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23 dic 2010

Sanità, la notte dei 45 manager

NEL PARTITO DI BERLUSCONI CONFRONTO FRA CL E AREA LAICA

Trattative tra le correnti interne di Pdl e Lega per le poltrone. Il Carroccio chiede sette-otto posti in più

Luciano Bresciani e Roberto Formigoni (Newpress)
Luciano Bresciani e Roberto Formigoni (Newpress)
MILANO - Lo scontro sui manager della Sanità è durato fino a notte fonda. E sarà il governatore Roberto Formigoni stamattina a dovere trovare le argomentazioni giuste per mettere tutti d'accordo dopo giorni di negoziazioni incessanti. La tornata di nomine dei 45 direttori generali di ospedali, Asl e dell'Azienda regionale dell'emergenza urgenza si concluderà entro le 15 di oggi quando - salvo colpi di scena - ci sarà la seduta di giunta con l'ufficializzazione degli incarichi. Più che mai le trattative di quest'anno sono caratterizzate da faide interne ai singoli partiti: Pdl contro Cl, gli uomini dell'ex An pronti a difendere le loro poltrone all'interno stesso del Pdl, la Lega impegnata in una prova di forza tra l'assessore alla Sanità, Luciano Bresciani, e i lumbard che fanno riferimento al segretario federale Giancarlo Giorgetti. La richiesta di 7-8 posti in più avanzata dal Carroccio, forte del 26,2% di voti incassati alle ultime elezioni, ha messo in crisi gli equilibri interni al Popolo della Libertà. Il dimagrimento dentro il Pdl ha portato, dunque, a pesanti confronti tra la componente che fa riferimento a Comunione e Liberazione e quella laica. È data per certa l'uscita di scena per raggiunti limiti di età di Luigi Corradini (Fatebenefratelli), Angelo Foschini (Asl Vallecamonica), Piergiorgio Spaggiari (Istituti ospitalieri Cremona), Luigi Sanfilippo (ospedale di Pavia), Roberto Testa (Asl Bergamo), Alberto Scanni (Sacco) e Giuseppe Spata (San Gerardo, direttore difeso a spada tratta dal sindaco di Monza, Marco Mariani, e dal presidente della Provincia, Dario Allevi). Sette «rottamati» che, però, non bastano a semplificare le trattative per il desiderio di fare posto anche a due-tre new entry. 

Su Milano vanno verso la riconferma, comunque, manager di primo piano come Pasquale Cannatelli al Niguarda (Cl), Amedeo Tropiano al Gaetano Pini (Pdl) e Walter Locatelli all'Asl (Lega). È ancora incerto, invece, il destino di Francesco Beretta degli Icp, ciellino doc destinato al San Gerardo di Monza, impegnato fino all'ultimo per restare in città. Il Pdl è spaccato anche per la lotta con gli ex di An che si sono visti dimezzare le poltrone: fino all'ultimo Romano La Russa ha tentato di portare a casa tre manager contro i due offerti. Si salvano, con ogni probabilità, Carmelo Scarcella (Asl di Brescia), manager stimato dall'onorevole Viviana Beccalossi); Amedeo Amadeo (Seriate) già europarlamentare; Antonio Mobilia (ospedale San Carlo), amico dell'assessore Romano La Russa. Soprattutto gli ultimi due, però, rischiano di cambiare destinazione. Ciellini come Ambrogio Bertoglio (ospedale di Lecco) e Maurizio Amigoni (Vimercate) sono dati per uscenti.

È braccio di ferro anche all'interno della Lega. Divisa sugli ospedali da aggiudicarsi a Milano. Il controllo del San Paolo - al centro, però, di un'inchiesta antimafia - sarebbe considerato una vittoria dell'assessore Luciano Bresciani, che sta giocando un ruolo da vero protagonista della partita, in particolare dopo la rivendicazione pubblica di un numero di direttori generali proporzionale ai voti presi alle elezioni. «Per la prima volta sarà ascoltato davvero il territorio», ha ripetuto ancora ieri Bresciani. Ma c'è chi scommette che alla fine il Carroccio prenderà l'ospedale Sacco, destinato a fare parte del business della Città della Salute con l'Istituto dei tumori e con il Besta: in questo caso vorrebbe dire che a sorpresa ha avuto la meglio il gioco portato avanti dagli uomini vicini a Giancarlo Giorgetti. Scontato l'arrivo della Lega agli Icp, da cui dipendono i 22 poliambulatori di Milano: qui è atteso Alessandro Visconti, attuale direttore amministrativo dell'Asl.

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