l cardinale che ha tolto i sigilli ai contatori di un palazzo occupato a Roma: «Lì dentro ci sono 500 persone, 100 bambini, senza elettricità da 6 giorni: bisognava aiutarli, non parlare di soldi. E se Salvini vuole pago anche le sue, di bollette»
CITTÀ DEL VATICANO — Salvini sostiene che ora deve pagare le bollette arretrate, che ne dice?
«Da questo momento, da quando è stato riattaccato il contatore, pago io, non c’è problema... Anzi, pagherò anche le sue, di bollette». Il cardinale Konrad Krajewski ride sereno, «vede, non voglio che diventi una cosa politica, io faccio l’elemosiniere e mi preoccupo dei poveri, di quelle famiglie, dei bambini... Intanto, hanno luce e acqua calda, finalmente. Adesso tutto dipende dal Comune, aspettiamo che riaprano gli uffici...».
«Da questo momento, da quando è stato riattaccato il contatore, pago io, non c’è problema... Anzi, pagherò anche le sue, di bollette». Il cardinale Konrad Krajewski ride sereno, «vede, non voglio che diventi una cosa politica, io faccio l’elemosiniere e mi preoccupo dei poveri, di quelle famiglie, dei bambini... Intanto, hanno luce e acqua calda, finalmente. Adesso tutto dipende dal Comune, aspettiamo che riaprano gli uffici...».
Quando Francesco, da poco eletto, lo chiamò a guidare l’Elemosineria apostolica — l’istituzione vaticana che coordina la carità del Papa è testimoniata dall’inizio Duecento in una Bolla di Innocenzo III — , gli raccomandò: «La scrivania non fa per te, puoi venderla. Non aspettare la gente che bussa, devi uscire e cercare i poveri». L’arcivescovo lo ha preso alla lettera.
Polacco, 55 anni, la notte gira per Roma con un furgoncino bianco e distribuisce viveri, coperte, soldi, aiuti vari. Si devono a lui molti servizi per i senzatetto aperti intorno al colonnato di San Pietro: il barbiere, le docce, il presidio medico, i bagni pubblici, i pasti caldi. Ha accompagnato i clochard a pranzo col Papa, li ha portati al circo, mostrato loro la Cappella Sistina, perché non si vive di solo pane. Da tempo i poveri della capitale hanno imparato a chiamarlo semplicemente «don Corrado», molti di loro non sospettano neppure che sia un cardinale. Guai a chiamarlo «eminenza», del resto. Francesco gli ha dato la porpora l’anno scorso e lui sorrideva solo all’idea: «Scherza? Quando mi chiamavano “eccellenza” facevo pagare 5 euro per i poveri, adesso almeno 10...».
Polacco, 55 anni, la notte gira per Roma con un furgoncino bianco e distribuisce viveri, coperte, soldi, aiuti vari. Si devono a lui molti servizi per i senzatetto aperti intorno al colonnato di San Pietro: il barbiere, le docce, il presidio medico, i bagni pubblici, i pasti caldi. Ha accompagnato i clochard a pranzo col Papa, li ha portati al circo, mostrato loro la Cappella Sistina, perché non si vive di solo pane. Da tempo i poveri della capitale hanno imparato a chiamarlo semplicemente «don Corrado», molti di loro non sospettano neppure che sia un cardinale. Guai a chiamarlo «eminenza», del resto. Francesco gli ha dato la porpora l’anno scorso e lui sorrideva solo all’idea: «Scherza? Quando mi chiamavano “eccellenza” facevo pagare 5 euro per i poveri, adesso almeno 10...».
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