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5 dic 2012

Il decalogo dello stratega web di Obama: "Sii te stesso, coinvolgi, rispondi"


A Milano il capo della strategia per l'innovazione e l'integrazione della campagna elettorale del presidente, Michael Slaby. Ha raccontato l'esperienza delle ultime elezioni, l'evoluzione del ruolo dei social network, il percorso per costruire comunità di elettori e per essere efficaci nella comunicazione in Rete

di LUCA DE VITO

Il decalogo dello stratega web di Obama: "Sii te stesso, coinvolgi, rispondi"Michael Slaby 

MILANO - Essere sé stessi, avere contenuti e non sfuggire al dibattito. Ovunque questo si trovi: sia in tv come sul web. Perché la rete ti osserva, esige trasparenza e non perdona. La "regola aurea" per i candidati che affrontano una campagna elettorale nell'era dei social network, arriva anche in Italia: a spiegarla è Michael Slaby, Chief Innovation and Integration Officer per la campagna elettorale di Barack Obama, che ha parlato oggi di fronte agli studenti della Statale di Milano. Invitato dal gruppo di ricercatori di Voices from the Blogs - l'osservatorio sui social media dell'Università di Milano - Slaby ha raccontato la sua esperienza come capo stratega dello staff di Obama per i social network: un'esperienza molto diversa da quella che fu la campagna del 2008, quando Twitter e Facebook si erano appena affacciati sul panorama della politica. "Stavolta i social network hanno avuto un ruolo diverso - ha spiegato Slaby davanti a una platea di studenti - nel 2008 si trattò di adottare per la prima volta il digitale ed elevarlo a strumento di comunicazione politica. In questo caso è stato necessario un lavoro di integrazione dei vari mezzi e di analisi dei risultati". Uno scarto in avanti che ha imposto una pianificazione molto più complessa e articolata. 

Come realizzare, dunque, una campagna elettorale efficace sui social network? Il primo punto, irrinunciabile, sono i valori: partire da ciò che il candidato è, e da ciò in cui crede. Da lì, stabilire qual è la mission, ovvero i risultati che si vogliono ottenere. A quel punto entra in campo la strategia vera e propria che consiste nell'aggregare il maggior numero di persone in rete, dando loro degli obbiettivi. Così, anche il più piccolo e semplice gesto - come ad esempio un retweet - diventa parte di un tutto, l'impegno collettivo di un gruppo di persone che si muovono come un sol uomo, in una sola direzione. E più è vasto questo gruppo, più efficace è l'azione. "Per essere coinvolte le persone devono sapere che ciò che fanno serve a qualcosa - ha aggiunto Slaby - e questo è stato un punto vincente della campagna di Obama: tra i suoi sostenitori e volontari c'era una reale ambizione collettiva di voler cambiare il paese". Questo, peraltro, ha evidenziato l'esigenza di pensare a un'integrazione tra il lavoro online ed offline, creando una strategia unificata per gli oltre 700mila supporter del presidente americano. 

Oggi, del resto, è importante comunicare se stessi nel modo più trasparente possibile: se ieri infatti si poneva attenzione ai titoli dei giornali il giorno dopo i dibattiti televisivi, adesso molto avviene già in diretta su Twitter e ogni singola mossa finisce in tempo reale sotto la lente di centinaia di migliaia di osservatori/commentatori. Basti pensare ai 10 milioni di tweet postati durante il primo dibattito televisivo tra Obama e Romney, a cui non è sfuggito il desiderio del candidato repubblicano "di voler compiacere gli elettori". I social network esigono trasparenza e cercare di eluderli è ormai impossibile, secondo Slaby: anche i dibattiti in rete vanno affrontati nella maniera più chiara e coerente possibile, senza evitarli. 

Messa a confronto con le strategie della politica italiana sul web, sembra che ci sia ancora molta strada da fare. Come hanno sottolineato alcuni interventi - tra cui quelli di Beppe Severgini del Corriere della Sera e di Marcello Foa di Timedia - da noi i politici guardano a Twitter come a qualcosa per promuovere se stessi, più che le proprie idee. Tuttavia, anche in Italia qualcosa si sta muovendo: "Le primarie del centrosinistra ne sono state un esempio - ha aggiunto Luigi Curini di Voices From The Blogs - Nel caso del dibattito a cinque, ad esempio, abbiamo osservato che durante la diretta Tv ci sono state punte di 20 tweet al secondo. Non è la stessa cosa che negli Usa, ma anche in Italia si sta sempre più diffondendo l'uso di questo strumenti. E sono pronto a scommettere che per le prossime elezioni regionali e politiche assisteremo a un vero e proprio boom".

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