A casa con Irina: «Vi racconto le mie bambine»
Le gemelle al mare con la madre Irina |
Alessia e Livia, i disegni e i giochi
«LE DEVO TROVARE» - «Io le voglio trovare» premette Irina. Anzi, no: «Le devo trovare, assolutamente. Devo. Soltanto di questo sarà fatta la mia vita». Nell'appartamento di Saint-Sulpice dove si è trasferita con le bimbe dopo la separazione, l'estate scorsa, non c'è angolo che non abbia l'impronta di Alessia e Livia. I libri delle favole ovunque, pastelli colorati e lavoretti creati all'asilo, zainetti e giocattoli. Nella cameretta il tempo è rimasto immobile, fra pupazzi di Hello Kitty, cagnolini, orsetti di peluche e bambole sui lettini, la sveglia arancione, la pianola, il tappetino rotondo con le casette, gli alberi e il cielo blu, le copertine dai colori sgargianti. I disegni incorniciati e appesi in salotto raccontano emozioni, momenti. Il giorno del trasloco, per esempio. La mamma era indaffarata con mobili e vestiti, le bimbe con fogli e pennarelli. «Ecco», mostra Irina. «Quella volta disegnarono questi». Livia scarabocchiò una casa che vola verso il sole fra nuvolette blu, una corda la lega alla terra dove tanti fili d'erba fanno compagnia a un solo fiore. Alessia tracciò lo strano profilo di un uomo che colorò di azzurro e al quale diede due occhi neri e una bocca disegnata all'ingiù, «perché è triste», spiegò. Lei non lo disse ma quell'uomo era il padre, rimasto solo nella vecchia casa.
La cameretta delle gemelle nella casa di Saint Sulpice |
UNA VITA ANESTETIZZATA - Invece quel giorno il destino ha scritto per loro una pagina diversa che nessuno finora è riuscito a leggere. «Dove saranno le mie bambine? C'è una tale cattiveria, una tale crudeltà in quello che ha fatto Matthias che non riesco ancora a credere che sia successo». Gli amori finiscono, Matthias non ha voluto accettarlo. «Mi ha voluta punire. Il suo odio nei miei confronti è stato più grande dell'amore per le sue bambine. È agghiacciante». Irina dorme qualche ora a forza di calmanti e antidepressivi. «Vivo come anestetizzata, come se ogni mattina mi infilassi una corazza contro il dolore, sento arrivare ondate di speranza alternate a disperazione». I giorni annegano in un mare di ricordi. «Mi è venuto in mente che Livia è affascinata dalle chiese. Davanti a un enorme Cristo sulla croce una volta mi chiese "che ha fatto per meritare di essere punito così?". Più ci penso più mi manca il loro calore, non sopporto la lontananza delle loro mani, dei loro corpi, dei loro sorrisi...».
MONSIEUR PAPILLON - È mezzanotte e mezza. Irina e Ingrid, sua madre, passano in rassegna i disegni di Alessia e Livia. C'è «Monsier Papillon», uomo-palloncino colorato di arancione, ci sono i delfini che saltano fuori dalle onde del mare e una bambina che ne cattura uno, c'è un vaso di fiori che ricorda quelli di Van Gogh, ci sono sirene con corone di cuoricini in testa, una regina che raccoglie fiori e bambini sorridenti, casette colorate, animali. C'è il racconto della vita di Alessia e Livia in quei disegni. Ci sono i loro sogni e le ansie di bambine. Irina mette via tutto. È ora di dormire, dal coniglietto Casimir e dalla pecorella Matilde già arriva il profumo di Alessia e Livia.
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