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6 mag 2010

Bankitalia e le manovre della cricca Nel mirino 15 nuove "operazioni"

Torna in ballo Lunardi, tanti affari con Anemone. Il testimone tunisino: "Ho conosciuto la figlia del ministro, in due occasioni le ho portato delle buste in aeroporto"


ROMA - A beneficio degli incubi che agitano in queste ore la maggioranza di centro-destra, a oggi, nel fascicolo di indagine della Procura di Perugia, frulla il nome di un solo altro ex ministro (per altro, come Scajola, non indagato). Di cui "Repubblica" ha dato conto sabato scorso e su cui ora sono cominciate le prime attività investigative di riscontro. Parliamo di Pietro Lunardi, già alle Infrastrutture nel primo governo Berlusconi. E parliamo innanzitutto, ma non solo, delle dichiarazioni con cui lo ha coinvolto nel sistema di relazioni del costruttore Diego Anemone, Laid Ben Fathi Hidri, il cittadino tunisino per 14 anni tuttofare della coppia Balducci-Anemone, ora testimone di due Procure: Firenze e, appunto, Perugia.

"I rapporti tra Balducci e Lunardi erano molto stretti - ha riferito a verbale Fathi - e su incarico di Balducci, in varie occasioni, portai nello studio del ministro, che allora era al settimo piano di un palazzo di Roma in via Parigi della documentazione, che consegnavo a una segretaria di 30 anni (...) In un'occasione ho portato nello studio di Lunardi il catalogo per una tappezzeria che fu poi realizzata da Diego Anemone (...) Ho conosciuto la figlia di Lunardi e, in due occasioni, ho viaggiato da Roma a Milano per portarle delle buste, che le ho consegnato direttamente in aeroporto. In una di tali occasioni, Anemone mi disse di fare attenzione, perché dentro la busta c'era un assegno". E infine: "Ho portato a Lunardi progetti che mi pare di ricordare predisposti dalla società "Medea". Ho capito che Lunardi li vistava e li restituiva. Io li portavo a Balducci che, penso, li affidava, quale provveditore ai lavori, a Diego Anemone". Come è evidente, quelle di Fathi sono affermazioni sufficientemente chiare, quanto generiche. Utili comunque a definire un perimetro di indagine e a fissare un primo punto - questo si già documentato - che, al netto di qualsiasi considerazione di tipo processuale o penale, vuole Lunardi legato da qualcosa di più che da semplice "stima e consuetudine" (come pure ha riconosciuto di recente) alla coppia Balducci-Anemone. 

In barba infatti a qualsiasi separazione di interessi tra il ministro (autorità politica appaltante), il vertice tecnico (il Balducci provveditore) e l'appaltatore di riferimento (Diego Anemone), i tre - Lunardi, Balducci e Anemone - si muovono, per quel che oggi è documentabile, non solo come una combriccola di amici, ma di soci in affari. E non perché lo dica Fathi. Se è certo infatti che Anemone ristruttura la casa di campagna di Lunardi a Basilicanova, in provincia di Parma ("era l'unico a poter realizzare un certo tipo di interventi", sostiene oggi l'ex ministro), è altrettanto certo che, nel giugno del 2004, grazie ai buoni uffici di Balducci, Lunardi acquista a prezzo vantaggioso da "Propaganda Fide", la sacra congregazione che gestisce parte importante del patrimonio immobiliare Vaticano (e di cui Balducci è consulente), un intero palazzo in via dei Prefetti. Non solo. Lo stesso Lunardi pensa bene di consigliare al figlio Giuseppe di vendere l'immobile di cui è proprietario in via Sant'Agata dei Goti, a Roma (in pieno centro storico, nel cuore del quartiere Monti), a una srl che oggi è oggetto delle indagini della Guardia di Finanza e della Procura di Perugia: la "Iniziative speciali", di cui è socia di maggioranza un'anziana signora, madre di Claudio Rinaldi, in quel momento vice di Balducci. L'immobile di Lunardi jr. è gravato da abusi non condonati, appare un oggetto di difficile collocazione. Eppure, il ragazzo è fortunato. Attraverso la società intestata alla madre, a comprare ci pensa appunto Rinaldi, che pure uno sprovveduto non deve essere. Un'operazione curiosa.

Del resto, le mosse della società "Iniziative Speciali", non appaiono mai dritte. Per dirne una, nel 2007 la srl riceve almeno quattro bonifici. E sono tutte rimesse in contanti di Anemone. Una per 250 mila euro, una per 150, le altre due per importi intorno ai 50. Quali siano i motivi per cui il costruttore debba quel denaro a Rinaldi, in quel momento delegato proprio ai rapporti con il ministero delle Infrastrutture, non è dato sapere. É certo che almeno una parte di quelle somme Rinaldi pensa bene di depositarle a san Marino, provvedendo a un viaggio (documentato dalle intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Firenze) che vede l'anziana madre accompagnata da Stefano Gazzani, il commercialista di Diego Anemone.

Il lavoro investigativo sugli incroci tra Lunardi e la "cricca" non esaurisce l'orizzonte dell'inchiesta. Sono infatti almeno una quindicina le nuove segnalazioni di operazioni sospette che la Banca d'Italia ha individuato intorno a figure chiave del "sistema Anemone": l'architetto Angelo Zampolini e il commercialista Stefano Gazzani. E di queste il Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Roma ha ricevuto dalla Procura di Perugia l'incarico di venire a capo. Quali fili sarà possibile tirare una volta che queste operazioni verranno decrittate, individuando origine e reali destinatari dei flussi di contante sospetti, al momento non è ovviamente dato sapere. Un fatto, tuttavia, se non altro statisticamente, è possibile annotare. Le quattro segnalazioni originarie di Bankitalia (quelle, per intendersi, che hanno travolto Claudio Scajola e il generale Francesco Pittorru) si sono rivelate "gemelle". Contanti cambiati in assegni circolari con cui acquistare immobili. É dunque ben possibile che in queste nuove 15 segnalazioni facciano capolino nuove residenze di pregio, altri uomini importanti e "fortunati". E questa, per l'impaurito Palazzo della Politica, per altro in queste ore percorso dai veleni degli anonimi (uno ne è stato recapitato ieri anche alla Procura di Perugia), non è buona notizia. 

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