Metti mi piace

13 ago 2010

La doppia estate di Marchionne: osannato in America, nel mirino in Italia


Sergio Marchionne


Non è un'estate semplice per l'ad Fiat Sergio Marchionne, chietino di nascita, canadese di adozione. Almeno in Italia. Nonostante unconterraneo illustre come il leader Cisl, Raffaele Bonanni, abbia dichiarato a Panorama: "Marchionne non fa ricatti, vuole certezze. E ha ragione. Per questo troveremo la soluzione a tutti i problemi, alla faccia di chi non ha capito che la musica è cambiata". Di fatto le scelte del manager hanno attirato le critiche di molti, tra i sindacati (Fiom in testa), inConfidustria, nel Palazzo della politica, a destra come a sinistra.

Il rilancio dello stabilimento di Pomigliano, ma solo a certe condizioni; la scelta di spostare la produzione della nuova monovolume da Mirafiori in Serbia; la sfida a Confindustria con la proposta, poi rientrata, che Fiat potrebbe svincolarsi dal contratto nazionale; l'ultimatum ai sindacati agarantire certi standard di produzione: ecco i capitoli lungo i quali si declina una precisa strategia per il rilancio del Lingotto, che richia di essere una vera rivoluzione nei rapporti industriali in Italia.
Una svolta che però è stata interpretata, da più parti, come un passo indietro.  A questo si aggiunge la crisi del mercato auto in Italia che sembra non aver fine: a luglio le immatricolazioni hanno fatto registrare un-25,97 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E ad andare male sono state soprattutto le italiane (-35,46 per cento). Dati che evocano scenari preoccupanti per gli stabilimenti automobilistici ancora attivi nel paese con il rischio del trasferimento della produzione in blocco nei paesi in via di sviluppo.

Eppure è in corso anche un'altra estate per Sergio Marchionne. Quellaamericana, segnata dagli applausi da parte degli operai di Detroit, daglielogi del presidente Barack Obama, che gli ha fornito i miliardi necessari per far ripartire la Chrysler a rischio chiusura. In soli 15 mesi il pianoMarchionne, siglato dai sindacati americani, ha portato l'azienda dal fallimento all'utile operativo. Dall'America, quindi, arriva una lezione per il rilancio dell'industria automobilistica in Italia.

Ma nel nostro paese tutto sarà più difficile, visto che gli aiuti di Stato non potranno essere così corposi come quelli concessi dall'amministrazione Obama.
Senza contare una maggiore flessibilità salariale e contrattuale - ostacolata dai sindacati di sinistra - che potrebbe essere richiesta agli operai italiani, anche per evitare lo spostamento della produzione nell'Est Europa. Insomma, la ricetta Marchionne richiederà uno sforzo enorme alle parti in causa. Quello che c'era da dire l'ad Fiat l'ha già detto: dal paese ora si aspetta un sì o un no. La palla quindi passa a sindacati, politica e Confindustria: sapranno accettare in autunno le sfide poste dalla Fiat?

Nessun commento: