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30 mag 2014

Chi è il miliardario cinese che vuole comprare il “New York Times”

Un anno fa la foto di Chen Guang Biao è apparsa sui siti internazionali mentre respirava aria di montagna nella Pechino grigia e inquinata. Quando la capitale era all’acme dell’irrespirabilità, Chen ha venduto aria fresca in barattolo

hen Guang Biao è un nome ignoto all’opinione pubblica. È uno dei tanti miliardari cinesi, cresciuto con l’ottimismo, la spavalderia e l’orgoglio del suo paese. È tuttavia uscito dall’anonimato quando ha dichiarato che nel mese corrente si recherà negli Stati Uniti per negoziare l’acquisto del New York Times dalla proprietà dei Sulzberger. L’annuncio è eccentrico, come la biografia di Chen. Se non si trattasse di un paperone cinese conosciuto e disinvolto – e se il simbolo dell’editoria statunitense non versasse in cattive acque finanziarie – la notizia non sarebbe stata neanche pubblicata dalle agenzie di gossip. Chen è invece abituato a iniziative spettacolari, dove combina acume, potenza economica, lungimiranza e patriottismo.
Nato nel 1968 nell’Anhui, una delle province più povere, ha conosciuto gli stenti e l’arte di arrangiarsi nella Cina arretrata di allora. È riuscito a laurearsi all’Università di Nanchino, una delle più prestigiose del paese, prima di iniziare una fortunata carriera nel riciclo di materiali e nell’economia verde. In pochi anni è diventato un ricco imprenditore, la cui disponibilità personale è stimata nella classifica di Hurun (l’equivalente cinese di Forbes) in 600 milioni di dollari. Sulla scia del successo ha posto 2 paletti comportamentali: la bizzarria e la filantropia. Sostiene che bisogna aiutare i deboli e meritevoli; così dona fondi per scuole, ricostruzione dai terremoti, cause umanitarie. È tuttavia spietato nei principi. Suo fratello è una semplice guardia di sicurezza, mentre la sorella lava i piatti in un albergo. Erano stati aiutati da Chen, ma hanno disatteso le sue aspettative. Il primo aveva il vizio del gioco, la seconda voleva arricchirsi prestando i soldi.Un anno fa la sua foto è apparsa sui siti internazionali mentre respirava aria di montagna nella Pechino grigia e inquinata. Quando la capitale era all’acme dell’irrespirabilità, Chen ha venduto aria fresca in barattolo. L’aveva inscatolato nelle lontane montagne dell’Ovest, per offrire un sollievo agli abitanti che per soli 0,6 Euro potevano inghiottire aria dal nome accattivante come “Tibet immacolato”. Ad agosto del 2012 pagò un annuncio sul NYT (forse presago del futuro?) per ribadire la sovranità della Cina sulle isole Diaoyu, in contrasto con il Giappone che le amministra (chiamandole Senkaku). Si trattò dell’ennesima goccia di benzina sul nazionalismo cinese che due mesi dopo sfociò nelle manifestazioni in tutte il paese contro la politica di Tokyo. Nel furore degli incidenti, alcune automobili giapponesi furono distrutte, pur se ovviamente appartenenti a cittadini cinesi. Chen non esitò a regalare 43 nuove automobili agli ex sfortunati compatrioti, con modelli comunque rigorosamente cinesi.

Chi è il miliardario cinese che vuole comprare il "New York Times"
Ora cerca di entrare nella storia, lasciandosi alle spalle una cronaca di successi. L’acquisto delNYT rimane altamente difficile, un annuncio auto-promozionale, ma ha attratto attenzione e imposto una riflessione che soltanto fino a pochi anni sarebbe stata inverosimile.

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