La guerra delle mozioni della Rai in Parlamento vede l'Udc, a sorpresa, "smarcarsi" rispetto a quella di Futuro e Libertà. In commissione di Vigilanza, intanto, il Cda Rai illustra la situazione dell'azienda e motiva la mancata approvazione del contratto di servizio.
Pierferdinando Casini, leader dell'Udc, ha preso la parola nell'Aula di Montecitorio per prendere le distanze dalle mozioni presentate sul pluralismo dell'informazione televisiva, in particolare da quella presentata dal gruppo che fa capo a Gianfranco Fini, molto critica sul direttore generale Mauro Masi e sul direttore del Tg1 Augusto Minzolini.
Mozione sulla quale si preparava a convergere l'intera opposizione. «Abbiamo calendarizzato - ha spiegato il leader dell'Udc - una mozione sul pluralismo tv che esprime giudizi su una testata giornalistica e nelle stesse ore al Senato è stata presentata (dal Pdl) una mozione con contenuti opposti e con censure ad altre trasmissioni tv. Stiamo attenti perché se si va avanti con la possibilità di maggioranza pro-tempore nelle singole assemblee, che non corrispondono, si apre una spirale che non si sa dove ci porta».
Il Pdl non ha perso tempo: immediatamente Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera ha dato la sua disponibilità a ritirare la mozione presentata al Senato, tacciando di «indebita forzatura» la conferenza dei capogruppo della Camera che ha messo in calendario una mozione, a giudizio del Pdl, «di competenza della commissione di Vigilanza Rai». Nello stesso momento, il gruppo del Pdl in Vigilanza ha chiesto al presidente Sergio Zavoli di intervenire presso i presidenti delle Camere per congelare le due mozioni, avendo ovviamente l'obiettivo di bloccare quella di Futuro e Libertà.
Quest'ultimo gruppo non sembra intenzionato a fare marcia indietro. Quanto al Pd, «loro la presenteranno, noi la voteremo e mi pare difficile che l'Udc non la voti» commenta Paolo Gentiloni. Oltre a quella di Futuro e Libertà vi è anche una mozione presentata da Pd e Idv, che non hanno alcuna intenzione di ritirarla, «perché si ispira ad una serie di autorevoli pareri internazionali e nazionali e chiede che l'Italia si allinei in materia di libertà dei media alle altre legislazioni europee, quindi non confligge con le prerogative della Vigilanza» sottolinea Giuseppe Giulietti di Articolo 21. Vigilanza dove, presenti stavolta tutti e nove i consiglieri di amministrazione, il presidente Rai Paolo Garimberti spiega che «non si può chiedere al Cda di prendersi un impegno firmando il contratto di servizio, in attesa di conoscere le forme di lotta all'evasione».
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