Testo all'esame dell'aula della Camera
Prosegue alla Camera l'esame del ddl Gelmini sull'università. La riforma abbassa l'età minima di assunzione che passa da 36 a 30 anni. Il primo contratto potrà durare al massimo 6 anni, al termine dei quali sarà valutata la possibilità di essere assunti. Cambia anche il mandato dei rettori, che non potrà superare gli 8 anni. Il ddl introduce un meccanismo meritocratico che influirà sugli aumenti.
I docenti dovranno presentare una relazione sul proprio operato ogni tre anni. Sulla base di alcuni criteri come la qualità della ricerca e della didattica, verrà valutato il merito. Stop agli scatti per gli inadempienti, premi per i migliori. Novità in vista per ricercatori, neo-docenti e associati. La riforma vuole reintrodurre gli scatti stipendiali, su base valutativa e meritocratica. "E' stata ribadita la possibilità di assumere 1.500 professori associati per il 2011, 2012, 2013 - spiega il ministro Maristella Gelmini. Per questi anni "c'è la piena copertura economica".
Infine, nuove regole per quanto riguarda la didattica tenuta dai ricercatori. L'emendamento approvato alla Camera prevede che "i ricercatori di ruolo siano tenuti a riservare annualmente fino a un massimo di 350 ore per chi è assunto a tempo indeterminato e fino a 200 ore per i tempo determinato a compiti di didattica integrativa e di servizio agli studenti, inclusi orientamento e tutorato, nonché attività di verifica e apprendimento".
I punti più caldi della riforma sono però altri. Gli studenti protestano contro i contratti a tempo determinato per i ricercatori, rinnovabili una sola volta: alla scadenza o si supera il concorso e si diventa associati, o le porte dell'università si chiudono per sempre. Forti dubbi anche sui fondi. I tagli ai finanziamenti preoccupano gli universitari che temono per i premi dedicati a eccellenza e merito, e più in generale per le risorse necessarie a far sopravvivere gli atenei e garantire il diritto allo studio: i fondi per il 2010, sottolineano gli studenti, non si sono ancora visti.
Occhi puntati anche sui precari. Secondo i ragazzi che sono scesi in piazza, il ddl non affronta la questione delle migliaia di docenti a contratto che in molti casi risolvono, a basso costo, i buchi di organico. Infine, molto contestate le modifiche a reclutamento e concorsi. Il ddl prevede un albo nazionale degli idonei, nel quale le università dovranno attingere. A preoccupare è soprattutto la composizione delle commissioni, formate da professori ordinari. Chi protesta chiede un ruolo unico per la docenza.
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