A Milano il capo della strategia per l'innovazione e l'integrazione della campagna elettorale del presidente, Michael Slaby. Ha raccontato l'esperienza delle ultime elezioni, l'evoluzione del ruolo dei social network, il percorso per costruire comunità di elettori e per essere efficaci nella comunicazione in Rete
di LUCA DE VITOMichael Slaby
Come realizzare, dunque, una campagna elettorale efficace sui social network? Il primo punto, irrinunciabile, sono i valori: partire da ciò che il candidato è, e da ciò in cui crede. Da lì, stabilire qual è la mission, ovvero i risultati che si vogliono ottenere. A quel punto entra in campo la strategia vera e propria che consiste nell'aggregare il maggior numero di persone in rete, dando loro degli obbiettivi. Così, anche il più piccolo e semplice gesto - come ad esempio un retweet - diventa parte di un tutto, l'impegno collettivo di un gruppo di persone che si muovono come un sol uomo, in una sola direzione. E più è vasto questo gruppo, più efficace è l'azione. "Per essere coinvolte le persone devono sapere che ciò che fanno serve a qualcosa - ha aggiunto Slaby - e questo è stato un punto vincente della campagna di Obama: tra i suoi sostenitori e volontari c'era una reale ambizione collettiva di voler cambiare il paese". Questo, peraltro, ha evidenziato l'esigenza di pensare a un'integrazione tra il lavoro online ed offline, creando una strategia unificata per gli oltre 700mila supporter del presidente americano.
Oggi, del resto, è importante comunicare se stessi nel modo più trasparente possibile: se ieri infatti si poneva attenzione ai titoli dei giornali il giorno dopo i dibattiti televisivi, adesso molto avviene già in diretta su Twitter e ogni singola mossa finisce in tempo reale sotto la lente di centinaia di migliaia di osservatori/commentatori. Basti pensare ai 10 milioni di tweet postati durante il primo dibattito televisivo tra Obama e Romney, a cui non è sfuggito il desiderio del candidato repubblicano "di voler compiacere gli elettori". I social network esigono trasparenza e cercare di eluderli è ormai impossibile, secondo Slaby: anche i dibattiti in rete vanno affrontati nella maniera più chiara e coerente possibile, senza evitarli.
Messa a confronto con le strategie della politica italiana sul web, sembra che ci sia ancora molta strada da fare. Come hanno sottolineato alcuni interventi - tra cui quelli di Beppe Severgini del Corriere della Sera e di Marcello Foa di Timedia - da noi i politici guardano a Twitter come a qualcosa per promuovere se stessi, più che le proprie idee. Tuttavia, anche in Italia qualcosa si sta muovendo: "Le primarie del centrosinistra ne sono state un esempio - ha aggiunto Luigi Curini di Voices From The Blogs - Nel caso del dibattito a cinque, ad esempio, abbiamo osservato che durante la diretta Tv ci sono state punte di 20 tweet al secondo. Non è la stessa cosa che negli Usa, ma anche in Italia si sta sempre più diffondendo l'uso di questo strumenti. E sono pronto a scommettere che per le prossime elezioni regionali e politiche assisteremo a un vero e proprio boom".
Nessun commento:
Posta un commento