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25 mar 2011

Quel cuoricino che dice tutto Il segno "I love" entra nel dizionario

Il nuovo Oxford English Dictionary per la prima volta introduce un simbolo grafico tra le sue voci. Usato per la prima volta nel 1977 dal sindaco di New York per la t-shirt poi diventata un cult, negli anni è finito su merchandising, bandiere, manifesti di ogni genere. Fino a diventare un codice di linguaggio su smartphone e web


LONDRA - Un dizionario è un libro con le definizioni e il significato di tutte le parole esistenti, giusto? No, sbagliato. O meglio, era giusto, fino ad ora. Ma il nuovo Oxford English Dictionary, il dizionario della lingua inglese, che qualcuno considera il dizionario per eccellenza, la "madre" di tutti i moderni dizionari, non contiene più soltanto parole. La nuova edizione ha anche, in mezzo a quell'elenco sterminato di lettere, un simbolo grafico: un cuoricino, che sulla tastiera si può ottenere digitando <3. Significa "to love", amare. Come sanno tutti quelli che lo hanno visto sulle magliette, sui poster, sugli adesivi o che lo hanno digitato sul telefonino, al posto appunto del verbo amare, di solito per dire a qualcuno "I love (cuore) you", ti amo. Quel segnetto internazionale, comprensibile in tutte le lingue, sintomatico dell'esigenza di comunicare nel modo più breve e veloce possibile, dunque caratteristico della nostra era, ha ora acquisito dignità di "parola" a tutti gli effetti, ottenendo un posto nel dizionario.

E' il primo segno grafico entrato nell'Oxford Dictionary nei 127 anni della sua storia. Pare che sia stato usato per la prima volta nel 1977, dall'allora sindaco democratico di New York, Ed Koch, un antesignano nell'arte delle comunicazioni di massa, mostrando una t-shirt con la scritta, diventata poi famosa, "I (cuore) New York", vale a dire "I love New York". Erano anni duri per la Big Apple, alle prese con criminalità, tensioni razziali, scioperi, deficit e un generale senso di degrado e disfacimento urbano. Con quello slogan e quel cuore, Koch voleva far sapere a tutti che, a dispetto dei problemi, New York era una città da amare, di cui innamorarsi, per cui perdere la testa, perché era comunque speciale, unica, fantastica, anche con tutti i suoi guai. E voleva esortare al tempo stesso non solo i turisti a visitarla ma pure i suoi cittadini ad amarla, nel senso di rispettarla, ripulirla, migliorarla. 

Non ci riuscì del tutto: toccò al suo sucessore, il repubblicano Rudolph Giuliani, ex-magistrato anti-mafia e per questo soprannominato "lo sceriffo", rimettere in riga e ripulire la Grande Mela. Lo slogan tuttavia ebbe più successo del messaggio che pubblicizzava. "I (cuore) New York" divenne un refrain, un ritornello, un modo di dire. E ancora più successo ebbe il cuoricino come abbreviazione del verbo amare, entrando nel linguaggio comune, dapprima in pubblicità e nell'abbigliamento, sulle magliette e sui cartelloni, poi sui graffiti sui muri, infine  -  nella nostra epoca digitale  -  su telefonini e computer. Per cui non ci sono più dubbi, tutti sanno cosa vuol dire, quel cuore si può declinare come "to love" e in un certo senso fotografa la chiusura del cerchio, il ritorno al punto da cui eravamo partiti: l'uomo ha iniziato a comunicare con i segni, poi è approdato alle parole, e ai segni è infine tornato.

Il cuoricino non è però l'unica aggiunta all'ultima edizione dell'Oxford Dictionary (che è arrivato a 59 milioni di parole o locuzioni in 20 volumi, nell'edizione completa rilegata, è disponibile ovviamente anche online ma quasi tutti gli inglesi hanno nella versione tascabile di un solo, agile volumetto). Ben 45 mila nuove parole sono entrate a farne parte, come "banh mi", "taquito" e "kleftiko", tre piatti in rappresentanza della cucine internazionali che si possono gustare a Londra (uno vietnamita, uno messicano, uno greco), a testimonianza  -  se c'erano ancora dubbi  -  della multietnicità della società britannica odierna. E poi "Wags", acronimo di "wives and girlfriedns", mogli e fidanzate  -  sottinteso di calciatori famosi della Premier League, le signorine e signore spendaccione che popolano, insieme ai mariti, le pagine dei tabloid inglesi. E anche OMG, iniziali, rigorosamente maiuscole, di Oh My God! (Dio mio!), l'esclamazione che costella i messaggini degli adolescenti, ormai non più solo quelli di lingua inglese.

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