moglie fedifraga che si fa trovare a letto con lo stalliere e un
finale in un lago di sangue: ecco i tre ingredienti base di una delle
leggende più cliccate del web, quella della «Villa degli amanti
maledetti» di Lomello, in provincia di Pavia. Basta inserire la frase
in un motore di ricerca su Internet per trovare centinaia di
risultati. La vicenda, si legge, sarebbe avvenuta in un brutto giorno
di fine estate del 1912. Il proprietario della splendida tenuta oggi
disabitata, eretta in mezzo ai campi di riso, tornava da una battuta
di caccia. Ad attenderlo, sulla porta d'ingresso, avrebbe dovuto
esserci la bella e giovane moglie, sposata pochi mesi prima. Ma la
sposina non c'era: il marito la sorprese poco dopo all'ultimo piano
della torretta della villa, in atteggiamenti inequivocabili, con un
giovane stalliere. Il proprietario lavò nel sangue il tradimento con
due colpi del suo fucile da caccia. Il terzo colpo, l'ultimo, lo
riservò a se stesso. Nella villa non rimase anima viva. Ma altre
presenze non tardarono a manifestarsi...
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accenna a paesi abbandonati o case fantasma, immancabile spunta la
sagoma tardo liberty della villa, ovviamente con la torretta bene in
vista. Le versioni differiscono leggermente fra loro, cambia qualche
dettaglio, ma il concetto è sempre quello: nella villa è avvenuto un
grave fatto di sangue e da allora è infestata dai fantasmi, così
cattivi da far scappare a gambe levate tutti i proprietari successivi.
L'ultimo risalirebbe agli anni Cinquanta: le «energie negative» e i
lamenti terrificanti lo avrebbero addirittura spinto al suicidio
assieme alla moglie, mentre il figlio si sarebbe impiccato.
Ce n'è abbastanza per solleticare l'interesse dei fanatici, e infatti
porte e finestre della tenuta sono state tutte sprangate per evitare
incursioni come quelle avvenute a villa De Vecchi in Valsassina,
provincia di Lecco, divenuta celebre come «la Casa Rossa». Tanto per
rendere l'idea, solo qualche settimana fa un gruppo di motociclisti
tedeschi è stato sorpreso mentre scattava foto in posa davanti alla
villa, e a uno dei cancelli è stato trovato appeso il teschio di un
animale, forse di un maiale. La tenuta, disabitata, non è in perfette
condizioni, ma il tetto è stato rifatto da poco e gli infissi, le
serrande e i vetri sono quasi tutti integri, in modo particolare la
grande vetrata della torretta. Un dettaglio non secondario, dal
momento che i siti internet raccontano di decine automobilisti pronti
a giurare di avere visto, in occasione dell'anniversario del presunto
massacro, strani bagliori provenire proprio da lì.
Il sindaco di Lomello sorride: «Ho sentito parlare di queste storie –
commenta -, ma, appunto, sono solo storie. Piuttosto, vista la
posizione di grande passaggio, quella villa potrebbe diventare la
location ideale per aprire una pizzeria o un ristorante». La villa si
trova lungo la provinciale 193 bis, vicino a cascina Boragna. È
abbandonata da oltre 30 anni, ma la proprietà, acquisita negli anni
Settanta dal re del riso, Francesco Sempio, si è data da fare per
limitarne il degrado e le incursioni di spiritisti, predatori e
semplici curiosi.
La cartolina custodita da Gian Franco Magenta
Ma qual è la vera storia della «Villa degli amanti maledetti»?
L'abbiamo ricostruita grazie a Gian Franco Magenta, 82 anni,
originario di Lomello, autore assieme alla moglie Tina di vari volumi
di storia locale. Ci ha accompagnato in un'indagine a ritroso nel
tempo, arrivando a un colpo di scena che ha dissolto in un attimo
leggende e maledizioni. Ha aperto una cartelletta estratta da suo
archivio personale e ha appoggiato sul tavolo una cartolina del 1931
che ritrae la villa: sull'ingresso, in piedi, si vede il proprietario,
vivo e vegeto. E ci ha raccontato che cosa è successo davvero. (fine
prima parte - la seconda parte sarà online domenica)
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