«È evidente che non ci sono le condizioni per cui noi possiamo votare in questo momento la fiducia al governo Berlusconi». Lo ha detto Italo Bocchino, ospite questa mattina della trasmissione 'Omnibus', su La7. «Alla fine -ha aggiunto l'esponente di Fli- sono convinto che Berlusconi sceglierà la via più saggia che è quella delle dimissioni per evitare di essere sfiduciato.Non c'è dubbio che il passaggio parlamentare non può non essere legato a un elemento di discontinuità». Quanto alla posizione dell'Udc, annunciata ieri da Casini, Bocchino ha detto che il leader centrista «fa parte dell'opposizione, noi abbiamo altre responsabilità. Siamo in attesa di una risposta da Berlusconi. Ammesso che faccia shopping in Parlamento, poi che fa? Se Berlusconi viene il 13 in Parlamento e dice che c'è una situazione di stagnazione, dice 'mi rendo conto che bisogna fare delle riforme istituzionali, la riforma della legge elettorale, la riforma del fisco, un grande provvedimento economico e socialè, troverà una maggioranza più ampia. Questo -conclude Bocchino- chiediamo noi. Non chiediamo posti: li abbiamo restituiti».
BERSANI: PREMIER LASCI «Berlusconi non riesce a governare e siamo ormai nel pantano». Lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che intervenendo alla trasmissione Radio anch'io,ha invitato il premier a dimettersi subito. Bersani ha quindi spiegato che il Pd ha presentato la mozione di sfiducia proprio per «fare chiarezza» tra chi appoggia il governo e chi no. «Il 14 - ha proseguito - potrà avere un voto in più, ma non credo, ma il problema della governabilità non è risolto». «Questo governo - ha detto ancora Bersani - ha perso la presa dai problemi del Paese. Questi tatticismi di questi giorni sono disdicevoli, perchè distaccano la politica dai cittadini».
"SE SI VOTA VINCIAMO" «Noi non abbiamo mica paura di votare. Se andiamo a votare vinciamo». Lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, intervenendo alla trasmissione Radio anch'io. Bersani ha ribadito la sua idea di un governo di transizione, che modifichi l'attuale legge elettorale e affronti «un paio tra le emergenze del Paese». In particolare, il segretario del Pd ha indicato nel fisco e nelle misure per favorire il lavoro dei giovani precari i campi in cui intervenire. «Di uno straccio di riforma fiscale - ha sostenuto - abbiamo bisogno» per «spostare il carico dal lavoro e dall'impresa all'evasione e alla rendita». Per quanto riguarda invece il lavoro, Bersani ha sottolineato «che un'ora di lavoro precario non può costare meno di un'ora di lavoro stabile, altrimenti diventeremo tutti precari».
VENDOLA: PRIMARIE SUBITO Al di là dell'esito del voto sulla fiducia al governo, per la sinistra «è il momento giusto per le primarie». Ne è convinto il governatore della Puglia Nichi Vendola, che in un'intervista alla Stampa invita la sinistra «ad alzare la testa» e a dire all'Italia «che ha la forza per costruire una nuova speranza: e che non ha paura delle sue ragioni».
C'è, per il leader di Sel, «una situazione che si avvita. Un panico trasversale per il voto anticipato» prima e per l'ipotesi di un Berlusconi-bis poi. Allora bisogna «uscire dalle logiche di Palazzo, riagganciare la vita della gente e i problemi veri della società» con un «programma partecipato sul cambiamento di questo Paese». E smetterla di auto-percepirsi come un problema e di discutere di alleanze come quella con Fini, «frutto più di disperazione che di lucidità».
La crisi, per Vendola, «non può essere il pretesto per operazioni iperpoliticistiche. Non c'è una guerra tra forze politiche, c'è una guerra tra la destra e il Paese reale. Che si chiama povertà, precarietà». È su questo «che bisogna schierarsi e dire una parola definitiva, non sui vizi e i vezzi di Berlusconi». «Dico primarie - spiega - perchè non conosco un altro strumento. Non ne ho il mito. Ma se i partiti cedono sovranità, allora possiamo tornare a vincere».
Per questo, aggiunge, «mi muovo. E vorrei chiarire una volta per tutte che non c'è nessun minoritarismo nelle cose che propongo, e non sopporto più la definizione di sinistra radicale». Ben vengano gli 'aggiustamentì di Bersani allo strumento delle primarie, a patto che non siano «furbizie» perchè altrimenti «non portano da nessuna parte». Anche perchè bisogna evitare «la militarizzazione della sfida. A Milano è stato battuto chi ha dato carattere quasi militare alla contesa».
ROMANO (PID): TERZO POLO E' GIA' MORTO «Il terzo polo è già morto: non si può fare un nuovo governo contro chi ha vinto le elezioni e in questo momento non è utile una crisi al buio». Lo dice, in una intervista al Giornale, il coordinatore del Pid Saverio Romano, secondo il quale nè Fini nè Casini «scommetterebbero più un euro sulla sfiducia a Berlusconi». A giudizio di Romano i rapporti tra Fini è Casini sono «pessimi: volevano fare una fusione a freddo, una sorta di predelllino-bonsai. Anche in questo caso Casini si è reso conto che il leader sarebbe Fini e non lui. A Casini queste cose le ho dette a Chianciano. Per tutta risposta sono stato cacciato dal mio partito mentre avevo ragione io». «Penso che Casini debba votare la fiducia a Berlusconi trattando sul piano politico e non su quello dei posti di governo. E lo dissi a Casini. Ma lui mi rispose: 'ma figurati. Se faccio la trattativa vado al governo, non resto mica fuorì. Ecco -dice Romano- il Casini doroteo». Quanto ai possibili scenari futuri, Romano ipotizza un governo «con maggioranza risicata e, escluso il governo tecicno, si va al voto oppure Fini si rituffa nel governo e si va avanti fino a fine legislatura. Mi auguro con l'appoggio dell'Udc, ma senza negozio alcuno».
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