Lasciare un posto di lavoro da dipendente e fare l’imprenditore; come dire, lasciare la routine e la noia per la fantasia, l’imprevedibilità e, perché no, il denaro e il successo. Allora, perché non provare? Un metodo potrebbe essere quello descritto da Ken Langdon, ex manager di aziende informatiche e attuale direttore esecutivo in un società inglese, attraverso le cento idee raccolte in questo volume con l’aiuto di alcune persone che il salto di qualità l’han fatto sul serio. Ognuno di noi ha in mente la sua azienda ideale, un progetto che può essere supportato e pianificato utilizzando le pillole di saggezza dispensate nelle cento idee. Essenziale conoscere se stessi per fare l’imprenditore di se stessi; bene, Langdon fa compilare al lettore una scheda che è una vera e propria seduta psicanalitica, il punteggio finale stabilirà già degli asset. Ma non è tutto, perché la fase successiva prevede che l’esame sia passato al vaglio di persone vicine e care e di colleghi. Non è da disprezzare l’idea del franchising, come tappa intermedia verso la professione di imprenditore vera e propria. Questa formula consente di acquisire esperienza, ma soprattutto presenta un vantaggio non trascurabile: rispetto alle nuove imprese, le affiliate ai grandi marchi che falliscono sono nettamente di meno.
Importanti sono le dieci idee per progettare un’azienda, come scegliere i mercati in modo avveduto, utilizzare la tecnoca ideale per capire i clienti, conoscere il proprio nemico (utilizzare tutte le fonti a disposizione per definire e capire i concorrenti), definire prezzi congrui (magari rinunciando a una parte dei margini), ed altro ancora. Essenziali le cinque (brillanti) idee per finanziare la propria azienda, un probela particolarmente sentito dalle imprese di tutto il mondo ma ancor più da quelle italiane (soprattutto le piccole). Innanzitutto, il neoimprenditore deve rispettare i due più importanti mantra finanziari: da una parte, gli tuli sono un’opinione, la liquidità è una realtà; dall’altra, in un’analisi dei costi e dei benefici, i costi sono assolutamente reali, i benefici una specie di illusione”. Dopodichè ci si può anche chiedere che tipo di impresa si vuole creare (individuale, di persone, a responsabilità limitata), tenendo sempre a mente che nessuno è immune da frodi e di non commettere l’errore di ipotecare la propria casa: se l’azienda dovesse navigare in cattive acque, sarebbe il momento peggiore per ritrovarsi senza un tetto; se naufragherà, almeno si potrà venderla o affittarla finché non si rimedierà un’altra fonte di reddito.
All’assunzione delle persone giuste da assumere pensano quattro idee, che suggeriscono, tra l’altro, di capire bene che tipo di leader si vuole essere; questo spesso dipende dal tipo di perosne che si vuole dirigere. Il volume regala poi altre idee fondamentali per il nostro sognatore: sintonizzarsi con il mercato, aiutare un cliente aziendale ad effettuare acquisti consapevoli, realizzare grandi vendite business-to-business, gestire il rapporto con la propria banca, dirigere con efficacia il consiglio di amministrazione, creare l’azienda dei sogni per la vendita al dettaglio, formulare piani di business creativi, fare acquisizioni, ...Non mancano le idee dirette a chi vuole far fortuna con la consulenza (oggi un po’ giù di corda, ma negli ultimi venti anni un regno di bengodi). Il libro chiude con le tre idee efficaci per creare l’impero dei sogni, trasformando magari la propria divisione in una sorta di consociata separata, traendo dalla sua gestione molti dei segni esteriori caratteristici di un’impresa indipendente. Per fare questo, le tre idee giuste sono: far lavorare qualcun altro, assumersi compiti non essenziali, ma soprattutto, secondo Langdon, leggere il suo libro “100 idee per costruirsi una carriera”.
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