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2 giu 2010

a casa di Bertolaso, Zampolini accusa «Pagava Anemone. Alloggi a Di Pietro. Lavori a chi era indicato da Prodi, Veltroni, Rutelli»

La casa di Bertolaso, Zampolini accusa
ROMA
 —«L'affitto della casa di via Giulia di Guido Bertolaso l'ho versato io per conto di Diego Anemone. Era un piccola casa, Diego mi dava i soldi in contanti che io portavo al proprietario. Aveva anche provveduto a ristrutturarla». È il 18 maggio. Di fronte ai magistrati di Perugia parla l'architetto Angelo Zampolini. Conferma i sospetti degli inquirenti. E smentisce la versione fornita dal capo della Protezione civile che aveva negato fosse stato il costruttore a mettergli a disposizione quell'appartamento. Poi gli viene chiesto se sappia che tipo di rapporti c'erano tra l'ex ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro e Angelo Balducci. Zampolini glissa. Ma quattro giorni dopo chiede di essere nuovamente interrogato. E rivela: «Io so che Balducci fece avere al ministro due case in affitto a Roma attraverso la congregazione Propaganda Fide. La prima era in via della Vite ed è stata per un periodo una delle sedi dell'Italia dei Valori. L'altra era in via delle Quattro Fontane, credo fosse per la figlia. Anche in questo caso Anemone si occupò della ristrutturazione». Replica Di Pietro: «Escludo di aver preso quegli appartamenti, chiederò agli inquirenti di saperne di più». L'architetto Zampolini, che si era occupato dell'acquisto delle case per l'ex ministro Claudio Scajola, per il generale dei servizi segreti Francesco Pittorru e per il manager delle Infrastrutture Ercole Incalza — pagate in parte con i soldi di Anemone — conferma dunque la sua volontà di collaborare con i pubblici ministeri che indagano sugli appalti per i «Grandi Eventi». I carabinieri del Ros e la Guardia di Finanza stanno adesso verificando ogni dettaglio, compresi quelli che riguardano la scelta degli architetti per i lavori del G8 a La Maddalena e per le celebrazioni dell'Unità d'Italia. «Io fui estromesso, mentre lavoravano quelli indicati da Prodi, Veltroni e Rutelli», ha raccontato Zampolini.

L'affitto per Bertolaso e il ritardo dei pagamenti 
Il riferimento a un appartamento di Bertolaso del quale si ignorava l'esistenza, viene rintracciato nella «lista Anemone». Accanto al cognome ci sono due indirizzi: quello di via Bellotti Bon, dove risiede con la famiglia, e quello in via Giulia. Poche ore dopo la pubblicazione dell'elenco, il Dipartimento della Protezione civile dirama un comunicato per affermare che «né lui né i suoi familiari possiedono alcun immobile in quella zona del centro della città. Per un breve periodo Bertolaso ha potuto utilizzare un appartamento in Via Giulia, posto nelle sue disponibilità da un amico — che non era il costruttore Anemone — e non ha mai notato nella sua permanenza attività di ristrutturazione, né di altre opere edili, che comunque non sarebbero state di sua competenza o responsabilità». A smentire questa versione ci pensa Zampolini. «L'amico — dichiara a verbale il 18 maggio — è proprio Anemone. Fu lui a incaricarmi di pagare l'affitto, 1.500 euro sempre in contanti. Ricordo che una volta c'era un ritardo di circa sei mesi e versai i soldi tutti insieme. Anemone si occupò anche della ristrutturazione dell'appartamento». Di tutto questo Bertolaso non aveva fatto alcun cenno durante l'interrogatorio del 12 aprile scorso, quando era stato convocato con il difensore perché indagato di corruzione. E aveva omesso di parlare anche dell'incarico ottenuto da sua moglie Gloria Piermarini per la ristrutturazione dei giardini del Salaria Sport Village, il circolo che Anemone aveva in società con il figlio di Angelo Balducci. Contratti sui quali sono stati disposti nuovi accertamenti.

Le case per il leader dell'Italia dei Valori 
Quando l'interrogatorio sta per terminare i pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavernesi chiedono a Zampolini se sia a conoscenza del tipo di rapporto che c'era fra Balducci e Di Pietro, quando quest'ultimo guidava le Infrastrutture. Il leader dell'Italia dei Valori è già stato ascoltato a Firenze come testimone, ha affermato di aver cacciato l'alto funzionario. Di fronte agli investigatori e al suo legale Grazia Volo, l'architetto tace. Ma il 22 maggio chiede di essere nuovamente sentito. E rivela: «Non è vero che Di Pietro ha cacciato Balducci, fu lui ad andare via perché era pressato dalle richieste del ministro che voleva essere introdotto in Vaticano. Io so che proprio Balducci gli fece avere in affitto due case di proprietà della congregazione Propaganda Fide. La prima si trova in via della Vite, nello stesso palazzo dove abita la giornalista Cesara Buonamici. Anemone si occupò della ristrutturazione e poi l'appartamento fu utilizzato come sede dell'Italia dei Valori. Non so se ha mai pagato l'affitto, comunque si trattava di una cifra molto bassa». Zampolini va avanti: «Mi risulta che Di Pietro chiese anche un'altra abitazione, era per la figlia. Si trova in via Quattro Fontane e ricordo che Anemone, oppure uno dei suoi collaboratori, mi disse che stavano facendo dei lavori di ristrutturazione per il ministro». L'architetto chiarisce che fu proprio lui a firmare alcune Dia, le «dichiarazioni di inizio lavori», poi depositate presso il Comune di Roma «anche se non ero sempre io ad occuparmene davvero».

L'Auditorium di Isernia per avere il via libera
Secondo l'architetto, Di Pietro quando era al governo «osteggiava gli appalti che erano stati programmati per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Erano lavori fortemente voluti da Romano Prodi e da Francesco Rutelli, mentre lui era contrario. Si convinse soltanto quando nel programma dei lavori fu inserito l'Auditorium di Isernia, per il quale erano stanziati oltre 20 milioni di euro. Appena fu approvato il progetto lui concesse il via libera anche a tutte le altre opere». Il 18 maggio, quando è stato interrogato dai pubblici ministeri di Firenze e Perugia, Di Pietro ha affermato di essere «un teste dell'accusa» e poi ha chiarito di non aver «mai ritenuto affidabili né Balducci, né Pietro Rinaldi», poi diventato commissario per i Mondiali di Nuoto e tuttora indagato per corruzione proprio perché accusato di aver accettato soldi e favori da Anemone. Una versione che Zampolini ha negato.

I progetti per La Maddalena
Durante il suo interrogatorio di dieci giorni fa, Zampolini si è soffermato sulle dinamiche del «sistema» messo in piedi per la gestione dei lavori e ha affermato che «durante il governo Prodi i miei progetti in vista del G8 a La Maddalena e delle opere per le celebrazioni dell'Unità d'Italia furono scartati perché venivano privilegiati altri». In particolare ha fatto due nomi. «Quelli che lavoravano erano Stefano Boeri, che era amico di Prodi e Rutelli. E l'architetto Napoletano che era amico di Walter Veltroni». Si tratta probabilmente del professionista che si è occupato anche della ristrutturazione del loft con vista sul Circo Massimo che è stato la prima sede del Partito democratico. Il nome di Boeri compare nelle carte processuali. Annotano i carabinieri del Ros: «Nella tarda serata del 31 luglio 2008 l'architetto Marco Casamonti riferisce al collega Stefano Boeri, cui è stata affidata la progettazione generale delle opere del G8 alla Maddalena, che la Giafi Costruzioni (Carducci Valerio), aggiudicataria di una di queste opere (un albergo) gli ha chiesto di predisporre la progettazione di una spa avendo verificato che il progetto predisposto dal tecnico incaricato, architetto Giovanni Facchini, è assolutamente carente... "Ti telefonavo per questo... mi ha chiamato una delle ditte che ha vinto le gare al G8... alla Maddalena... che sono quelli che han fatto con noi... sai... il concorso dell'Auditorium di Firenze. E devo venire alla Maddalena... ci hanno dato l'incarico di fargli una specie di spa per l'albergo... ma questo albergo pare che l'abbia progettato un certo Facchini... un nome così... e dice che è una cosa orrenda... ma tu l'hai visto questo progetto dell'albergo? Ma è veramente così brutto?". Boeri, dopo aver confermato che l'impresa Giafi Costruzioni è in difficoltà per l'esecuzione dei lavori a causa delle riscontrate carenze progettuali, comunica a Casamonti che provvederà ad organizzargli un incontro con l'ingegner Angelo Balducci che coordina l'intera attività edificatoria».

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