorprendere come gli Stati Uniti l`11 settembre 2001".
Nel maggio dello scorso anno, inoltre, il primo ministro israelianoBenyamin Netanyahu spiegava ai diplomatici americani di essere d'accordo con il presidente egiziano Hosni Mubarak: un Iran nucleare costringerebbe tutti gli altri paesi della zona a sviluppare armi nucleari, "la più grande minaccia all'impegno di non proliferazione dai tempi della crisi dei missili di Cuba".
Anche i funzionari di Giordania e Bahrain chiesero ripetutamente di bloccare il programma nucleare iraniano, in qualsiasi maniera, anche militare. I leader dell'Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti e dell'Egitto definirono invece l'Iran "diabolico", una "minaccia esistenziale", una potenza che "ci porterà in guerra".
Parlando con i diplomatici americani, il Re del Bahrein Hamad bin Isa al-Khalifa sosteneva che "lasciare andare avanti il programma di Teheran era più rischioso che fermarlo", mentre il presidente del senato giordano Zeid Rifai dichiarava: "Bombardate l'Iran, oppure vivremo con una bomba iraniana". A favore di azioni contro l'Iran era anche il principe di Abu Dhani Sheikh Mohammad bin Zayed: "Penso che questo tizio ci porterà in guerra, è questione di tempo", aveva dichiarato ai diplomatici americani. "Personalmente non voglio rischiare con uno come Ahmadinejad, è giovane e aggressivo".
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