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1 mag 2011

Masi: Santoro pensa solo ai soldi

L'INTERVISTA - IL NEOAMMINISTRATORE DELEGATO DELLA CONSAP E L'ADDIO ALLA RAI DOPO DUE ANNI


Il dg uscente: la Gabanelli eccezione in positivo a sinistra. Minzolini? Un innovatore

ROMA - Mauro Masi, Pd e Idv inneggiano alla sua uscita, ed era nel conto. Ma il silenzio del Pdl? Non un ringraziamento.
«Capiremo nel tempo le ragioni... Forse perché non ho mai nascosto le mie idee chiare sulla politica aziendale.»

Se dovesse sintetizzare queste sue idee aziendali?
«La lotta al pensiero unico, nato nel 1980 con l'esordio di Raitre. Ho tentato di far rispettare leggi e regolamenti a tutti. Inclusa la lobby di sinistra nell'informazione Rai»

Aveva promesso a Berlusconi di "normalizzare" la Rai?
«Ho lavorato a Palazzo Chigi con Berlusconi come con D'Alema e mi sono comportato nell'identico modo. Speravo di fare lo stesso alla Rai chiedendo a tutti il rispetto delle regole».

Comunque l'hanno definita "censore" e "normalizzatore"
«La verità è che ho trattato certi "intoccabili" per ciò che veramente sono. Individui che utilizzano la battaglia politica per ottenere più potere e più soldi. Aspirazioni legittime, sia chiaro. Ma ammantare tutto ciò come una lotta per la sopravvivenza della democrazia è irritante. E ridicolo. Mi dispiace che la sinistra Rai e la sinistra politica, dove non mancano autentiche intelligenze, non capiscano tutto questo. Forse perché ne sono prigioniere, e non lo comprendono».

Lei si riferisce a Santoro, Fazio, Floris...
«Non faccio casi singoli con una sola eccezione in positivo: Milena Gabanelli. Ammetto che ha uno stile diverso. E comportamenti diversi».

Irritato perché Santoro ha fatto gli auguri alla Consap?
«Fa lo spiritoso. Ma non lo era quando l'estate scorsa trattava con me, attraverso un manager esterno specializzato in divi tv ben pagati, un contratto-quadro da 14 milioni di euro per sé, il principale collaboratore, per il regista...»

Una battuta pesante... Ma Santoro garantisce ascolti molto alti e ricavi pubblicitari altrettanto alti che, secondo «Annozero», rendono i conti della trasmissione in attivo.
«Una chiacchiera. Una leggenda. Non esiste una sola azienda che chieda esplicitamente di apparire nella trasmissione di Santoro. E' la Rai, è la Sipra, che decidono, scegliendo gli spazi più seguiti. Sfido questi signori a trasmettere su altri network. Ho riportato Fiorello alla Rai, un gran successo. Ma proprio Fiorello,un autentico fuoriclasse, altrove ha avuto gli ascolti che sappiamo»

Però Santoro ha avuto successo in «Raiperunanotte» con un circuito alternativo e col pubblico on-line.
«Dati difficilmente rilevabili. Comunque modesti»

Ma per Fazio-Saviano c'è stata aria di vera censura...
«Nessuna censura. Ma io ho difficoltà a trattare con chi impone "prendere o lasciare"». 

La accusano di rinviare come metodo. Ora Floris e Fazio sono ancora privi di contratti per l'anno prossimo...
«Bisogna chiedersi invece il perché di tanta fretta. C'è chi adotta metodi da calciomercato facendosi, tra l'altro, difendere da chi usa lo stesso italiano impervio che sento appunto dai fantastici procuratori Raiola e Caliendo»

Tornando indietro, rimuoverebbe ancora Ruffini da Raitre?
«Sì. Dopo 8 anni di direzione un ricambio è fisiologico. La sinistra non ha accettato un signor ticket professionale: Enrico Mentana al Tg3 e Giovanni Minoli a Raitre. Poi c'è stata la sentenza della magistratura che, con quelle di Santoro, costituiscono un vulnus nella gestione di qualsiasi azienda editoriale. Si impone l'inamovibilità a vita non solo dei semplici dipendenti ma addirittura dei dirigenti apicali»

Però ha digerito senza fiatare il boccone Minzolini
«Continuo a ritenerlo un innovatore, un professionista»

Nonostante la discussa vicenda delle note spese?
«Che si sta chiudendo senza un euro di danno per la Rai»

Ma è normale un simile contenzioso col direttore del Tg1?
«Divergenze di vedute sulle regole amministrative interne. E' accaduto con molti altri direttori, inclusi recentissimi ex del Tg1»

Lei dice di non aver concluso patto con Berlusconi sulla Rai. Ma per l'Agcom il Cavaliere è sovraesposto in Rai.
«Noi ci regoliamo sull'Osservatorio di Pavia, la stessa fonte della Commissione Parlamentare di Vigilanza, che assicurava sostanziale equilibrio per il Tg1, squilibrio nel Tg2 a favore del governo e nel Tg3 a favore dell'opposizione. Testate che ho richiamato»

Si parla di bilanci disastrosi, di una Rai allo stremo.
«E' vero il contrario. Nell'aprile 2009, quando sono arrivato, la Rai cominciava a sostenere il peso della crisi economica internazionale. Per il 2011, dopo cinque esercizi in passivo, il budget prevede un attivo di bilancio, ma è stata dura. Nel 2009 gli introiti pubblicitari calarono di 200 milioni di euro e nello stesso anno si delineava un deficit di pari importo. Mel triennio 2010-2012 si prevedeva una perdita ulteriore di 650 milioni. Abbiamo avviato un'azione di risanamento forte e dura: blocco delle assunzioni e del turn-over, taglio vistoso alle spese di rappresentanza e agli sprechi. Se si proseguirà su questa strada, i benefici si vedranno presto. Il tutto lanciando ben 14 canali digitali, la più vasta offerta gratuita in Europa, e stravincendo la gara degli ascolti con 5,5% rispetto a Mediaset. Un abisso. Se ho un'autocritica da farmi, è che non siamo stati capaci di comunicare tutto questo...»

Contento del nuovo incarico alla Consap?
«Molto. Ringrazio l'azionista e le cariche istituzionali, torno nel mondo dal quale vengo. E ringrazio anche il ministro Franco Frattini per avermi confermato come delegato italiano per la proprietà intellettuale»

Si parla di Lorenza Lei come suo successore. Che ne pensa?
«E' un compito dell'azionista e del Consiglio di amministrazione Rai. Comunque sinceri auguri».

Andrà in trasmissione da Sgarbi? E Sgarbi non è un azzardo?
«Vittorio è una scommessa. Un uomo ben più profondo e concettuale dell'immagine che a volte offre all'esterno. Mi ha offerto di realizzare con lui alcuni approfondimenti cultural-mediatici. La proposta mi diverte molto. Vedremo...».

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