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28 mar 2011

Usa-Gb-Francia e Germania decidono in videoconferenza le sorti della Libia


FRATTINI: «NON SI STA DECIDENDO NIENTE E NON SOFFRIAMO DELLA SINDROME DA ESCLUSIONE»

Meeting dei capi di governo dei 4 Paesi alla vigilia del vertice di Londra. L'Italia non è stata invitata

Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov (Ap)
Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov (Ap)
MILANO - Il presidente francese Nicolas Sarkozy, quello americanoBarack Obama, il premier britannico David Cameron e la cancelliera tedesca Angela Merkel stanno avendo un incontro in videoconferenza sulla Libia. Lo ha reso noto l'Eliseo. L'incontro, ha precisato la presidenza francese, è iniziato intorno alle 19.15, ed è ancora in corso. I quattro discutono dell'attuale situazione in Libia e dei piani in vista del vertice in programma domani a Londra. L'altro grande Paese protagonista della coalizione, vale a dire l'Italia, non è stato invitato alla videoconferenza. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervistato su La7, ha detto che nella videoconferenza «non si sta decidendo niente e l'Italia non soffre affatto di sindrome da esclusione». Rivolto poi al Pd che per bocca di Lapo Pistelli aveva parlato in precedenza di un'Italia «lasciata fuori dalla porta» Frattini replica: «Se pensano che il bene dell'Italia è speculare sulla politica estera continuino a farlo...».

RUSSIA - In precedenza sul fronte diplomatico si era registrato l'intervento della Russia. Per Mosca l'intervento della coalizione nella guerra civile non è stato autorizzato dalla risoluzione 1973 del consiglio di sicurezza. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov: «Noi consideriamo che l'intervento della coalizione in quella che è essenzialmente una guerra civile interna non è stato autorizzato dalla risoluzione del consiglio di sicurezza dell'Onu», ha dichiarato il capo della diplomazia russa, ribadendo comunque che la difesa della popolazione civile «resta la nostra priorità». La decisione della Nato di assumere il comando delle operazioni in Libia rispetta la risoluzione 1973 del consiglio di sicurezza dell'Onu ma il suo unico mandato - ha aggiunto Lavrov - deve essere quello di proteggere la popolazione civile.

LA MEDIAZIONE TURCA - Intanto, dopo la formalizzazione del passaggio alla Nato del comando di tutte le operazioni militari legate al rispetto della risoluzione 1973 dell'Onu, ovvero l'embargo, l'istituzione della no fly zone e la protezione dei civili dagli attacchi delle truppe governative, la Turchia si offre come mediatore per raggiungere «prima possibile» un cessate il fuoco tra le parti per evitare che la Libia si trasformi in un nuovo Iraq o Afghanistan. Lo ha dichiarato in un'intervista al britannico Guardian il premier turco Recep Tayyip Erdogan, che ha rivelato come siano già in corso contatti con i delegati di Gheddafi ed esponenti del Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi. Non solo. Erdogan riferisce che la Turchia, in accordo con la Nato, sta per assumere il controllo del porto di Bengasi per la gestione degli aiuti umanitari. Erdogan chiarisce che intende agire «nella cornice delle indicazioni della Nato, della Lega Araba e dell'Unione Africana». «Al momento è in corso una guerra civile in Libia e noi dobbiamo porvi fine», ha dichiarato il premier turco. I ribelli: «Presa Sirte».

SARKOZY E CAMERON: «GHEDDAFI SE NE DEVE ANDARE» - Gheddafi se ne deve andare «immediatamente» e la transizione in Libia deve essere affidata al Comitato Nazionale di Transizione. È quanto sottolineato, in una nota congiunta, dal presidente francese Nicolas Sarkozy e dal primo ministro britannico, David Cameron. Sul fronte diplomatico cresce intanto l'attesa per il summit di martedì a Londra. Il ministro degli esteri italiano Frattini, anticipando i temi dell'incontro, ha detto che «nostro dovere istituzionale è eliminare le distanze, trovare una soluzione condivisa non solo tra i quattro più grandi paesi europei, ma con tutti» gli alleati. Secondo il capo della diplomazia, chiamato a commentare le divergenze con la Francia, «qualunque strategia politica divisiva» sulla crisi libica è «destinata a fallire». «Qualunque strategia politica divisiva sarebbe destinata a fallire - ha proseguito - ma le idee italiane, francesi e tedesche dovranno tutte confluire in un piano che, domani a Londra, potremo elaborare per dare una risposta: questa missione è il mezzo e non il fine»

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