Erano accusati di truffa ai danni dello Stato e infedele dichiarazione dei redditi per circa un milione di euro
Domenico Dolce e Stefano Gabbana (Olycom) |
LE ACCUSE - Il pm contestava ai due stilisti un'evasione di circa 420 milioni di euro a testa, a cui si aggiungevano altri 200 milioni di euro di presunto imponibile evaso riferibili alla società «Gado» con sede in Lussemburgo. Secondo la ricostruzione dell'accusa, che aveva iniziato le indagini nel 2007 dopo una verifica fiscale, la multinazionale della moda aveva creato questa società di diritto lussemburghese, che risultava essere la proprietaria di due marchi del gruppo, ma che di fatto veniva gestita in Italia. E tramite questa «esterovestizione», secondo il pm, i proventi derivanti dallo sfruttamento dei marchi venivano tassati in Lussemburgo e non in Italia. Nell'udienza preliminare si era costituita parte civile anche l'Agenzia delle entrate, ma il gup ha fatto cadere tutte le accuse. Tra gli imputati, oltre ad Alfonso Dolce, anche gli amministratori della «Gado» e il consulente fiscale del gruppo.
LA POLEMICA SULL'AMBROGINO - A gennaio scorso i consiglieri comunali milanesi di opposizione Basilio Rizzo, eletto nella lista Dario Fo, e Aldo Ugliano del Partito Demicratico, avevano presentato una mozione per la revoca dell'Ambrogino d'Oro agli stilisti, a causa appunto dell'inchiesta per presunta evasione fiscale. La civica benemerenza è stata conferita dal Comune ai due stilisti il 7 dicembre 2009.
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