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5 nov 2010

Marchionne premiato e contestato L'ad: «Situazione politica da risolvere»

Il manager: «L'azienda intende rafforzare le radici in Italia». «Quando incontrerò Camusso? Se mi invita a cena, mi presento». Mentre l'ad della Fiat riceve un riconoscimento a Mirandola, fuori dal teatro si scatena la protesta: slogan e monetine a terra.

Sergio Marchionne

Sergio Marchionne

«La situazione politica italiana è da risolvere anche a livello internazionale, è una questione di credibilità del Paese intero». Parole di Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat, oggi a Mirandola, nel Modenese, per ritirare il Premio «Pico 2010». Contro di lui oggi un'altra protesta, con slogan, monetine lanciate per terra e «contro-premi». E Marchionne, ritirando il riconoscimento, torna sulle polemiche degli ultimi giorni e ripete che l'azienda intende «rafforzare le nostre radici qui in Italia». E a chi gli chiede quando incontrerà il neo segretario generale della Cgil Susanna Camusso, il manager risponde: «Se lei mi invita a cena io mi presento».

LE PAROLE DI MARCHIONNE - Marchionne parla al teatro Nuovo. «Dopo aver riportato l'azienda a competere a livello internazionale - è la premessa dell'ad - intendiamo rafforzare le nostre radici qui in Italia. Lo possiamo fare perchè abbiamo la forza e l'esperienza di un gruppo globale; perchè conosciamo bene la realtà che ci sta intorno, conosciamo i mercati e le condizioni minime che sono richieste per continuare ad essere competitivi, soprattutto con i nostri vicini europei. Lo vogliamo fare - rincara Marchionne- perchè siamo un'azienda cresciuta nel mondo ma nata in Italia e sentiamo di avere una grande responsabilità verso il nostro Paese». Ma c'è una richiesta: «Chiediamo che tutti i soggetti coinvolti siano disposti a lavorare insieme, nella stessa direzione», conclude l'ad di Fiat. Ritirando il premio, Marchionne ribadisce quanto già detto nei giorni scorsi: «La verità è che esiste un problema di competitività, che ha spinto molte aziende ad abbandonare il paese e a trasferire all'estero le loro attività». Più di un passaggio, nel discorso dell'amministratore delegato, è dedicato alle parole pronunciate su Rai Tre da Fazio: «Quando dico che l'Italia, per il gruppo Fiat, è un'area in perdita, non significa che vogliamo andarcene dal Paese come molti hanno voluto interpretare». E aggiunge: «Il nostro progetto è pensato, studiato e tarato perchè la Fiat possa crescere in Italia e possa crescere con l'Italia. Ma ignorare i problemi, o peggio nasconderli sotto un facile ottimismo, è il rischio più grande che possiamo correre». Detto questo, «la Fiat non si è mai arresa in tutta la sua storia. E non intende certo iniziare a farlo ora», è l'assicurazione di Marchionne.

INCONTRO CON CAMUSSO - E quando incontrerà il neo segretario generale della Cgil Susanna Camusso, gli chiedono i cronisti dopo la premiazione? «Quando lo chiede», è la risposta di Marchionne: «Non ho ricevuto nessuna informazione fino adesso se mi voleva vedere. Le ho fatto i complimenti per la nomina».Tornando sull'incontro avuto ieri con i segretari di Cisl e Uil, l'ad poi precisa: «Hanno chiesto loro di incontrarmi, io non ho convocato nessuno». E a una giornalista che lo incalza su Camusso, lui ripete: «Se lei mi invita a cena io mi presento, non mi posso arrabbiare perchè gli altri non sono stati invitati. Non ho chiesto io, mi hanno chiesto di vederli, sono andato e basta».

«SITUAZIONE POLITICA DA RISOLVERE» - Poi, Marchionne, sempre parlando con i giornalisti, commenta lo stato attuale della politica italiana: «La situazione politica italiana è da risolvere anche a livello internazionale, è una questione di credibilità del Paese intero», sono le sue parole. Marchionne parla di «pace sociale e volontà di andare avanti. Bisogna essere seri e fare le cose, non è un momento per fare discorsi e comizi, non si risolve niente». L'amministratore delegato invita dunque tutti ad abbassare i toni e a lasciar lavorare il governo. «Lasciamo lavorare i nostri, la cosa importante è creare il benessere e farlo anche a livello degli operai - continua Marchionne - se la gente non lavora non può comprare, questo è un problema fondamentale e bisogna risolverlo. Cerchiamo di usare Fiat per portare avanti questo discorso invece di martellarla».

LA PROTESTA DEI CENTRI SOCIALI - Fuori dal teatro, nel frattempo, si scatena la protesta. Già al suo arrivo, stamattina alle 9,30, lo aspettano fuori dal teatro Nuovo un centinaio di persone, tenute a distanza da un cordone di polizia e carabinieri. C'è la Fgci con un volantino che raffigura un Marchionne sorridente e la scritta «Indesiderato». C'è la Fiom con lo slogan «Panda la macchina per fare. Quello che gli pare». Ma la protesta più rumorosa arriva da un gruppo di giovani del centro sociale Guernica di Modena, una ventina in tutto, che lancia monetine per terra e urla «Vergognati, vai via, la gente non ti vuole». I ragazzi hanno uno striscione: «I nostri sacrifici per i tuoi guadagni. Fuck austerity, verso lo sciopero generale». E ancora, dal megafono: «Marchionne e Bonanni, fate solo danni». Dopo un'ora, arrotolato lo striscione, resta il tempo per un ultimo coro: «Ora disgustati ce ne andiamo». Niente contatti con le forze dell'ordine.

FIOM E SINISTRA - A quel punto, però, parte un'altra iniziativa di protesta, organizzata dalla Fiom e da Federazione dei giovani comunisti insieme, Prc, Pdci e altre forze della sinistra. Mentre Marchionne, dentro il teatro, riceve il suo premio, fuori va in scena la «contropremiazione». «È un premio alternativo al Paese reale, all'Italia che resiste», si sente urlare dal megafono. Quindi vengono consegnate cinque pergamene ad altrettanti lavoratori (definiti «eroi contro i parassiti») di Maserati, Ferrari, Nichel Cromo di Mirandola, Oilmec di Cavezzo e della Fiom.

PDL - Pronta la reazione del Pdl. «Le proteste e le offese incivili verso l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne a Mirandola confermano ancora una volta lo spirito palesemente antidemocratico di una certa parte della sinistra piazzaiola, che nelle terre rosse ha le proprie sedi operative», sono le parole di Isabella Bertolini, parlamentare modenese del Pdl e coordinatore provinciale del partito. «Ormai siamo arrivati al punto che non si può nemmeno ritirare un premio senza correre il rischio di essere insultato, o dovere mobilitare ingenti forze dell'ordine per essere protetto. Questa è una vergogna - sottolinea Bartolini - Nel nostro recentissimo passato aver dipinto come un nemico chi era solo un datore di lavoro ha creato lutti e tragedie. Evidentemente anche in provincia di Modena una certa sinistra partitica e sindacale vive e agisce come se gli anni di piombo non fossero mai passati».

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