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11 mag 2010

Il Facebook dei diritti umani



Arriva "tyranny book", social network creato da Amnesty International. 
«Rete mondiale di osservatori per vigilare sui crimini compiuti dai dittatori»

"Benvenuto in Tyranny Book. Ora fai parte di un potente strumento di Amnesty International per la difesa dei diritti umani". Non è uno scherzo o un'e-mail di spam, ma la conferma della registrazione al "Facebook dei dittatori". L'arbitrio e la prevaricazione, si sa, prosperano anche grazie all'ignoranza, alla mancanza di informazioni, al non potere e non voler vedere. Che cosa accadrebbe se il passaparola e i meccanismi di commento e verifica, propri delle reti sociali, non venissero utilizzati per scoprire dove si terrà il prossimo party di quartiere, ma per diffondere la consapevolezza di atrocità e nefandezze?

Se lo sono chiesti Amnistia Internacional, filiale portoghese di Amnesty International, e l'agenzia di Pr Leo Burnett e assieme hanno messo online Tyranny Book. Con un obiettivo ambizioso: creare una rete mondiale di osservatori che vigilino sui crimini compiuti dai dittatori più efferati. Il principio, e la grafica, sono molto simili a quelli di Facebook; cambia soltanto lo sfondo, che da blu diventa rosso. E al posto degli "amici",ci sono gli "alleati", ovvero le persone che, come, voi, hanno scelto di vigilare sull'operato dei ditttatori.

Una volta ultimata la registrazione, si accede alla propria bacheca e si possono seguire gli aggiornamenti sulle ultime violazioni dei diritti umani, commentarli, cliccare su "mi piace" e perfino condividere la notizia su altri social network, come Facebook e Twitter. Dal menù superiore, invece si può accedere alle schede biografiche dei tiranni e ai profili degli "alleati". Per il momento, i "cattivi" schedati sono dieci: il sudanese Omar Al-Bashir, il birmano Than Shwe, il cinese Hu Jintau, l'iraniano Ahmadinejad, il congolese Lubanga Dyilo, il serbo Karadzic, il bielorusso Lukashenko, il ceceno Kadyrov, Robert Mugabe dello Zimbawe e Kim Jong II della Corea del Nord, ma Amnesty ha già annunciato che altri ne verranno aggiunti a breve.

Il profilo di ognuno di loro è corredato di una breve scheda biografica, di alcune immagini e di un flusso di aggiornamenti sulle sue ultime attività: in quello di Lukaskenko è segnalata ad esempio, la recente visita del Primo Ministro italiano. Al posto dei fan di Facebook, ogni tiranno può avere dei watchers, dei vigilantes che commentano e integrano la sua scheda biografica, aggiungendo nuovi dettagli sulle atrocità commesse. "Grazie a Tyranny Book – affermano ad Amnesty – speriamo di ottenere un maggiore appoggio alle campagne che promuoviamo e indurre le persone ad approndire l'argomento dei diritti umani". E, anche se certe storture sono difficili da raddrizzare, perlomeno questi dittatori sapranno che le loro malefatte non stanno passando inosservate. 

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