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20 mag 2010

Salari «rosa» più pesanti


I salari delle lavoratrici sono sempre inferiori rispetto a quelli dei colleghi






Salari rosa? Ancora  bassi
Buste paga più pesanti per le donne per incentivare l'occupazione femminile. I salari delle donne restano più bassi di quelli dei colleghi maschi e questo troppo spesso porta le prime a rinunciare a entrare nel mondo del lavoro per dedicarsi ai lavori di cura non retribuiti, stimati dalla Fondazione De Benedetti in 300 miliardi di euro l'anno per l'Italia. 
Come creare allora un circolo virtuoso che "convinca" le donne a scegliere il lavoro fuori casa contribuendo così non solo alla ricchezza della famiglia ma anche a quella del Paese? La proposta è quella di abbassare la tassazione sui redditi femminili, in modo da permettere alle donne di gestire più soldi e di contare di più anche nelle scelte in seno alle famiglie.
La tesi è stata proposta nel 2006 sulle pagine del Sole 24 Ore da due economisti, Alberto Alesina e Andrea Ichino. Il dibattito che ne è scaturito ha portato alla sistematizzazione della proposta nel libro «L'Italia fatta in casa» e in un passaggio successivo ad un disegno di legge presentato in senato a firma dei senatori Enrico Morando e Pietro Ichino. 
Sul disegno di legge il dibattito è cominciato la scorsa settimana in un incontro pubblico che ha coinvolto giuriste, esperte di mercato del lavoro, manager e imprenditrici. In quell'occasione il senatore Morando ha precisato i termini della proposta: «Una forte riduzione del prelievo fiscale sui redditi da lavoro a favore di tutte le donne alla prima occupazione e alle donne che riprendono a lavorare dopo almeno tre anni di inattività». Nel dettaglio: «La norma - si legge nel disegno di legge – punta a far sì che, a parità di reddito percepito, il prelievo Irpef su quello della contribuente lavoratrice donna sia significativamente inferiore a quello esercitato sul reddito identico del lavoratore maschio». 
Le stime indicano un incremento del 30% per i redditi fino a 15mila euro per cui la tassazione sarebbe pari a zero, il 24% per i redditi compresi tra 15mila e 28mila euro per cui la tassazione sarebbe del 21%, per scendere al 15% per i redditi fino a 55mila euro (36%) e ridursi ulteriormente per i redditi maggiori (41% fino a 75mila e 43% oltre). Per le lavoratrici residenti in aree territoriali o occupate in settori o professioni caratterizzate da un tasso di partecipazione al lavoro delle donne inferiore per almeno il 25% al tasso medio nazionale si applica in aggiunta una detrazione forfettaria. «L'obiettivo - spiega Morando - è quello di creare i presupposti di un dibattito all'interno delle famiglie, che possa poi portare ad un cambiamento culturale».
Interviene, invece, sulle detrazioni il disegno di legge presentato dalla senatrice Maria Ida Germontani, che propone l'introduzione di detrazioni aggiuntive fruibili dalle donne che svolgono un'attività lavorativa o imprenditoriale e hanno figli a carico (2mila euro) oppure parenti o conviventi nei cui confronti la contribuente è tenuta agli obblighi alimentari (mille euro). «Le misure anticrisi - precisa la Germontani - non bastano, sono necessari interventi che portino ad un aumento dell'occupazione femminile» 
Sempre sul fronte detrazioni insiste il disegno legge della senatrice Vittoria Franco, in libreria con il volume «Care Ragazze» che spiega alle nuove generazioni le conquiste a favore delle donne negli anni '70. In questo caso, oltre alla detrazione delle spese per l'asilo nido, si propone una detrazione del 19% fino ad un massimo di 2.100 euro per le spese sostenute per gli addetti all'assistenza domestica, dalle babysitter alle badanti.
Il dibattito dal mondo accademico è arrivato in Parlamento, la strada per un vero cambiamento non sembra però semplice considerato che in nel corso di questa legislatura è stata approvata una sola legge di iniziativa parlamentare.

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