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15 feb 2010

L'Aquila, corteo nella «Zona rossa» I cartelli: «Io non ridevo»


INUTILE IL TENTATIVO DELLE FORZE DELL'ORDINE DI FERMARE I MANIFESTANTI
Protesta alla luce delle intercettazioni divulgate negli ultimi giorni relative all'inchiesta che coinvolge Bertolaso



MILANO - Una protesta a L'Aquila alla luce dell'inchiesta sulle tangenti sugli appalti per il G8 che vede coinvolto anche il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Gli aquilani si sono ritrovati in piazza con cartelli con scritto «Io non ridevo» e «Riprendiamoci la nostra citta» in segno di protesta alla luce delle intercettazioni divulgate negli ultimi giorni relative all'inchiesta fiorentina, ed hanno forzato un posto di blocco all'altezza dei Quattro cantoni, nel cuore della zona rossa, per entrare a Piazza Palazzo, considerata inaccessibile.


SFONDATE LE TRANSENNE - Le forze dell'ordine, dalla polizia all'Esercito, hanno provato a impedire ai manifestanti, circa 300, di varcare le barricate della zona rossa, ma è stato inutile: al primo tentativo di forzare i blocchi, le persone preposte al posto di guardia hanno preferito lasciar defluire la gente onde evitare disordini. Così i manifestanti hanno raggiunto piazza Palazzo, la stessa in cui un mese fa era stato celebrato un Consiglio comunale tra cumuli di macerie. Gli stessi cumuli su cui una decina di persone sono salite, rivendicando la propria rabbia per non avere più a disposizione la loro città. Simbolicamente ogni persona ha preso con sè una pietra da quelle macerie residue dai crolli del terremoto di Aprile. «Non possono portarci via 700 anni di storia - ha commentato Giusi Pitari, tra i manifestanti - è ora di riprenderci la nostra città, siamo indignati - ha proseguito - anche di fronte all'assenza dei nostri rappresentanti

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