Quello vero, quello che sa come usare la Tv, il Silvio della ridiscesa in campo, quello che trasforma una difficoltà in un’occasione, ebbene, questo è il Berlusconi vero: il “Silvio Forever”, invece, il docufilm realizzato anche dal duo Stella e Rizzo, rivela come chi è brillante e vivace con la penna (La Casta!), non è sempre in grado di fare l’en plein con il cinema/tv.
E’ una sorta di teorema che il Cav declina e risolve, solo come lui solo sa fare.
Difatti il vero Silvio s’è visto l’altro giorno davanti al Palazzo di Giustizia milanese, quella inconfondibile struttura “irachena” che fu per anni l’ombelico mediatico giudiziario del paese.
Appena uscito dal luogo nel quale è in funzione da venti anni uno specialissimo tritacarne giudiziario, Silvio ha messo in scena uno dei suoi efficacissimi, e dunque non improvvisati, “legal show”. Soccorrono, all’uopo, le intuizioni di colui che più da vicino gestì alcune storiche campagne del Cav, quel Luigi Crespi che col suo “Contratto con gli Italiani” fece fare un salto qualitativo alle campagne berlusconiane, pur rimanendone, successivamente, tagliato fuori ,ma questa,oltre che complessa, è tutta un’altra storia.
E’ una sorta di teorema che il Cav declina e risolve, solo come lui solo sa fare.
Difatti il vero Silvio s’è visto l’altro giorno davanti al Palazzo di Giustizia milanese, quella inconfondibile struttura “irachena” che fu per anni l’ombelico mediatico giudiziario del paese.
Appena uscito dal luogo nel quale è in funzione da venti anni uno specialissimo tritacarne giudiziario, Silvio ha messo in scena uno dei suoi efficacissimi, e dunque non improvvisati, “legal show”. Soccorrono, all’uopo, le intuizioni di colui che più da vicino gestì alcune storiche campagne del Cav, quel Luigi Crespi che col suo “Contratto con gli Italiani” fece fare un salto qualitativo alle campagne berlusconiane, pur rimanendone, successivamente, tagliato fuori ,ma questa,oltre che complessa, è tutta un’altra storia.
Magari per un film che inizia e finisce con un punto esclamativo dopo la parola “clandestino”. Dunque, secondo Crespi “alla base della seduzione che la politica esercita sull’uomo vi è la fiducia nella sua capacità di curare le radici dell’ingiustizia” e pur coagulandosi in una rappresentazione mitica in sè fragile proprio perché rappresentata, tale capacità ha tanto più successoo di convinzione quanto più Berlusconi è in difficoltà,giacchéè, conclude Crespi “Silvio dà il meglio di sè quando non ha vie di scampo, quando ha le spalle al muro.
..”. L’altro giorno, lasciati i Pm con grandi sorrisi e strette di mano, si è concesso ai suoi supporter, parlando dal predellino e ritornando, esattamente venti anni dopo il vincente marzo 1994, a dare la carica, a incitare i suoi, a suonare le campane della raccolta per l’ultima (ultima?) battaglia.
Davanti all’assedio giudiziario .E come poteva essere celebrato l’anniversario della sua imprevista vittoria sulla gioiosa macchina da guerra se non davanti a quel palazzaccio da cui partì la falsa rivoluzione di “manipulite”? Se non dal luogo che generò, a un tempo, la salvezza immeritata della sinistra postcomunista ma, per l’eterogenesi dei fini, il trionfo dell’outsider disceso in campo politico dalla trincea del lavoro, e subito preso di mira dai “cecchini” in toga di quel palazzo? Già otto anni prima davanti a Ilda “la Rossa” (che dovrebbe incontrare sul caso Ruby) proclamò la sua innocenza inquadrato di spalle con gli indici alzati: “Questo è un processo inventato!” lanciò ai suoi elettori e fans.
Oggi, nella replica di quel lontano eppur vicino spettacolo giudiziario, Silvio lo ha ripetuto quasi alla lettera, rompendo gli indugi e capovolgendo la strategia iniziale, puntando sulla sua presenza alle udienze (guerra permettendo) non per evitare i processi ma per contrastarli difendendosene dall’interno nell’unico modo o uso che conosce meglio di tutti: l’uso politico-mediatico del processo.
Una strategia lucida che trasforma una durissima crisi in una chance e le oggettive difficoltà in opportunità nella misura con la quale il Premier riesce a far risaltare le grottesche contraddizioni di un Presidente imputato a vita da un impressionante accanimento giudiziario milanese, e che pure va al processo nonostante le emergenze nazionali e internazionali per reati di difficilissima dimostrazione ma già pregiudizialmente e mediaticamente ottundenti la sua immagine.
Cosicché, mentre a un Premier impegnato a fare uscire l’Italia da un difficilissimo e stretto passaggio vengono tolte la guarentigie durante il suo mandato legittimato dal popolo, e si irride alla sua persona intercettata e violata nella privatezza e lo si pretende sottoposto a un trattamento mediatico giudiziario che non ha pari al mondo, ecco che la sua scelta di presentarsi in giudizio ripropone a tutti e non solo ai suoi fans, lo stato delle cose di una giustizia borderline fra politica e legge, che pretende per sè immunità e garanzie gestite dalla terza Camera del Csm, senza alcuna responsabilità civile quando sbaglia col cittadino.
Al Premier nessuna protezione, nessuna immunità, cancellata sciaguratamente nel 1993, nessuno garanzia rispetto al fumus persecutionis. Gli resta, perciò, la sfida in campo aperto, il guanto raccolto e rilanciato nel modo col quale è il migliore, fino ad ora: quello mediatico-politico.
Silvio forever..
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