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2 dic 2010

Il fisco soffoca l'industria. In Italia tax rate al 48% contro il 26% circa di Spagna e Germania

La virtù sta nel mezzo. In chi, non essendo né troppo piccolo né troppo grande, è in grado di creare ricchezza, innovazione e tenere botta alla crisi: la media impresa, sia essa italiana, tedesca o spagnola. Presentato ieri a Milano come una prima assoluta a livello internazionale, il rapporto di Confindustria, R&S-Mediobanca e Unioncamere sulle "Medie imprese in Europa", un progenitore italico ce l'ha e si chiama Enrico Cuccia. «Gli studi di comparazione internazionale nacquero con lui», ha detto Giorgio La Malfa, presidente di R&S.

Un breve amarcord per raccontare il metodo Cuccia, artigianale nella forma, ma efficacissimo e millimetrico nella sostanza perché basato sull'analisi ossessiva dei numeri prodotti dalle più importanti aziende italiane, messi a confronto con quelli dei grandi concorrenti stranieri: «Appuntava tutto a matita, su fogli piccoli, e poi chiedeva di elaborarli. Dal confronto dei dati veniva fuori la diagnosi, poi fondamentale per le decisioni strategiche. Diceva di non essere mai andato a vedere un'azienda, si fidava solo dei numeri».

Gli stessi numeri viaggiano oggi su powerpoint e in multimedialità, ma non hanno cambiato mestiere e significato: fotografano sempre realtà e tipologie. Quelle esaminate ieri riguardano la categoria di società di capitali a controllo autonomo, con un fatturato compreso tra i 13 e i 290 milioni di euro e un numero di dipendenti oscillante tra i 50 e i 499. Medie imprese, insomma, messe a confronto in tre paesi, l'Italia, la Germania e la Spagna. Più delle grandi, dice la ricerca, sanno creare ricchezza, misurata con il Return on investment (Roi) che è un indice di redditività del capitale investito. Meno delle grandi, però, sono capaci di generare profittabilità, il Roe, ritorno sul capitale proprio. Come mai? Il fisco fa la differenza, ha spiegato Gabriele Barbaresco di R&S-Mediobanca, nel senso «che è più pesante a carico delle medie». E proprio dal fisco arrivano le prevedibili note dolenti per le aziende italiane rispetto alle tedesche e alle spagnole che beneficiano di un trattamento fiscale complessivo decisamente più leggero, del 26% circa in entrambi i casi, contro il 48% per le nostre.

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