Arriva "tyranny book", social network creato da Amnesty International. «Rete mondiale di osservatori per vigilare sui crimini compiuti dai dittatori» | |
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"Benvenuto in Tyranny Book. Ora fai parte di un potente strumento di Amnesty International per la difesa dei diritti umani". Non è uno scherzo o un'e-mail di spam, ma la conferma della registrazione al "Facebook dei dittatori". L'arbitrio e la prevaricazione, si sa, prosperano anche grazie all'ignoranza, alla mancanza di informazioni, al non potere e non voler vedere. Che cosa accadrebbe se il passaparola e i meccanismi di commento e verifica, propri delle reti sociali, non venissero utilizzati per scoprire dove si terrà il prossimo party di quartiere, ma per diffondere la consapevolezza di atrocità e nefandezze? Se lo sono chiesti Amnistia Internacional, filiale portoghese di Amnesty International, e l'agenzia di Pr Leo Burnett e assieme hanno messo online Tyranny Book. Con un obiettivo ambizioso: creare una rete mondiale di osservatori che vigilino sui crimini compiuti dai dittatori più efferati. Il principio, e la grafica, sono molto simili a quelli di Facebook; cambia soltanto lo sfondo, che da blu diventa rosso. E al posto degli "amici",ci sono gli "alleati", ovvero le persone che, come, voi, hanno scelto di vigilare sull'operato dei ditttatori. Una volta ultimata la registrazione, si accede alla propria bacheca e si possono seguire gli aggiornamenti sulle ultime violazioni dei diritti umani, commentarli, cliccare su "mi piace" e perfino condividere la notizia su altri social network, come Facebook e Twitter. Dal menù superiore, invece si può accedere alle schede biografiche dei tiranni e ai profili degli "alleati". Per il momento, i "cattivi" schedati sono dieci: il sudanese Omar Al-Bashir, il birmano Than Shwe, il cinese Hu Jintau, l'iraniano Ahmadinejad, il congolese Lubanga Dyilo, il serbo Karadzic, il bielorusso Lukashenko, il ceceno Kadyrov, Robert Mugabe dello Zimbawe e Kim Jong II della Corea del Nord, ma Amnesty ha già annunciato che altri ne verranno aggiunti a breve. Il profilo di ognuno di loro è corredato di una breve scheda biografica, di alcune immagini e di un flusso di aggiornamenti sulle sue ultime attività: in quello di Lukaskenko è segnalata ad esempio, la recente visita del Primo Ministro italiano. Al posto dei fan di Facebook, ogni tiranno può avere dei watchers, dei vigilantes che commentano e integrano la sua scheda biografica, aggiungendo nuovi dettagli sulle atrocità commesse. "Grazie a Tyranny Book – affermano ad Amnesty – speriamo di ottenere un maggiore appoggio alle campagne che promuoviamo e indurre le persone ad approndire l'argomento dei diritti umani". E, anche se certe storture sono difficili da raddrizzare, perlomeno questi dittatori sapranno che le loro malefatte non stanno passando inosservate. |
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11 mag 2010
Il Facebook dei diritti umani
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