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2 mar 2011

Chiusa l'inchiesta sul caso Marrazzo chiesto il giudizio per otto indagati

La procura ha chiuso le indagine sul ricatto nei confronti dell'ex governatore del Lazio. Tra le richieste anche quelle per i quattro carabinieri che fecero irrizione nella casa in cui si trovava Marrazzo. Per la morte del pusher Gianguarino Cafasso, gli inquirenti ritengono responsabile il maresciallo Nicola Testini

La procura di Roma ha chiuso le indagini sui casi del presunto ricatto nei confronti di Piero Marrazzo, dell'omicidio del pusher Gianguarino Cafasso e di altri episodi minori. Per otto indagati, quattro carabinieri, tre pusher e la trans Josè Alexander Vidal Silva (detta Natali), quest'ultima sorpresa con l'ex governatore del Lazio il 3 luglio 2009, si profila ora la richiesta di rinvio a giudizio.
Per l'omicidio di Gianguarino Cafasso. Il pusher che riforniva le trans dei quartieri romani Cassia e Trionfale, la procura di Roma ha accusato formalmente il maresciallo dei carabinieri Nicola Testini.
Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Rodolfo Sabelli lo ritengono responsabile di avergli ceduto "un quantitativo di droga - si legge nel capo di imputazione - di identità non esattamente accertata, consistente in una miscela di eroina e cocaina tale che ne risultava accentuata la potenziale lesività" cagionando, al "fine di procurare a sè medesimo e ai suoi complici Luciano Simeone e Carlo Tagliente, l'impunità dei reati", la morte dello stesso Cafasso.
Dietro il presunto omicidio ci sarebbe la tipologia dei rapporti tra i tre carabinieri infedeli ed il pusher. Cafasso, si legge nel capo di accusa, sarebbe stato utilizzato da Testini, Tagliente e Simeone per acquisire informazioni sul giro di droga e sui clienti delle trans. Non solo, i tre avrebbero "consentito e promosso l'attività di spaccio svolta da Cafasso, utilizzata al fine di porre in essere perquisizioni (anche con modalità illegali), rapine e concussioni che eseguivano personalmente".
In questo contesto si inseriscono le accuse di rapina a Testini e Tagliente ai danni di alcuni transessuali commesse in occasione di altrettanti blitz nelle loro abitazioni mentre erano in compagnia di clienti. In particolare, in due di queste situazioni, si sarebbero appropriati rispettivamente di 6000 euro, due cellulari ed una play station e 700 euro, un monile d'oro, un cellulare ed alcuni profumi.
Per i fatti cominciati con il presunto ricatto a Marrazzo rimane aperto, in procura un caso: quello della morte di Brenda, la trans testimone del caso Marrazzo deceduta il 20 novembre 2009, in seguito ad un rogo scoppiato nel suo appartamento

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