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2 mar 2011

Caso Ruby, consiglio regionale blindato Ma la Minetti non si presenta in aula

Giornalisti e operatori tv in spazi riservati. Irruzione dei radicali: «Commissione d'inchiesta su truffe elettorali»

Nicole Minetti con i bodyguard in consiglio regionale (Fotogramma)
Nicole Minetti con i bodyguard in consiglio regionale (Fotogramma)
MILANO - Il «caso Ruby» ha avuto ripercussioni anche in Consiglio regionale lombardo, dove la consigliera del Pdl Nicole Minetti è stata più voltepresa d'assalto da giornalisti e operatori televisivi (persino quelli della Cnn) alla ricerca di qualche scoop o qualche rivelazione utile da approfondire. Infastidita a tal punto da muoversi, nelle ultime sedute, accompagnata da due bodyguard, la Minetti ha più volte espresso il proprio disappunto ai consiglieri, tanto da indurre l'ufficio di presidenza a distribuire martedì 1° marzo ai giornalisti presenti in aula il regolamento interno.

La Minetti con l'influenza 
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ASSENTE GIUSTIFICATA - Nel regolamento, che risale al 2007, è stato evidenziato l'articolo 8 e in particolare i punti 5 e 6 che invitano i giornalisti e gli operatori radiotelevisivi a seguire i lavori «in appositi spazi riservati», evitando così di prendere d'assalto i consiglieri, ricordando poi che le interviste «devono essere effettuate nella sala stampa o nella sala interviste appositamente attrezzate». Peccato che proprio alla seduta del 1° marzo, per la prima volta in questa nona legislatura, Nicole Minetti sia stata assente: ha infatti chiesto congedo «per motivi personali», e quindi la seduta si è svolta senza di lei, e naturalmente anche senza l'ormai consueto stuolo di fotografi e operatori televisivi alla ricerca di qualche scatto o qualche battuta sul «caso Ruby».

Nicole in aula con il bodyguard 
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IRRUZIONE DEI RADICALI - Sempre al consiglio regionale di martedì 1, da segnalare l'incursione dei radicali in aula: due esponenti del partito di Pannella hanno chiesto una commissione d'inchiesta che indaghi sulla validità delle firme raccolte per presentare il listino del presidente Formigoni alle ultime elezioni regionali. Marco Cappato, rivolto al presidente del Consiglio, Davide Boni, ha urlato: «Chiediamo una commissione d'inchiesta sulle truffe elettorali. Questo Consiglio regionale è abusivo, eletto con firme false. Lo scandalo non è Minetti, è "Firmigoni", si dimetta». Proprio contro le presunte firme false, i radicali hanno organizzato un presidio fuori dal Pirellone.

Incursione dei Radicali in Consiglio Lombardia 
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IDV «PARTE CIVILE» - L'Italia dei Valori in Regione, intanto, fa sapere che intende costituirsi parte civile nel processo penale «in relazione alla vicenda delle firme false che sarebbero state raccolte per il listino di Formigoni alle scorse elezioni regionali. Contestualmente IdV interverrà per modificare la legge elettorale regionale, chiaramente inadeguata anche alla luce di quanto sta emergendo in queste settimane». E' quanto si legge in una nota diramata dalla stessa Idv in Regione. «A Formigoni piace vincere facile - è il commento del consigliere regionale di IdV Gabriele Sola -. Questa volta, però, il "sultano" della Lombardia, sentendosi "intoccabile" e al di sopra della Legge, potrebbe aver peccato di eccesso di sicurezza». «La denuncia dei Radicali - prosegue il consigliere regionale di IdV - sta svelando scenari che, qualora confermati, rappresenterebbero motivo più che sufficiente per pretendere le dimissioni di Formigoni. Per questo oggi abbiamo manifestato insieme a Cappato, fuori dal Pirellone».

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