Da sin. Mara Carfagna e Alessandra Mussolini
Crisi finale con insulti. L'addio di Mara Carfagna al Pdl arriva attraverso un'intervista al quotidiano di Napoli, «Il Mattino», e già questa mossa la dice lunga su quale sia il suo prossimo obiettivo: la candidatura al Comune. «In Campania è guerra per bande», denuncia. Premesso che attende ancora l'incontro finale con il premier e che non lascerà fino al 15 dicembre, tanto meno facendo mancare il suo voto in Parlamento per la fiducia, il ministro Carfagna lascia capire che l'approdo finale dovrebbe essere il movimento di Gianfranco Miccichè, «Forza del Sud». Strappa con il Pdl, dunque, ma non con Berlusconi. Certo però che la porta del partito viene sbattuta per bene. Nel suo addio sono parole di fuoco per Nicola Cosentino, il coordinatore regionale; per Edmondo Cirielli, presidente della provincia di Salerno; per Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli. Mara Carfagna, che ieri s'è chiusa in casa, (in privato però si sfoga: «Il malumore nel partito è diffuso - avrebbe detto in una delle molte telefonate cui ha risposto - e il problema che ho sollevato non è solo un problema locale») rompe insomma con i notabili locali del Pdl e con chi li sostiene a Roma. Il tutto condito da un fortissimo epiteto («Vajassa», termine napoletano intraducibile che sta per prostituta, ma anche donna sguaiata, donna di vicoli) all'insegna di Alessandra Mussolini, l'antagonista femminile sulla scena politica partenopea. E alla fine l'insulto risalta su tutto il resto.
«E' gravissimo - reagisce la Mussolini - che il ministro Carfagna rivolga a mezzo stampa gratuiti e volgari insulti ad una donna parlamentare. Per questo inqualificabile comportamento, in palese contrasto con le finalità che il ministero delle Pari Opportunità persegue, dovrebbe immediatamente rassegnare le dimissioni». La Mussolini chiederà perciò tutela a Fini, ma annuncia anche un «chiarimento» che s'annuncia incandescente. «Sappia che alla prima occasione di incontro sarà mia cura replicare ai suoi insulti, guardandola dritta in quei suoi occhioni, che dopo le mie parole, ne sono certa, risulteranno ancora più sbarrati».
Portato a termine lo strappo, però, e registrato il gelo di Berlusconi, dal Pdl non una sola voce si alza più per invitarla a desistere. E' come se ormai il suo distacco fosse già metabolizzato. Sono tutti gli altri, semmai, a saltare sulla questione. «Le dimissioni annunciate dal ministro Carfagna hanno rivelato il bluff dei rifiuti in Campania. Si tratta di una guerra di appalti che sta vincendo Cosentino, indagato per collusione con i clan camorristici», afferma il vicepresidente dei senatori Pd Luigi Zanda. «La sua scelta politica è coraggiosa e va sostenuta con convinzione perché è una vera battaglia per la legalità», afferma Maria Ida Germontani, vicepresidente del Fli al Senato. «Nel centrodestra la guerra per bande va avanti da lungo tempo e la Carfagna si è ribellata - commenta anche Nichi Vendola -. Berlusconi non può e non sa emanciparsi dalle relazioni con il mondo dell'ex sottosegretario Cosentino. Tutto gira intorno all'affare gigantesco della realizzazione dei termovalorizzatori». «La Carfagna - dice poi Ferdinando Casini - tutto sommato è stata un buon ministro. Ha caratterizzato questa stagione berlusconiana e il fatto che dica o faccia dire che il partito è ridotto a un comitato d'affari e che in Campania non c'è agibilità politica è una cosa di grandissima rilevanza su cui bisognerebbe riflettere».
Nessun commento:
Posta un commento