L'affascinante controllore di volo ha annunciato la fine degli scioperi. Ora è una star, anche del web
MADRID – Mai, prima d'ora, le rivendicazioni dei controllori di volo avevano ricevuto tanta attenzione e tanto sostegno, in Spagna. Mai la decisione di sospendere un'agitazione lunga cinque mesi era stata applaudita con tanta euforia. E non soltanto perché ha salvato le ferie del Paese. La notizia della tregua nei giorni di massimo traffico turistico è stata porta dal volto buono del duro sindacato dei controllori di volo. Buono, ma soprattutto bello. Un dottor House ragazzino. Un David Beckham simpatico. Un Clint Eastwood nella sua giovanile epopea western.
Chiunque abbia arruolato Cesar Cabo come portavoce di una delle categorie più attaccate del panorama sindacale spagnolo, i super retribuiti «uomini radar», ha avuto un formidabile intuito mediatico. La stropicciata, perfida immagine dei controllori di volo che possono bloccare a terrasine die migliaia di innocenti passeggeri si è magicamente distesa nell'irresistibile limpidezza degli occhi blu di Cesar. Le ragioni dei controllori, la loro disponibilità a deporre le armi dello sciopero se solamente si consentisse loro di ridurre l'orario di lavoro, per potersi dedicare di più alla vita personale e famigliare, ha scatenato il consenso. In particolare quello femminile. E specialmente per il portavoce di tanta ragionevolezza. I telegiornali hanno indugiato sui primi piani del segretario di Comunicazione della Unione sindacale dei controllori aerei (Usca), anziché girare rapidamente su immagini di repertorio di decolli, torri di controllo, bivacchi di viaggiatori.
Le riviste rosa hanno colto al volo la nascita della nuova stella e Cesar Cabo si è trovato a dover raccontare i fatti suoi, «No, non sono sposato», «Però sono fidanzato», «Come mi tengo in forma? Mah, sono soltanto un po' dimagrito negli ultimi tempi», anziché illustrare i nodi del contratto collettivo: il tetto massimo di 1.670 ore lavorative all'anno, i servizi di guardia, la volontarietà degli straordinari, il salario medio annuo di 200 mila euro fino al 2013.
Internet ha preceduto le pagine di quotidiani dedicate alla causa dei controllori, così ben personificata. La passione serpeggia nella blogosfera; e su Facebook, ovviamente, si sono già radunate migliaia di ammiratrici, rese audaci dall'anonimato e dalla impudica sensazione di essere una folla: «Aye, Cesar! Tu ci porti in cielo!». O, più esplicitamente: «Voglio che Cesar Cabo controlli il mio spazio aereo». Peggio ancora, è nato il gruppo «Signore che vogliono che Cesar Cabo faccia perdere loro il controllo». Una lezione per i sindacati di tutto il mondo: ciò che conta non è il contenuto della piattaforma, ma il physique du rôle di chi ci sta sopra.
Nessun commento:
Posta un commento