Intercettazioni, Fini frena sui tempi
Il presidente della Camera: ««Non c'è nessun bisogno di correre». Il premier: «Si rispettino i tempi»
Gianfranco Fini |
BERLUSCONI - A fine giornata arriva sull'argomento, secondo l'Agi, il pensiero di Silvio Berlusconi: «Si va avanti e si chiude. Rispettando i tempi. Non posso certamente farmi ricattare su un punto votato all'unanimità dall'ufficio di presidenza del partito». Il premier, al telefono con alcuni esponenti del Pdl, ha confermato tutta l'intenzione di andare avanti «ad ogni costo» sul ddl intercettazioni e ha ricordato proprio la riunione dell'8 giugno, quell'incontro al quale hanno partecipato anche gli esponenti «finiani» e che si è aperto proprio con la lettura del programma elettorale. Il presidente del Consiglio in quell'occasione ha letto più volte quel passaggio sottoscritto anche da Fini prima delle elezioni. E ai suoi interlocutori oggi ha sottolineato il voto unanime del partito: sui contenuti del ddl che «non è più modificabile» e sui tempi stabiliti, ovvero entro la fine di luglio. «Altrimenti se c'è qualcuno che vuole prendersi la responsabilità di far cadere il governo - questo il suo ragionamento ripetuto anche oggi - si va a votare». Dunque il Cavaliere a rallentare non ci pensa proprio. In precedenza era arrivata la nota congiunta dei presidenti dei gruppi parlamentari del Pdl al Senato e alla Camera: Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto chiedono che «le norme sulle intercettazioni entrino in vigore presto», sottolineando che per il partito di maggioranza relativa non ci sono spazi per modifiche rispetto al testo del Senato concordato «unanimemente nell'ufficio di presidenza del Pdl» che è da considerarsi «definitivo».
IL PD - Nei giorni scorsi il Partito democratico aveva chiesto a Fini di rispettare regolamento e tempi per l'iter del provvedimento. «Qualunque forzatura sarà considerata dal Pd inaccettabile», aveva sottolineato Franceschini in una lettera indirizzata anche al presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno. «In base al regolamento - aveva spiegato l'ex segretario del Pd - il provvedimento non può arrivare in aula prima di settembre». «Al Senato il testo è stato stravolto nei suoi punti cardine - afferma in una nota la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti - e adesso la commissione Giustizia della Camera dovrà esaminarlo a fondo, in tutta tranquillità e senza alcuna fretta. Le modifiche sono così consistenti che l'esame è come se ripartisse da zero». Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, attacca il Pdl: «Franceschini ha chiesto a Fini che siano garantiti i tempi; Fini ha risposto che le procedure saranno rispettate; Cicchitto dice che si fa tutto entro agosto... vuol dire che pensa che non si faranno modifiche alla Camera. Ma cosa intende, Cicchitto, che dobbiamo solo alzare la mano? Non sa a cosa vanno incontro... Siamo oltre ogni limite».
LE ALTRE REAZIONI - «Che Fini rassicuri sui tempi di discussione parlamentare è qualcosa che ci fa piacere visto il suo ruolo istituzionale - afferma Luigi de Magistris, eurodeputato Idv - ma che risulta politicamente superflua. L'urgenza infatti è che questo ddl non passi anche grazie alla coerenza dei finiani: ecco, su questo punto dovrebbe rassicurare il Paese, visto che questa coerenza, ad oggi, non c'è stata». A De Magistris risponde indirettamente Italo Bocchino. «Non abbiamo nessuna intenzione di porre degli 'aut aut' - afferma il vicepresidente dei deputati del Pdl - e nel caso in cui ci venisse detto di 'prendere o lasciare', noi prenderemmo per spirito di appartenenza al partito, ma faremmo notare che questo testo ha delle controindicazioni». Dal canto suo, il presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno assicura che «sarà garantito tutto l'approfondimento che merita un provvedimento così rilevante tenendo conto ovviamente che l'esame riguarderà esclusivamente le numerose norme modificate al Senato».
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