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10 gen 2011

Il legittimo impedimento rischia lo stop Alla Consulta domani udienza pubblica

Berlusconiani divisi tra chi parla di mezza vittoria e chi di un Cavaliere in balia dei giudici. Gli avvocati del premier cercano la mediazione. Il Popolo viola alle 17,30 "illumina" con una fiaccolata sotto il palazzo la scelta dei giudici


ROMA - Incostituzionale, o parzialmente incostituzionale, perché pone gli impegni del premier e dei ministri al di sopra di qualsiasi altro interesse garantito dalla Carta, compreso quello dei giudici a celebrare un processo. Incostituzionale, o parzialmente incostituzionale, perché lega le mani alle toghe e toglie loro il diritto di operare un bilanciamento tra le esigenze del processo e quelle della politica. Diritto che, proprio usando l'espressione "bilanciamento", la Corte aveva già individuato e delineato nel 2005 quando le capitò per le mani il caso di Cesare Previti, l'ex avvocato del premier entrato in rotta di collisione col gip milanese Alessandro Rossatto, per via delle presenze negate a un'infinita udienza preliminare adducendo i contemporanei "doveri" di Montecitorio.

Alla vigilia dell'udienza pubblica alla Consulta sul legittimo impedimento - domattina alle 9 e 30 al secondo piano del palazzo che fronteggia il Quirinale - queste sono le ultime indiscrezioni sul destino della legge. O bocciata del tutto. O bocciata in una sua parte fondamentale e sostanziale, quella che sta a cuore al Cavaliere, perché tiene congelati, dalla primavera del 2010, i processi Mills, Mediaset, Mediatrade. I 15 alti giudici rientrano oggi a Roma. E nel pomeriggio già si vedranno per una camera di consiglio ordinaria, nella quale leggeranno le sentenze scritte sui casi discussi prima di Natale. Non è prevista alcuna riunione ufficiale o incontro informale per parlare del legittimo impedimento. Ma è questo, assieme ai referendum sull'acqua, sul nucleare e sulla stessa legge ponte al mai nato lodo Alfano costituzionale, l'argomento clou su cui riflettere. Se ne parlerà in conversari privati prima del dibattito pubblico con gli avvocati di domattina e prima, soprattutto, della decisione di giovedì. Ad accogliere i componenti della Corte ci sarà anche la sorpresa del Popolo viola che, dalle 17 e 30 di oggi, ha deciso di "illuminare" chi deve pronunciarsi sulla legge con un presidio a lume di candela. Gianfranco Mascia ha anche avviato sul suo blog una petizione di solidarietà. 

Ma tra le alte toghe l'orientamento sembra ormai solidificarsi sempre più. La legge ideata dall'Udc, da Pier Ferdinando Casini e Michele Vietti (oggi vice presidente del Csm), per bloccare il ddl sul processo breve che, se approvato per fulminare quelli del premier, avrebbe comportato la moria di centinaia di processi, non ce la farà a ottenere il crisma di costituzionalità dalla Corte. Troppe, e troppo evidenti, le anomalie che determinano una manifesta sproporzione di trattamento tra il "cittadino" Berlusconi, pur in veste di premier, e tutti gli altri cittadini. Troppo smaccata l'impossibilità, di fatto, di celebrare i processi che si configura, a tutti gli effetti, come una vera e propria sospensione. Giusto quella "sospensione" che la medesima Consulta, vagliando e poi bocciando, il lodo Alfano nell'ottobre 2009, decise che si poteva fare sì, ma solo a patto di utilizzare una legge costituzionale. E il legittimo impedimento non lo è.

Appare fiacca, a detta dei giudici, l'argomentazione degli avvocati di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, che insistono sul diritto del presidente del Consiglio, costituzionale anch'esso, di governare e quindi di non poter essere "angosciato" dalle udienze. Sarà pure, "ma è mai possibile che questo presidente non trovi neppure un minuto in un intero anno per fare il suo processo?". O non si è esagerato quando, nella stesura della legge, le Camere hanno previsto una copertura estesa, come un grande lenzuolo, su ogni possibile attività del premier, pure su quelle "preparatorie e consequenziali, e comunque coessenziali"? 

Dalla Corte i boatos che paiono annunciare la bocciatura arrivano anche nel quartiere berlusconiano. Dove già ci si prepara a dividersi. Di più o di meno a seconda di quanto sarà pesante la stessa bocciatura. Se fosse totale, apparirebbe come una piena sconfitta dei due legali Ghedini e Longo che hanno dato il via libera al testo. Se lo stop fosse parziale - la legge resta in piedi, ma è ampliata la sindacabilità del giudice e ogni impedimento è valutato caso per caso - i due si appresterebbero a parlare di una mezza sconfitta. Che appare invece, ad altri piediellini, come un débacle totale in quanto il Cavaliere, essi dicono, tornerebbe ostaggio dei giudici.  

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