«E' ANDATA BENE». E SU CANALE 5 AVEVA DETTO: «IO IL PIÙ IMPUTATO DELL'UNIVERSO»
Un'ora e mezza di udienza preliminare per la vicenda Mediatrade. Procedimento aggiornato al 4 aprile
Sul predellino: Berlusconi saluta all'uscita dal tribunale di Milano |
«E' ANDATA BENE» - L'udienza è durata circa un'ora e mezza. All'uscita dal tribunale è stato subito circondato da fotoreporter e dai manifestanti. Berlusconi non si è sottratto al bagno di folla e ha indugiato davanti all'auto a favore di telecamere, alzandosi anche in piedi a salutare sul predellino della vettura, ripetendo di fatto lo stesso gesto di piazza San Babila che portò al rilancio della sua figura e alla nascita del Pdl. «Questa mattina è andata bene» ha detto il capo del Pdl nelle poche battute scambiate con i cronisti che si trovavano più vicini alla sua auto.
LE PROSSIME UDIENZE - Durante l'udienza preliminare Berlusconi non ha reso alcuna dichiarazione. Il presidente del Consiglio si è limitato ad ascoltare senza chiedere di intervenire. Il processo è stato poi aggiornato al 4 aprile: anche in quell'occasione, quando saranno ascoltati i pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro che si occupano del caso, il Cavaliere ha detto di voler essere presente: «Mi sto preparando». Due giorni dopo, il 6 aprile, ci sarà invece la prima udienza per il processo sul cosiddetto caso Ruby.
L'AUTODIFESA IN TV - Poco prima di avviarsi al processo, Berlusconi era intervenuto al telefono alla trasmissione di Maurizio Belpietro su Canale 5: «Sono l'uomo più imputato della storia e dell'universo» aveva detto, sottolineando che il processo Mediatrade è «il venticinquesimo processo»contro di me e che anche questo rientra nel tentativo della sinistra di cercare di eliminare il maggior ostacolo alla presa del potere». Ha inoltre detto che quelle contro di lui sono «accuse infondate e ridicole». Entrando nel merito ha spiegato: «Io questo Frank Agrama l'ho conosciuto negli anni Ottanta e poi non l'ho più visto. In Mediaset non mi sono mai occupato dei diritti televisivi, è un fatto che dal '94 mi sono allontanato dalle aziende per dedicarmi al Paese». E ancora: «Non c'è stato un solo dollaro che sia passato a me da parte di questo Agrama». La Procura di Milano, ha aggiunto, «ha dimostrato di avere contro di me una volontà persecutoria che non si ferma neanche di fronte al ridicolo» perché «non avrei avuto nessun interesse a pagare tangenti se fossi stato socio di Agrama». Poi la stoccata ai giudici della Consulta: le convocazioni ai processi, ha sostenuto, sono «conseguenti a quella incredibile sentenza della Corte Costituzionale che ha deciso che soltanto in Italia un presidente del Consiglio possa essere sottoposto al processo, distogliendo la sua attenzione dall'incarico e dalla funzione pubblica. In tutti gli altri Paesi succede che i processi si sospendono fino al termine del suo incarico».
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