Italia solo venitreesima, ma la nostra sanità è da podio
Come ogni classifica che si rispetti, nemmeno questa è perfetta. E sono gli stessi inventori, quelli della rivista americana Newsweek, a riconoscerlo. Eppure, a differenza delle numerose rilevazioni statistiche elaborate da centri studi, Ong e istituzioni internazionali che quasi mensilmente diffondono dati e commenti a corollario, la classifica dei «migliori Paesi del mondo» redatta dal magazine Usa allarga lo spettro dell'indagine.
Non si focalizza infatti su un unico parametro (per quanto complesso possa essere), ma sceglie cinque categorie (istruzione, sanità, qualità della vita, dinamismo economico e clima politico) per misurare la «salute» di un Paese. Modelli matematici, parametri aritmetici e algoritmi al fine di dare un valore quasi «fisico» alla forza o debolezza di una nazione e di misurarlo con gli altri concorrenti.
Un centinaio sono i Paesi presi in considerazione, la metà circa di quelli del pianeta. Un lavoro complesso durato diversi mesi, scrive Newsweek, al quale hanno lavorato società di consulenza, think tank, premi Nobel. Certo paragonare i dati o le statistiche di un Paese ricco e di uno povero, di uno dove la mortalità infantile è elevata con un altro, come il Giappone, che detiene il record di centenari rischia di essere un autogol e soprattutto di non fornire spiegazioni esaustive. Ma è qui che il metodo utilizzato dalla rivista viene in soccorso.
Esso infatti consente un rapido e immediato confronto fra Paesi simili per grandezza, popolazione, prodotto interno lordo. E non solo. Ad esempio dati alla mano spiega, pur non negando la vitalità del mercato di giganti come la Cina e il Brasile, perché Paesi piccoli come la Slovenia o l'Estonia hanno performance migliori in quasi tutte le categorie. In fondo è vero che la Cina è la seconda economia del mondo, ma la metà dei suoi 1,3 miliardi di abitanti vive in povertà.
Nessun primato per il Belpaese
Un giorno qualcuno ci spiegherà perché i giapponesi sono i più longevi. Sarà per la prevenzione o per l'alimentazione, o banalmente il loro Dna è a prova di acciacchi. Per ora non resta che guardare gli abitanti del Sol Levante con un pizzico di invidia e issare il Giappone in vetta alla classifica: ha il sistema sanitario migliore, certifica Newsweek. All'opposto dello Zambia o del Burkina Faso dove la sanità più che carente è assente e l'aspettativa di vita precipita attorno ai 45 anni.
Basta scorrerlo il dossier di Newsweek, questo «The World's Best Countries» (I migliori Paesi del mondo) per trovare di tutto. Conferme e sorprese. In fondo non è così strano che i popoli scandinavi occupino tre dei primi sei posti della classifica. Riassumendo: la Finlandia è il Paese migliore del mondo. Precede la Svizzera e la Svezia. I norvegesi però non possono certo lamentarsi, sono sesti nella classifica globale, ma per qualità della vita battono tutti.
C'è anche l'Italia. Ventitreesimo posto, due posti sotto la Spagna. Davanti abbiamo però 12 Paesi europei e anche se in fatto di sanità saliamo addirittura sul podio, nelle altre quattro categorie siamo ben nascosti in mezzo al gruppo. Trentaquattresimi per l'istruzione, ventiduesimi per la situazione politica e addirittura 44esimi se si prende l'economia, ovvero competitività, dinamismo, apertura dei mercati. E non sono una novità le difficoltà dell'Africa a uscire dalle secche: otto delle ultime dieci nazioni sono africane. Vale anche in questo «gioco» molto sofisticato fatto da Newsweek il detto «piccolo è bello». Perché alla fine i parametri migliori sono prerogativa dei Paesi piccoli. Meglio se ricchi. Anzi, se ricchi scalano le classifiche. Come capita ai nordici. Ma anche a Slovenia o Estonia. Mercati emergenti, società dinamiche che mettono in imbarazzo Brasile, Turchia e la fresca seconda economia mondiale, quella Cina dove il Pil corre di pari passo con l'export, ma dove la metà degli 1,3 miliardi di abitanti vive in condizioni di miseria.
Le cose vanno bene nei Paesi che investono (o investono bene) in istruzione. Non è un caso che la Finlandia sia la prima. Per azzerare il gap, scrive Newsweek, servono nidi e asili di alta qualità. Ma non bastano scuole efficienti o insegnanti motivati a far correre gli alunni. La famiglia gioca un ruolo decisivo: all'età di 3 anni i figli di professionisti sono da un punto di vista dell'apprendimento (misurabile in vocaboli conosciuti e nei test di intelligenza) quasi un anno avanti rispetto ai coetanei provenienti da famiglie più povere.
La classifica offre un ritratto delle varie nazioni. Quanto esauriente non si sa. Altre ricerche ci dicono che per gli amanti della tavola la Spagna (anche qui precede l'Italia) è la nuova Mecca e che gli olandesi sono stati soppiantati dai cechi in quanto a gourmet e sesso. E poi se proprio volessimo cercare un'altra curiosità ecco che scopriremmo che gli albanesi, fra i fanalini di coda in Europa, hanno in realtà un'aspettativa di vita di 78 anni, appena uno di meno dei tedeschi. Che pure sono tornati locomotiva d'Europa e in quanto a reddito surclassano gli abitanti di Tirana e Durazzo. Un mistero pure questo.
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