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19 giu 2009

YouTube fa tendenza



Il colosso del video web dovrebbe ridurre di molto le sue perdite. Intanto continua ad accumulare partner e a dettare i fenomeni internet. In attesa di bilanci super



YOUTUBE guadagna? No, non ancora, ma le perdite del colosso del video on line di proprietà di Google, dovrebbero essere molto minori di quanto previsto. Lo dice uno studio di RampRate Inc, che valuta le perdite di YouTube per quest'anno attorno ai 174 milioni di dollari, molto di meno dei 470 milioni di dollari stimati solo due mesi fa dagli analisti del Credit Suisse. La differenza delle due valutazioni è essenziale non solo per le casse di Google (che ha acquistato YouTube nel 2006 per 1 miliardo e 760 milioni di dollari) quanto per gli investitori, che vedrebbero nel calo delle perdite una straordinaria novità. YouTube è infatti uno dei siti più visti al mondo ma ancora non ha dimostrato alcuna capacità di trasformare questo successo in denaro contante.

Google non fornisce dati certi in proposito, limitandosi ad ammettere che YouTube non produce profitti: "La maggior parte degli analisti fa questi conti immaginando quanto ci costi tenere in piedi la struttura", ha detto Patrick Pickette, chief financial officer di Google, "e spesso esagera". Secondo gli analisti di RampRate a Google non fa comodo far sapere che i conti migliorano, perché la percezione di grosse perdite consente di trattare costi minori per i diritti di programmi tv, film e musica, e di veder nascere meno cause legali dagli aventi diritto, che si sentono meno danneggiati se YouTube non guadagna un euro dalla programmazione dei loro contenuti. "Non è vero", dice Aaron Zamost, portavoce di YouTube, "Ci interessa dimostrare che YouTube è un buon business proprio perché i nostri partner devono sentirsi coinvolti in qualche forma di guadagno. Se loro hanno successo noi abbiamo successo".

E i partner, infatti, si moltiplicano. Sono moltissime le aziende, i canali televisivi, i singoli artisti, che aprono su YouTube i propri canali, trasformando il sito di videosharing in una vera e propria piattaforma televisiva planetaria, nella quale è possibile, sempre di più, non solo trovare cose di ieri o del passato remoto, ma anche essere costantemente aggiornati sulle novità più interessanti. Sono così i canali, ad esempio, dei gruppi musicali, che postano su YouTube i video dei concerti, le novità discografiche, ma anche quelli delle grandi televisioni, come la Cnn, la Bbc o la Rai. Molte anche le aziende che per promozione aprono i loro canali, come l'italiana Granarolo o la giapponese Toyota.

Sta di fatto che YouTube resta uno dei siti più frequentati del mondo e che il suo successo, secondo Wired, sta portando alla nascita di un "Tubeverse", un universo di cloni che usano "tube" nel loro nome. SportsTube a GuitarTube, da DnaTube a SwimTube, sono centinaia i siti che hanno sfruttato l'onda del successo del servizio di videosharing di Google per creare spazi tematici con un nome simile e un simile approccio alla materia video. Secondo Wired solo negli Stati Uniti ci sono più di mille siti con la parola "tube" e ogni giorno ne nascono di nuovi.

repubblica

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