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29 mar 2010

Lazio: ecco i "gladiatori della libertà"


Cinquemila volontari del partito di Berlusconi litigheranno durante lo spoglio con i presidenti di seggio per far assegnare le schede discusse al proprio partito. “Interpretando” le leggi elettorali. E nel frattempo c’è anche chi offre dolci ai presidenti di seggio.

Si chiamano Gladiatori della Libertà ma a dispetto del nome bellicoso sono soltanto dei rappresentanti di lista, come quelli che hanno anche gli altri partiti. Oltre cinquemila persone “che domenica e lunedì scenderanno in campo per difendere dall’annullamento i voti espressi per quei candidati del Pdl di Roma e provincia rimasti fuori dalla competizione elettorale del Lazio“, come ha detto il segretario regionale del PdL Vincenzo Piso. Ma non solo questo, a quanto pare.

NON DISPERDERE IL VOTO - Le cronache parlano di cinquemila persone che, armati di codici e direttive, decorati con la spilla del partito sul bavero della giacca e orgogliosi di essere i difensori delle intenzioni di voto dei propri elettori, condurranno una battaglia contro tutti coloro che cercheranno di annullare voti alla propria parte appellandosi a interpretazioni delle norme. Igladiatori hanno anche un compito specifico, ovvero quello di ovviare a un problema che potrebbe capitare durante lo spoglio, specialmente con gli anziani che capiteranno al seggio. E’ facile che qualcuno vada a votare la Polverini, ma poi gli scappi di scrivere il nome di qualche ex candidato della lista del PdL che non è stata ammessa nel Lazio, perché ha visto le pubblicità nei manifesto o gli hanno detto di votarlo per fare un favore a un amico. Specifica Pisu: “Il nostro intento è far prevalere in tutti i modi la volontà politica dell’elettore, così, ad esempio, se accade che accanto alla preferenza per Polverini viene scritto il nome di un candidato noto del Popolo delle Libertà, rimasto fuori per le note vicende, cercheremo di non farlo annullare“.

UNA QUESTIONE CONTROVERSA – Le direttive del Ministero dell’Interno riportano: “La validità del voto contenuto nella scheda dev’essere ammessa ogni qualvolta sia possibile desumerne la volontà effettiva dell’elettore”. Secondo De Lillo, “In questo senso si esprime anche una sentenza del Consiglio di Stato la 109 del 2006“. Una sentenza, scrive il Tempo, ritenuta valida dalla stessaPrefettura che, nonostante alcune perplessità, ha voluto ricordare che, per alcuni casi, si «possa ritenere che si tratti esclusivamente di un errore dell’elettore dovuto ad ignoranza». Se poi andasse male, ecco che l’indicazione del partito diventa quella di appellarsi al diritto sancito dall’articolo 54 del Dpr 570/60 e far verbalizzare ogni contestazione in modo da permettere il riesame delle schede contestate dall’ufficio centrale circoscrizionale, a cui spetterà il compito di assegnare definitivamente il voto. In attesa della guerra all’ultimo ricorso, il regolamento diramato dal ministero dell’Interno è qui.

DOLCI AL SEGGIO – C’è chi almeno è più esplicito. Un candidato del Pdl alle regionali ha fatto pervenire dei dolci pasquali in alcuni seggi elettorali di Benevento, provocando la protesta del Pd. Alcuni dolci sarebbero stati sequestrati dalla Digos, che ha anche ascoltato persone presenti nei seggi. In un seggio i carabinieri addetti alla vigilanza hanno allontanato il corriere incaricato di recapitare i dolci. Lo staff del candidato del Pd Umberto Del Basso accusa ironicamente il consigliere regionale uscente del Pdl Mario Ascierto Della Ratta, che avrebbe inviato i dolci in regalo, di «aver voluto anticipare la Pasqua omaggiando i componenti dei seggi di Benevento di un dolce pasquale corredato da bigliettino augurale».La replica è arrivata dal consigliere comunale del Pdl, Ettore Martini che definisce le accuse del Pd offensive «non nei confronti del candidato Ascierto Della Ratta, bensì nei confronti degli addetti ai seggi, ritenuti evidentemente influenzabili per il semplice fatto di aver ricevuto un prodotto tipico o, più semplicemente, un caffè. Chi si lamenta evidentemente, conosce bene i sistemi per allevare clientele e fa finta di scandalizzarsi per un episodio senza doppie finalità».

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