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31 gen 2017
tutta la Silicon Valley contro Donald Trump: le reazioni di Google, Facebook, Apple e Uber
La Silicon Valley si schiera compatta contro Donald Trump, per la decisione del neo presidente Usa di vietare per tre mesi l’accesso al territorio americano ai cittadini di sette Paesi a maggioranza islamica (Iraq, Siria, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemen). Da Google a Apple, da Facebook a Uber, passando per tutte le principali realtà della Silicon Valley: non c’è realtà tecnologica del firmamento a stelle strisce che non abbia espresso il proprio dissenso verso l’’ordine esecutivo con cui il neo-presidente americano ha di fatto chiuso le porte dell’America.
Sundar Pichai, AD di Google, anche lui immigrato ( nato in India), ha espresso la sua preoccupazione in una nota riportata da Bloomberg. Google, inoltre, ha reso noto che oltre 100 suoi dipendenti sono colpiti dal provvedimento. «È doloroso vedere quanto per i nostri colleghi questo ordine esecutivo possa costare in termini personali. – ha scritto Pichai – Abbiamo sempre indicato chiaramente il nostro punto di vista in materia di immigrazione e continueremo a farlo». È molto virale inoltre una foto del cofondatore di Google, Sergey Brin, in aeroporto a San Francisco con i manifestanti.
Mark Zuckerberg, CEO e fondatore della Facebook Inc., si è detto “preoccupato dell’impatto dei recenti ordini presidenzali» e ha ricordato come gli Stati Uniti siano «una nazione di immigrati e ne dovremmo essere fieri”. “Abbiamo bisogno – ha aggiunto Zuckerberg – di tenere questo paese al sicuro, ma dovremmo farlo focalizzandoci su persone che rappresentano effettivamente una minaccia. Espandere il raggio d’azione dell’applicazione della legge oltre le persone che sono davvero delle minacce renderebbe tutti gli americani meno sicuri deviando delle risorse, mentre milioni di persone senza documenti che non rappresentano una minaccia vivrebbero nella paura della deportazione».
Tim Cook, CEO di Apple, in una mail inviata ai suoi dipendenti pubblicata dal sito Recode, ha scritto che la stessa Apple “non esisterebbe senza l’immigrazione”. Spiegando: “So che tanti di voi sono profondamente preoccupati per l’ordine esecutivo emesso ieri che limita l’immigrazione da molti paesi a maggioranza musulmana, condivido le vostre preoccupazioni: non è una politica che sosteniamo”.
Travis Kalanick, CEO di Uber e neo-consigliere di Trump, non si è tirato indietro: “Questo divieto avrà un impatto su molte persone innocenti, e solleverò il problema venerdì prossimo a Washington, durante la prima riunione del gruppo di attività di consulenza del Presidente Trump”. Gruppo del quale fa parte anche Elon Musk, CEO di Tesla, il quale si è schierato (anche lui) contro la decreto anti-immigrati. Insomma, l’inizio dell’era Trump è certamente in salita, ma vista la velocità con cui si sta muovendo il nuovo presidente ulteriori novità non tarderanno ad arrivare
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