Soddisfazione del premier per l'esito dell'udienza. La «malinconia» della moglie
MILANO — E ieri, come il giorno dopo un esame, per Veronica Lario è arrivato il momento della presa di coscienza che si sta per chiudere un capitolo, lunghissimo, della sua vita. Diciannove anni di matrimonio e trenta di vita insieme si sono annullati tra le carte degli avvocati e le trattative della separazione. La quasi ex moglie di Silvio Berlusconi ha affrontato le quattro ore e mezza di udienza preliminare di conciliazione, sabato pomeriggio, perfettamente consapevole che oramai ci sarebbe stato ben poco da conciliare. Piuttosto, come in una qualunque causa civile, l'oggetto della discussione sono state case e soldi. Non certo sentimenti e affetti.
È per questo forse che ieri, a chi l'ha sentita, Veronica Lario è apparsa tutt'altro che felice. Anzi, malinconica. Una sensazione che fa a pugni con la «soddisfazione» dichiarata l'altro ieri dai legali del premier al termine dell'incontro in tribunale. E anche con le indiscrezioni fatte circolare ieri dallo staff del Cavaliere, che lo descrivono soddisfatto e sollevato per l'esito della trattativa. Come a dire che, almeno per quanto riguarda lui, si è arrivati a veder la luce dopo un percorso accidentato che in partenza era sembrato lastricato di insormontabili ostacoli. Mentre forse per Veronica Lario c'è poco da sentirsi rasserenati visto che è comunque la certificazione di un fallimento. Una vicenda complicata, quella tra lei e Silvio Berlusconi. Troppa rabbia, troppe recriminazioni, come forse spesso accade tra chi si è voluto bene. E poi le lettere pubbliche. O i rispettivi memoriali buttati lì, in pasto ai giudici e all'opinione pubblica, a testimoniare presunte infedeltà.
La prima udienza, infatti, era stata soprattutto un match muscolare tra loro. Lei a chiedere 3 milioni e mezzo di euro al mese. Lui a proporle dieci volte meno: 200, massimo 300 mila euro mensili. Il tutto condito da piccoli dispetti. Come quello di lui di rivolere indietro Villa Belvedere, la bellissima casa di Macherio in cui da sempre vive Veronica con i suoi tre figli e che ama chiamare «il mio castello», per sottolineare quel senso di solitudine che galleggia nel silenzio del parco e delle stanze della palazzina barocca. La sua vita è lì. Lì sono cresciuti i suoi figli. In quei prati furono realizzati gli scatti bucolici di lei e dei bambini che passeggiano con le caprette nel parco della villa da lei arredata con cura anno dopo anno. È per questo che farla traslocare era apparsa una ripicca. Ma da sabato, almeno su Macherio, si è raggiunto un accordo: la casa resta a Veronica Lario. In cambio, lei avrebbe accettato di ridiscutere il suo assegno di mantenimento, ritenuto dalla controparte eccessivo. E avrebbe anche messo da parte la richiesta di separazione con addebito per una più soft «separazione consensuale».
Ma proprio sulla somma non si sarebbe ancora arrivati a un'intesa definitiva. Più che altro i legali avrebbero raggiunto un orientamento di massima, che prevede un reciproco venirsi incontro. La cifra esatta dell'assegno mensile, però, stando alle fonti ufficiali, nessuno è ancora in grado di dirla. Solo quando questo nodo sarà sciolto i due coniugi si ritroveranno in tribunale per firmare la separazione consensuale. E poi, dopo i tre anni prescritti dalla legge, il divorzio. Che farà calare così il sipario su questa storia.
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