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5 apr 2012

Bossi presenta le dimissioni al consiglio federale

BUFERA NELLA LEGA / OGGI LA RIUNIONE DECISIVA DEL VERTICE DEL CARROCCIO IN VIA BELLERIO


Le intercettazioni tra una dirigente della Lega e Belsito
«Renzo ha frequentazioni peggio di Cosentino»

L'ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, e il segretario del partito Umberto Bossi (Imagoeconomica)L'ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, e il segretario del partito Umberto Bossi (Imagoeconomica)
MILANO - A vent'anni esatti dalle elezioni del '92, prima vera vittoria politica della Lega Nord, Umberto Bossi si dimette. Le indagini sul tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito condotte dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria portano alle dimissioni del Senatùr che ha lasciato il ruolo di segretario del partito nel corso del consiglio federale di giovedì. Dimissioni «irrevocabili» e che porterebbero ora al vaglio dei dirigenti leghisti l'idea di sostituire il segretario federale con 3 reggenti che guiderebbero momentaneamente il movimento.

L'INCHIESTA - Alla base della decisione, l'inchiesta che vede coinvolto il tesoriere Belsito, indagato per truffa ai danni dello Stato, riciclaggio e appropriazione indebita di denaro. Dalle indagini sono emerse intercettazioni che coinvolgono lo stesso leader della Lega Nord, Umberto Bossi. Come la telefonata tra lo stesso Belsito e Nadia Dagrada, segreteria amministrativa di via Bellerio in cui si parla «chiaramente del nero che Bossi dava tempo fa al partito». Per gli inquirenti «ovviamente il significato del nero è riconducibile alla provenienza del denaro contante che può avere varie origini, dalle tangenti, alle corruzioni o ad altre forme di provenienza illecita e non tracciabile». Ma non solo. Dagli atti delle inchieste è emerso anche che Renzo Bossi e la sua fidanzata Silvia Baldo «sono stati insieme alla sede della Lega di via Bellerio e si sono portati via i faldoni della casa per timore di controlli». Si tratta, secondo gli investigatori, dei faldoni dei lavori di ristrutturazione dell'abitazione di Gemonio, che sarebbero stati pagati con i rimborsi elettorali della Lega.

SILVIO - Dalle intercettazioni emerge anche un episodio legato a un presunto fascicolo formatosi sul figlio di Bossi che sarebbe stato affossato da «Silvio». Al telefono con Francesco Belsito a parlare è ancora Nadia Dagrada. La donna parla di un fascicolo e chiede: «È vero che continuano a dire ai magistrati di mettere sotto il fasciolo?... ma prima o poi il fascicolo esce». Il riferimento, da quanto emerge, è a episodi di cui sarebbe responsabile il figlio di Bossi. Su questo fascicolo, secondo la donna, sarebbe «intervenuto più Silvio» che Umberto Bossi «e so che ci sono di mezzo anche alti, alti Pd e non è che hanno detto chiudi il fascicolo, hanno detto manda, ci sono 50 fascicoli quello era il quinto. Gli hanno detto inizia a farlo scivolare ventesimo e dopo è passato il tempo, si doveva andare a elezioni a marzo e hanno detto inizia a metterlo quarantesimo, ma appena arriva l'ordine di tirarlo fuori... fuori tutto... i fermi, l'utilizzo della macchina con la paletta, perchè lui sulla macchina c'ha la paletta...».

CASSETTA DI SICUREZZA - Al telefono con Belsito la Degrada gli consiglia di farsi tutte le copie dei documenti che dimostrano i pagamenti fatti a favore della famiglia Bossi e di Rosy Mauro e di nascondere gli originali in una cassetta di sicurezza. Una cassaforte aperta dagli inquirenti che, oltre a documenti, hanno trovato un carnet di assegni che reca la scritta «Umberto Bossi». Il carnet, relativo al conto corrente della banca sul quale vengono versati i contributi per il Carroccio, è ora all'esame dei pm di Napoli e di Milano. Nel corso della telefonata con Belsito, poi, la dirigente amministrativa della Lega avverte: «quando esce una cosa di questo genere sei rovinato... il figlio di lui (di Bossi ndr) che ha certe frequentazioni... altro che Cosentino!».

IL DENARO - Per quanto riguarda il denaro, «veniva elargito - stando agli atti - senza lasciare traccia a Bossi e ai suoi familiari». È quello che risulta anche dalla telefonata sul «nero» con Belsito che risale al 29 gennaio 2012: si fa riferimento anche al fatto che Roberto Castelli (esponente della Lega Nord ed ex ministro) voleva controllare le spese, ma di questo bisognava «parlare col capo, per far allontanare Castelli» ed «evitare così i controlli sui conti sulle uscite fatte a favore di Bossi e dei suoi familiari».

NUOVO SEGRETARIO - Nel frattempo, mentre le indagini proseguono, il partito cerca di fare pulizia: «Oggi decido la nomina del nuovo segretario amministrativo della Lega, il consiglio federale si riunisce per questo» ha detto all'AnsaUmberto Bossi. Alla domanda se ci siano altri argomenti all'ordine del giorno, Bossi ha replicato secco: «Oggi nominiamo il nuovo segretario amministrativo». Mercoledì sera invece, poco prima di lasciare la sede milanese del partito in via Bellerio, il leader avrebbe detto ai fedelissimi: «Se ci sono traditori interni, gli taglierò la testa. Se qualcuno ha sbagliato pagherà». In base a tutte queste dichiarazioni, sembrerebbe dunque smentita l'ipotesi di dimissioni dello stesso Senatùr.

Bossi e il "vaffa" al giornalista. E agli agenti dice: "Picchiatelo"L'INCHIESTA - Perchè l'ipotesi delle inchieste delle procure di Milano, Reggio Calabria e Napoli, è che l'ex-tesoriere del partito Belsito avrebbe distratto fondi pubblici per coprire le spese della famiglia Bossi. Nella cassaforte di Belsito tra la documentazione contabile sequestrata ieri dai carabinieri del Noe e dalla Guardia di Finanza vi è anche una cartella con l'intestazione «The family». L'ipotesi degli investigatori è che i documenti siano relativi alle elargizioni ai familiari del leader del Caroccio Umberto Bossi. Gli atti sono all'esame del pm di Napoli, Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodcock.

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