Francesco De Salazar ha avuto un colpo di genio mai venuto in mente neppure al quasi omonimo dittatore del Portogallo
Francesco De Salazar ha avuto un colpo di genio mai venuto in mente neppure al quasi omonimo dittatore del Portogallo, autocrate ma poco attento al culto della personalità. Si è candidato in due liste: con Fratelli d'Italia, per Alemanno; e con la lista Marchini, per Marchini. Al II Municipio (Parioli-Nomentano), e al XII (Monteverde-Portuense). Con un notevole exploit, è stato eletto in entrambi i consigli. L'hanno votato sia i sostenitori del sindaco di destra, sia gli elettori di «Arfio», rampollo di una storica famiglia della sinistra romana. Ma in campagna elettorale come avrà fatto? Il mattino era a Villa Borghese con i volantini di Alemanno e la sera dall'altra parte della città a Villa Pamphili con quelli di Marchini? Al ballottaggio voterà il sindaco uscente o seguirà le indicazioni di «Arfio», che si è pronunciato per la discontinuità, quindi per Marino? E di quale municipio sarà consigliere?
Intervistato da Francesco Di Frischia sulla cronaca romana del Corriere, De Salazar, che deve essere anche un tipo simpatico oltre che ingegnoso, ha sdrammatizzato: «È stata una leggerezza. Prima ho avuto contatti con la lista di Marchini, poi molti cittadini del II Municipio mi hanno chiesto di candidarmi con Fratelli d'Italia... Ho fatto la campagna solo lì, e solo lì siederò. Ho scoperto della doppia candidatura quand'era troppo tardi. Io ho sbagliato, ma c'è un vuoto normativo evidente...». È quindi una storia esemplare di come funziona la politica, non solo a Roma: regole astruse che consentono un simile pasticcio, controllori disattenti, elettori tratti in inganno, eletti bulimici, si spera soltanto di voti. E comunque De Salazar (che a 33 anni è riuscito già a cambiare quattro partiti: An, La Destra, adesso contemporaneamente Fratelli d'Italia e lista Marchini) spalanca orizzonti finora imprevedibili: tifare al derby sia Roma sia Lazio (quando si candidò al Campidoglio per il Ppi, il prefetto Caruso si disse in effetti tifoso di entrambe le squadre), sedere sia sulla panchina del Milan che su quella della Roma (Allegri ci è andato vicino), vivere insomma molte vite insieme: una sola vita, e una sola poltrona, è troppo poco.
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