ecco il finale di lost dal blog di macchianera:
In questo preciso momento un caro amico mi sta mandando a quel paese via SMS. Me, Lost, e tutti quelli che guardano Lost. La ragione è che il suo blog è ospitato dallo stesso server su cui risiede il mio, e il problema è che nessuno dei due risulta al momento accessibile.
Il motivo è facilmente individuabile: qualche giorno fa ho pubblicato sei pagine tratte dalla sceneggiatura dell’attesissima ultima puntata di Lost. Non l’ultima nel senso di “ultima andata in onda finora”; l’ultima nel senso di “ultima”: “l’ultima puntata, finale”; la fine; la risposta a tutte le domande; i perché e i percome di botole in mezzo alla foresta, orsi polari che se la spassano troppo lontani dai poli; numeri buttati lì un po’ alla cazzo; colonne di fumo vendicative; flashback e flashforward e inviti di Mama Cass affinché ciascuno di noi inizi a cantare sulla musica che più gli aggrada.
Ho pubblicato sul mio blog il finale di Lost, una specie.
È andata così: che una mano anonima (che poi, ovviamente, tanto anonima non è, anche se potrei dichiararlo ufficialmente solo sotto tortura, e solo se di questa tortura si occupasse personalmente Sahid Jarrah) mi ha inviato sei pagine della sceneggiatura della più misteriosa serie televisiva da che Laura Palmer si è presentata sui nostri schermi ammiccando dentro il sacchetto di plastica.
Ora, dovete sapere che il clima sul set di qualsiasi serie americana ricalca quello di un qualsiasi Ground Zero: niente estranei; non si fanno foto; non si usano i telefonini e ogni copione è diverso dall’altro, marchiato indelebilmente con il nome dell’attore o del tecnico cui è destinato. È come essere in Apple prima del mese scorso.
Nel caso di Lost, questi accorgimenti raggiungono il parossismo. Mentre, per dire, gli attori di altre serie televisive ricevono i copioni anche in formato digitale e qualche giorno prima, in modo da poterseli stampare e mandare a memoria la parte con un certo anticipo, quelli di Lost sono costretti ad avere a che fare con la carta. Perfino le fotocopie non sono ammesse.
Torniamo a noi: eravamo rimasti alla mano anonima e a un blog italiano (noto, per carità, ma stiamo pur sempre parlando di Italia: televisivamente parlando, provincia, comune, frazione del resto del mondo) che riceve “la” notizia: alcuni dei segreti dietro la serie che conta il maggior numero di fan (e i più accaniti), non sono più segreti.
Il rischio bufala, in questi casi, e in questo particolare caso più degli altri, è dietro l’angolo. Per questo motivo decido di non pubblicare subito il materiale ricevuto e di prendermi qualche giorno per indagare e verificarne l’autenticità. Per molto meno (una call sheet, la lista di convocazione degli attori sul set, pubblicata da Gawker), pochi giorni prima si è scatenato il finimondo. Chiedo alla mano anonima un riscontro, una qualsiasi prova che dimostri che quelle che ho nella casella della posta sono per davvero il Santo Graal del gossipismo televisivo. Mano (chiamiamolo così) mi invia un ulteriore documento: la stessa call sheet pubblicata da Gawker, ma con qualche dettaglio in più, riferita alle riprese delle stesse scene che sono indicate nel copione.
Ok, le pagine sono vere. Cazzo. Ho detto così. Ho detto “cazzo” con lo stesso tono di sorpresa solo qualche anno fa, quando mi accorsi che dietro le pecette nere del rapporto sull’omicidio di Nicola Calipari consegnate dall’esercito americano al Governo italiano erano rimaste, leggibili, parole non destinate alla lettura da parte dei comuni mortali.
Decido per la pubblicazione. E faccio un errore: lo faccio il primo maggio, un primo maggio che cade di sabato, e lo faccio alle cinque del mattino. Sei ore dopo non è ancora successo niente. Nessuno se n’è accorto. Anzi, va detto: se n’è accorto solo il Post. Per il resto, il silenzio. Mi convinco che il mondo può essere anche un bel posto, se quella di Calipari viene riconosciuta immediatamente come notizia, mentre chissenefrega, in fondo, del pettegolezzo riguardante una serie televisiva.
Si era posto anche un problema: cancellare il nome dell’attore che era, originariamente, il proprietario del copione , e che ora fa bella vista sullo sfondo, stampato in una tonalità di grigio che si confonde alla perfezione con le parole della sceneggiatura.
Risolvo così: Photoshop -> Apri -> Immagine -> applica sfumatura sullo sfondo -> riduci immagine affinché il grigio del nome risulti più omogeneo -> plugin per la rimozione di un colore specificato -> applica – > bacchetta magica per selezionare lo sfondo bianco ed eliminare eventuali sfumatore del nome rimaste, individuabili dal primo furbo che avesse l’intuizione di smatettare con i livelli di brillantezza dell’immagine.
È fatta. Applico il logo di Macchianera perché nessun altro possa appropriarsi della scoperta (e anche, diciamolo, perché il rischio deve pur valere la pena), e pubblico il tutto.
Qui faccio un secondo errore: decido di inviare l’anticipazione della notizia, corredata di tutto il materiale, ai due più celebri blog statunitensi dediti allo spoilering di serie televisive, ovvero “Ask Ausiello” e “Watch with Kristin”. Ignoro, nel momento in cui lo sto facendo, che quello è un altro campionato, e che in quel campionato le notizie che ricevono il nulla osta sono quelle che gli stessi produttori decidono possano essere sacrificate sull’altare del culto dello spoiler. Funziona così: la serie tal dei tali mi sta andando male; se metti in giro la notizia che nella prossima puntata c’è un colpo di scena io ti svelo un particolare marginale della serie tal’altra, sulla quale stai sbavando da mesi in cerca di un qualsiasi inutile dettaglio. Ausiello e Kristin decidono infatti di lasciar perdere, ché non si sa mai: metti – come poi è successo con “Undercover” – che la NBC commissioni a J.J. Abrams una nuova serie e che poi ci tengano a stecchetto.
A raccogliere la notizia per primo è invece “DarkUFO”, il tempio ufficiale dei fan di Lost in astinenza da anticipazioni in grado di rovinare la sorpresa. A DarkUFO viene universalmente riconosciuta la qualità di trattare gli spoiler con estremo scetticismo. E DarkUFO, invece, questa volta dice che le pagine pubblicate da Macchianera sono autentiche. Ma finisce lì.
Qualche giorno dopo il mondo si risveglia per quello che è, e cioè un posto, invece, parecchio interessato al pettegolezzo, in particolare su quella serie televisiva. E mentre in Italia tutto tace (escluso, come già detto, il Post, e la versione online de La Stampa), e tacciono perfino i blog tematici dedicati alla televisione (un esempio su tutti: il celebrato TvBlog.it, che preferisce dedicarsi ai casi umani e ai disadattati di “Italia’s Got Talent”) negli Stati Uniti i blog del New York Times, del New York Magazine e di MSNBC riportano la notizia, increduli del fatto che la mano anonima possa aver scelto un blog italiano (provincia, periferia, frazione, eccetera) per veicolare l’anticipazione di alcune delle risposte alle domande che il mondo di cui sopra si pone e continuerà a porsi almeno fino alla sera del 23 maggio prossimo venturo, data nella quale la ABC prevede la messa in onda del capitolo finale di Lost, intitolato “The End”. Adesso vedo Macchianera citato anche su certi blog thailandesi.
Vi aggiorno sulla situazione del mio blog al momento in cui sto scrivendo: è online un po’ sì e un po’ no, sommerso dagli accessi e forse intimorito dalle madonne che l’amico blogdotato sta snocciolando via sms. Da Wired mi hanno chiamato per sapere se, per caso, non fosse stato oscurato per volere dei legali della ABC. No: succede solo che, per un giorno, la provincia, il comune, la frazione, stanno accogliendo un numero di turisti inaspettato. La ABC non c’entra. Ma, essendo una società di proprietà della Disney, non ci vedrei nulla di strano se se la prendesse con una cosa chiamata “Macchianera”.
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