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14 feb 2011

Ruby “Rubacuori” in mutande nel nuovo spot trash di Marra



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Come in una discesa agli inferi, il processo degradante del vessatissimo spot promozionale relativo al libro Il labirinto femminile di Alfonso Luigi Marra continua inarrestabile verso le profondità più oscure del trash. Dopo l'esordio già non brillante con il primo spot (quello deriso su tutta la rete, che vedeva Manuela Arcuri recitare a mo' di pezzo di ghiaccio un monologo sullo "strategismo sentimentale" che tormenterebbe la coppia e la società) e il sequel quasi inquietante (quello con Lele Mora che promuoveva il libro come fosse una batteria di pentole) ecco che il peggio è arrivato: la nuova testimonial del libro è infatti Karima Heyek, meglio conosciuta come come Ruby "Rubacuori".

La formula è sempre la stessa: un intro senza né capo né coda, una pessima pseudo-attrice che bofonchia parole di cui a malapena conosce il significato, una colonna sonora di gobliniana memoria che nulla ha a che fare con i libri di Marra, che campeggiano come sempre in primo piano. La protagonista degli ultimi scandali sessuali di Silvio Berlusconi viene denudata a inizio spot da una specie di ladro gentiluomo, metafora delle banche che lasciano in mutande i risparmiatori. Buon pretesto per far sì che per il resto dello spot sia Ruby a rimanere in mutande, più che gli italiani.

L'argomento, stavolta, non è né lo "strategismo sentimentale" né un'invettiva contro gli "invidiosi" detrattori di Marra; stavolta si sale più in alto e si arriva al signoraggio bancario. Sì, esatto: secondo le argute osservazioni pronunciate da Ruby il libro di Marra viene ostacolato non per il suo eventuale valore letterario, ma perché conterrebbe delle verità scomode che le potenti banche non vogliono far venire a galla. Ottima idea quella di far pronunciare degli attacchi ai potentati della società da una ragazza seminuda, che in passato si è avvalsa proprio dell'aiuto di uno di quei potenti pur di non finire in prigione.

Il complottismo come ultima frontiera della promozione, dunque, senza un briciolo di pudore nei confronti di chi un argomento importante come il signoraggio bancario lo affronta in tutta serietà. Ma dopotutto i pubblicitari di Marra sembrano aver capito come funziona il gioco, e più un loro spot viene deriso più si spingono oltre verso le frontiere del ridicolo. Tanto, come diceva Andreotti, "bene o male purché se ne parli", e nella nostra società questa è una verità indiscutibile. Per il buon senso e il buon gusto, però, il discorso è completamente diverso.

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