Clinton: sanzioni all'Iran c'è il sì di Russia e Cina | |
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CORRISPONDENTE DA NEW YORK | |
«C'è l'accordo sulle sanzioni all'Onu». Giacca rosa, girocollo di perle e volto teso, Hillary Clinton gioca a Capitol Hill la contromossa della Casa Bianca sull'Iran. Neanche 24 ore prima Washington era stata colta di sorpresa dall'annuncio di Teheran di accettare dalle mani di Turchia e Brasile l'accordo sul trasferimento all'estero della maggioranza del proprio uranio arricchito che aveva rifiutato quando la proposta era arrivata da Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania. Per il Dipartimento di Stato, che ha guidato le trattative del gruppo "5+1", si è trattato di uno smacco. Il tam tam di Foggy Bottom narra di un presidente Barack Obama che avrebbe reagito imputando a Hillary la beffa subita da parte di due alleati come Turchia e Brasile. E Hillary è andata al contrattacco alla sua maniera, con grinta. L'occasione l'ha offerta il calendario che prevedeva l'audizione alla commissione Esteri del Senato sullo Start. Si è seduta accanto al capo del Pentagono Robert Gates e all'ammiraglio Mike Mullen pronunciando sullo Start meno di cento parole, per poi dire: «Sono lieta di annunciare che abbiamo raggiunto l'accordo su una solida bozza di risoluzione con Russia e Cina. La faremo circolare al Consiglio di Sicurezza oggi stesso». Il ghigno sul volto ha sciolto la tensione accumulata, così come le righe seguenti della dichiarazione letta hanno descritto la replica a chi l'ha sfidata: «Questo annuncio è la risposta a quanto avvenuto negli ultimi giorni a Teheran, riconosciamo a Brasile e Turchia di aver compiuto sforzi sinceri ma è la risoluzione con forti sanzioni che recapita il dovuto messaggio». E ancora: «L'accordo con Brasile e Turchia è stato una manovra diversiva da parte dell'Iran perché sapevano che avevamo con noi Russia, Cina e Europa ci accingevamo a varare la risoluzione». Mentre Hillary parlava al Senato, la Casa Bianca rincarava la dose: «Continueremo ad esercitare la massima pressione possibile sull'Iran per fargli rispettare gli obblighi internazionali». Passavano poche ore e quanto detto da Hillary si avverava alle Nazioni Unite dove i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza - Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna - hanno co-presentato assieme alla Germania una bozza di risoluzione di 10 pagine che l'ambasciatrice americana Susan Rice ha definito «con più denti» rispetto alle tre precedenti che già chiedono lo stop del programma nucleare. L'aggressività del testo sta nel dettaglio delle sanzioni con cui colpisce l'industria militare, il programma nucleare e le Guardie rivoluzionarie che gestiscono il dossier atomico. In particolare, secondo indiscrezioni, la bozza impedisce ogni tipo di scambi e congela i beni finanziari riconducibili alle aziende dei pasdaran oltre a proibire investimenti nelle miniere di uranio e la vendita di otto tipi di armi pesanti, inclusi elicotteri, navi da guerra e missili. All'Iran viene inoltre vietato lo sviluppo di vettori balistici capaci di portare testate nucleari. Rafforzati anche i controlli su navi e aerei diretti verso l'Iran: gli Stati dell'Onu dovranno interrompegnere ogni assistenza in presenza di «sospetti di trasporto di materiale proibito». Susan Rice prevede il voto «entro qualche settimana» e le firme sotto il testo da parte di Russia e Cina danno garanzie sull'esito. Il presidente Obama ha percepito nell'accordo di Teheran una sfida diretta alla leadership degli Stati Uniti e la reazione è stata difenderla accelerando verso le sanzioni. |
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19 mag 2010
Nucleare, trovato un accordo sulle sanzioni all'Iran
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