NEW YORK – Il Congresso di Washington inchioda Apple: ha eluso le tasse per 74 miliardi di dollari. E' la clamorosa conclusione di un'indagine parlamentare sul colosso digitale di Cupertino (California). Si sapeva da tempo che Apple, come altre multinazionali Usa, sfrutta ogni appiglio legale per minimizzare il proprio carico fiscale. Ma le dimensioni dell'elusione hanno sorpreso anche gli esperti, e i parlamentari che hanno condotto l'inchiesta. L'indagine ha ricostruito una "ragnatela di filiali all'estero", opportunamente collocate in paradisi fiscali o comunque paesi con esenzioni sulle imposte societarie, come l'Irlanda. Così facendo, Apple ha giostrato l'ubicazione geografica dei propri utili, ed è riuscita a pagare tasse irrisorie. Un esempio citato nell'indagine riguarda una filiale Apple situata in Irlanda che nel 2011 ha realizzato 22 miliardi di profitti e su quelli ha pagato appena lo 0,05% di imposte. Un'altra filiale sempre secondo il rapporto conclusivo del Congresso ha realizzato 30 miliardi di profitti dal 2009, completamente esentasse. Alcune di queste filiali estere erano, e sono tuttora, delle "scatole vuote", senza alcun dipendente, interamente gestite dal quartier generale californiano. Un dura requisitoria è stata pronunciata dal senatore democratico Carl Levin al termine dell'indagine. "Apple non si accontenta di spostare i suoi profitti nei paradisi fiscali offshore, cerca l'esenzione totale, pretende di non avere residenza fiscale da nessuna parte". Anche a destra i commenti non sono teneri. L'ex candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 2008 nonché senatore dell'Arizona, John McCain, ha definito Apple "uno dei massimi elusori fiscali d'America". Il valore totale delle imposte che Apple sarebbe riuscita a sottrarre al fisco americano è stato stimato a 74 miliardi tra il 2009 e il 2012. Finora i sistemi usati dalla multinazionale fondata da Steve Jobs appaiono legali, dovrebbe pagare quelle tasse solo il giorno in cui decidesse di rimpatriare i profitti dichiarati all'estero. Proprio per non essere costretta al rimpatrio di quella montagna di cash, poche settimane fa quando Apple decise di remunerare più generosamente i propri azionisti, lanciò una mega-emissione di obbligazioni: meglio indebitarsi, che far rientrare i fondi dall'estero e pagarci le tasse. Domani, martedì 21 maggio, il Senato convocherà il chief executive di Apple, Tim Cook, per interrogarlo sulla gigantesca elusione fiscale.
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